Mi trovo nel “cuore”di Bologna, passando accanto ad ApeCar rosa confetto che fungono da vetrine profumate con il prodotto simbolo di Bologna, la mortadella, offerta ai numerosi turisti diretti alle Due Torri.
Mi dirigo al quattrocentesco Palazzo Galvani, sede dal 1881 del Museo Civico Archeologico, la cui raccolta di antichità egiziane, una delle più importanti d’Europa, ha sede qui insieme alle antiche collezioni di capolavori dell’arte greca e romana.
Sono venuta per ammirare un allestimento “faraonico” a tutti gli effetti, visto che si è da poco inaugurata la mostra internazionale “EGITTO. Splendore millenario. Capolavori da Leiden a Bologna”. Una mostra ma anche un progetto che rappresenta un caso culturale nell’ambito dell”eccellenza”: una splendida sinergia di pubblico e privato che, con un efficace lavoro di squadra, ha reso possibile una serie di mostre prestigiose sulle grandi civiltà.
Per la prima volta in Italia e fino al 17 luglio 2016 (in occasione della chiusura temporanea del museo olandese), 500 oggetti archeologici di enorme valore (provenienti dalla necropoli di Saqqara), mai usciti dal museo olandese Rijksmuseum van Oudheden di Leiden, dal Museo Egizio di Torino e da quello di Egizio di Firenze, sono ospitati in una sala mostre rinnovata secondo i più recenti criteri museografici.
È un piacere ascoltare Daniela Picchi, curatrice della mostra, raccontare la sua sincera emozione nell’aprire le casse, trovandosi sotto gli occhi, per la prima volta, oggetti e fatture di 3000 anni fa, ancora così vicini e stimolanti per la curiosità e la sensibilità dell’uomo moderno.
La collezione di Leiden è ricchissima di reperti che documentano il ruolo centrale della natura nella lunga evoluzione culturale ed artistica. È possibile ammirare un vaso decorato con struzzi, colline e acque. La scena raffigurata ci riporta a un Egitto caratterizzato da un paesaggio rigoglioso, trasformatosi poi nel tempo a causa dei cambiamenti climatici. Gli struzzi (qui dipinti di rosso) insieme ad elefanti, coccodrilli, rinoceronti e altri animali selvatici: una presenza abituale di quei tempi in quel territorio.

Vaso decorato con struzzi, colline e acque.Naqada IID1 (3540-3325 a.C.) Ceramica dipinta. Collezione Insinger. Rijksmuseum van Ouheden, Leiden, inv. F 1901/99.93. Altezza:cm 15,diametro max: 17cm.
La mostra, che costituirà un momento fondamentale nella storia degli studi egittologi e metterà in rete studiosi di tutto il mondo, si presta a varie chiavi di lettura: sia volgendosi al passato, con numerosi e nuovi spunti di riflessione, come anche ponendosi nella traccia dell’ esposizione cronologica e tematica, scardinando nel contempo numerosi luoghi comuni. Un’occasione unica e irripetibile per il turista-viaggiatore, raffinato e non. Si ha infatti l’impressione di “sentire”, dopo millenni, un dialogo del tutto nuovo tra oggetti e reperti provenienti da due collezioni da sempre così lontane, appunto quella olandese e quella italiana.
Info: www.mostraegitto.it
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