“Non son fantasmi vani le fate del tuo monte”
(Felice Mastroianni, poeta).
La leggenda narra che le fate abbiano da sempre abitato il Reventino. Nell’immaginario popolare, esse rappresentano lo spirito che abita i luoghi, le divinità che li custodiscono. Le nostre fate ereditano tutte le caratteristiche delle ninfe, le divinità minori della mitologia greca, sono benefattrici, rendono fertile la natura ma talvolta possono diventare anche capricciose.
Si racconta che nessuno potesse vederle ad eccezione di un loro garzone. Un giorno decisero di costruire una chiesetta e mandarono in giro il garzone (monachiallu) per trovare dei muratori. Ogni giorno di buon’ora il garzone portava ai muratori del vino e del cibo squisito, suscitando la curiosità di sapere chi lo cucinasse per loro. Per non tradire la fiducia delle fate, il garzone non volle rivelare il segreto e venne ucciso dai muratori adirati. Morto il garzone, nessuno portava più il cibo ai muratori che, rimasti senza alcuna assistenza, decisero di abbandonare il lavoro e se ne andarono. Le fate, addolorate per la morte del loro fedele garzone e adirate contro gli uomini assassini, secondo una versione si tramutarono in pietra secondo un’altra fuggirono da Reventino dicendo: “Ritorneremo fate o ritorneremo sul monte solo quando il monte Reventino si unirà con il monte Cucuzzo”. Mentre le fate andavano via, la chiesetta sprofondò sotto terra proprio in quel punto del monte Reventino che ancora oggi è denominato “A fossa da gghiesa”, nei pressi di Campo Chiesa, una piccola frazione di Platania.
Cosa ci racconta questa storia? Le fate del Reventino sono fuggite via per colpa degli uomini, perché quando questi (i muratori) vogliono avere a tutti i costi il sopravvento sulla natura (le fate), distruggono il paesaggio e distruggono il territorio.
Discovering Reventino nasce dal desiderio di un gruppo di appassionati e attivisti locali di riappropriarsi dei luoghi con rispetto e cura e animati dalla volontà di ridurre la distanza tra gli abitanti e il territorio attraverso l’esplorazione dei luoghi e la loro conoscenza. È un progetto di valorizzazione, esplorazione e conoscenza partecipativa dell’area del Reventino e delle sue meraviglie ambientali, culturali e paesaggistiche.
È all’interno di questo contenitore che prende forma Reventino Trekking Lab, il primo laboratorio itinerante per l’esplorazione e la mappatura partecipata di vecchi e nuovi sentieri nell’area dei Monti del Reventino, in Calabria, un’area tra il tirreno e l’altopiano Silano costituita da una piccola catena montuosa che si estende dal Monte Mancuso al Monte Tiriolo, e dalle valli del Corace e dell’Amato.
La chiave del progetto è la mappatura partecipata delle aree esplorate attraverso il cammino: ogni partecipante non è un semplice visitatore, ma contribuisce al racconto con la sua macchina fotografica, Gopro, video, GPS, taccuino. Un modo diverso di raccontare i luoghi che unisce l’aspetto naturalistico alla storia locale, alle leggende e ai ricordi dei viandanti che diventano gli autori di un racconto nuovo. Per ogni laboratorio è proposta una mappa cartacea e digitale del percorso, insieme a video e album fotografici, un lavoro di indagine partecipata, arricchito da escursioni e laboratori sul campo che diventa patrimonio condiviso sul web, attraverso la produzione e diffusione di contenuti multimediali sui social e le app dedicate. L’obiettivo è di promuovere attività outdoor come trekking, mountain bike e climbing, attirando una sempre crescente domanda di turismo responsabile e valorizzare le bellezze di un’area ancora poco conosciuta, segnata da un ricco patrimonio naturalistico e da paesaggi mozzafiato.
Le escursioni sono state organizzate grazie al supporto di associazioni tra cui Gaia arrampicata e Progetto Gedeone e tanti volontari dell’area montana, che hanno contribuito progressivamente alla costituzione di un partecipato gruppo di lavoro.
