Questo è il trailer del documentario d’inchiesta, BLOOD LIONS presentato lo scorso anno al Festival internazionale del Film di Durban, in Sudafrica.
Un documentario che espone la terribile verità occultata dietro alle industrie dell’allevamento dei leoni, i cosiddetti “canned lions”, leoni in scatola.
I felini vengono allevati sempre in cattività, per facilitare i facoltosi cacciatori occidentali, italiani compresi, che si trovano di fronte un animale tranquillo e del tutto impreparato a fuggire dinnanzi all’uomo.
Spesso inoltre questi animali, prima della battuta di caccia, vengono drogati per essere resi ancora più innocui. Con la scusa di proteggere la fauna selvatica, l’industria dei canned lions produce ogni anno 6000-8000 grandi felini, messi a disposizione dei cacciatori.
Purtroppo, soprattutto nelle riserve private africane, gli animali selvatici sono sfruttati più in attività fatte per appagare i turisti che non per educare i visitatori a compiere attività eco-sostenibili e rispettose di ambiente, animali e comunità locali.
Gli scienziati che hanno condotto il documentario d’inchiesta hanno dichiarato:
“Tutti i programmi di reintroduzione dei leoni allevati in cattività in Africa sono stati un completo fallimento. […] Nessun leone cresciuto in cattività è riuscito ad adattarsi.
Pochissime, forse nessuna fattoria o allevamento di animali predatori in Sud Africa possono essere considerati luoghi volti alla conservazione delle specie in pericolo di estinzione.
Non collaborano né con degli scienziati, né con le associazioni ufficialmente riconosciute, impegnate nella salvaguardia dei leoni.”
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