Premesso che non sono un’esperta d’arte, nel corso degli anni ho visitato numerose mostre in Italia ed all’estero, ma di poche ho un ricordo particolarmente ‘sconvolgente’ -soprattutto con temi a soggetto religioso – come di questa allestita a Firenze a Palazzo Strozzi.
Sono rimasta felicemente colpita, direi affascinata dalla scelta dei curatori della mostra di esporre quadri e sculture con modalità di descrizione dei vari soggetti sacri spesso lontane tra loro: attualizzazioni, tendenze diverse, modi di sentire gli stessi soggetti assolutamente distanti tra loro e talvolta in conflitto nel rapporto fra arte, sentimento del sacro e soggetto religioso.
Insomma, una “Bellezza divina” (finalmente) molto variegata, ricca, addirittura sintesi di approcci molto contrastati, appunto ‘conflittuali’ tra loro.
E non è certo cosa da poco, soprattutto di questi tempi!
Trovi così nella sezione Rosa Mystica la ‘Mater purissima’ di Morelli (di ispirazione realistica) accostata alla sconvolgente, contestatissima (e per me stupenda) ‘Madonna’ di Edward Munch.
Lo stesso si dica di due quadri diversissimi sul tema della Preghiera: quello celeberrimo di J.F. Mille (l’Angelus) e quello di Felice Casorati – con chiari riferimenti a Klimt ed allo stile decorativo secessionista – o ancora di E. Munch (Vecchio in preghiera, xilografia in cui viene rappresentato il padre stesso dell’artista immerso nella preghiera, un uomo “di temperamento nervoso, ossessivamente religioso, al limite della psicosi”).
Non meno straordinarie sono le sorprese – nella sezione dedicata all’Annunciazione – passando dalla raffigurazione di Segantini che adotta un linguaggio simbolico visionario a quella del tutto ‘laica’ di G.W. Philpot (pittore inglese convertitosi al Cristianesimo ed impegnato poi a rivendicare nelle sue rappresentazioni una sostanziale libertà dai dogmi e dai modelli precostituiti) che descrive un acrobatico angelo mentre atterra presso un cottage inglese e porge un anemone allo spettatore del quadro trasformato in Maria!
E per concludere questo breve elenco di esempi di accostamenti coraggiosi e contrastanti tra di loro ricordo quella sala – nella sezione La Chiesa – in cui sono rappresentati, uno vicino all’altro, due cardinali: quello di Scipione (Il Cardinale Decano, olio su tavola del 1930) che, rimandando al clima dell’espressionismo europeo, descrive la sontuosità, sensualità e caducità di Roma barocca, quasi in un presagio di fine imminente, e quello di G. Manzù che, partendo da un lontano ricordo (“la prima volta che vidi i cardinali fu in S. Pietro nel 1934: mi impressionarono per le loro masse rigide, immobili, eppure vibranti di spiritualità compressa”) trasforma il prelato in una composizione priva di intento ritrattistico per trasmettere piuttosto, attraverso un grande blocco di bronzo, “la maestà delle forme”.
Sono davvero tantissime le opere di straordinaria bellezza presenti in questo allestimento, numerosissimi gli stili espressivi: è del tutto impossibile fare un pur rapido elenco dei principali, grandissimi artisti ospitati nelle varie sale seguendo un intelligente e davvero interessante percorso tematico.
E’ stato per questo quasi scontato per me, terminata la visita e scendendo le scale di Palazzo Strozzi, rivolgere il pensiero al grande scrittore francese Stendhal ed alla sua tanto celebrata sindrome.
Davvero uno sconvolgente ed affascinante (oltre che indimenticabile) incontro con la Bellezza!
Si può visitare fino al 24 gennaio.
Info: Tel +39 055 2645155
info@palazzostrozzi.org
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