In appena un anno di attività, il gruppo di lavoro del Reventino Trekking Lab ha organizzato un ciclo di escursioni portando oltre 300 persone provenienti da tutta la regione alla scoperta di questa zona, ha realizzato un workshop di climbing e mappato 5 sentieri: “Il cuore verde del Reventino” a Platania, “Sulle tracce dei Briganti” a Bianchi, “Le vie delle acque cistercensi” a Carlopoli, Area Sic “Boschi di Decollatura” e Area Sic Monte Condrò/Faggeta a Serrastretta.
Discovering Reventino nasce per promuovere un’area ricchissima sia da un punto di vista paesaggistico che culturale, segnato da una spiccata biodiversità animale e vegetale e da tante storie e miti narrati e tramandati. Un immaginario segnato nei secoli dalla leggenda delle fate che secondo la tradizione abitavano il Monte Reventino, divenuto poi nell’800 rifugio dei briganti e sede di leggendari tesori nascosti. A solcare l’area d’interesse del laboratorio partecipato anche Gioacchino da Fiore e i monaci Cistercensi.
Oggetto di studio dall’americano Walter Àlvarez per le sue peculiarità geologiche, come la presenza della “pietra verde del Reventino” e la sua somiglianza alle più lontane Alpi e non all’Appennino, l’area del Reventino è popolata da numerose specie animali, come la Salamandra Gigliolii e dell’Osmoderma eremita, e vegetali di pregio, alcune di queste tutelate dalla normativa Habitat e dall’istituzione di specifiche aree di interesse comunitario (SIC).
Una particolare caratteristica del gruppo dei monti del Reventino è la presenza di numerosi punti panoramici sui diversi versanti delle montagne che ne fanno parte. Da qui è possibile ammirare tramonti mozzafiato sul Golfo di Eufemia e sull’istmo di Marcellinara, osservare nello stesso tempo il Tirreno e lo Ionio e se si è abbastanza fortunati intravedere l’Etna nelle più terse giornate d’inverno.
Reventino Trekking Lab vuole costruire un racconto nuovo dei luoghi attraverso la pratica del camminare nella zona montana che abbraccia le cime più note della dorsale: monti Mancuso, Reventino, Tiriolo e Gimigliano. L’intera area montana può essere considerata come una propaggine sud-occidentale dell’Altopiano Silano e confina a nord con la valle del Fiume Savuto, a sud lambisce la Piana di Sant’Eufemia, a oriente si distingue dagli altopiani della Sila Piccola attraverso i bacini superiori dei fiumi Amato e Corace mentre a occidente scende dolcemente verso il mare.
Una zona di particolare pregio naturalistico dove, grazie a progetti come Discovering Reventino e alla creazione di un network tra le numerose associazioni presenti riunite nel Coordinamento Territoriale del Reventino (Rivientu), prende sempre più piede la visione di un sviluppo integrato dell’intera comunità montana basato sul rispetto delle risorse paesaggistiche ed ambientali del territorio.
Conoscere il territorio e rafforzarne il legame, infatti, è il primo passo per proteggerlo e combattere contro grandi e piccole speculazioni, cattive abitudini e scarsa attenzione al grande patrimonio di risorse ambientali, culturali e paesaggistiche. Un gruppo di calabresi di età e provenienza diversa uniti dalla passione per la montagna e per l’area del Reventino, una realtà ambientale, antropologica e naturalistica in cui sentirsi a casa. Alcuni di loro, infatti, vivono da anni fuori regione ma hanno scelto di contribuire anche a distanza per la realizzazione del progetto.
L’obiettivo è quello di innescare un meccanismo virtuoso di collaborazione, promozione e tutela del territorio per fare rete con tutte le realtà profit e non profit presenti e contribuire allo sviluppo di un’economia basata sul turismo responsabile e delle attività outdoor in montagna. Preziosi alleati di questo processo sono le altre associazioni attive, ma anche il comparto produttivo e il terziario attento alla tutela del territorio.
Per informazioni sul progetto e accedere alle risorse disponibili, cerca Discovering Reventino su: Facebook, Instagram, Youtube, Wikiloc, Flickr.
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