
La movida di Forte dei Marmi un sabato sera d’estate
Sabato sera, piena estate: il centro di Forte dei Marmi pare un formicaio brulicante. Alcuni, per arrivarci, hanno parcheggiato la loro utilitaria ad almeno un chilometro di distanza: succede, quando arrivi in quella che probabilmente è la capitale italiana dell’apparenza. Però ora meno, rispetto a una volta: fino a non molto tempo fa, gran parte delle sorti della cittadina della Versilia si reggevano su quelle persone che, pur non essendo di censo elevato, risparmiavano tutto l’anno per farsi una settimana da leoni, nella speranza di incontrare, nei locali più costosi, le celebrità i vacanza in quest’angolo di Tirreno, cercando poi di scimmiottarle il più possibile.
Ma adesso la crisi ha colpito anche questi buffi personaggi, che sono diventati una presenza sempre più sparuta. Le statistiche parlano di cali a due cifre rispetto anche a pochi anni fa: se fai esclusivo affidamento su una nomea ereditata dal passato, senza innovare e senza proporre forme d’attrazione diverse rispetto a quelle di trent’anni fa, non è difficile spiegarsi il perché. A poco è servito l’arrivo dei facoltosi russi che si sono impadroniti di Forte dei Marmi: si stima che due terzi delle abitazioni della città siano seconde case, soprattutto di forestieri, e quando a Forte dei Marmi si parla di forestieri, la presenza maggiore è quella dei nuovi ricchi venuti dall’Est.

Forte dei Marmi: le boutique di via Spinetti
E comunque i russi sono riservati, non li vedi spesso in giro: hanno un novero ristretto di selezionatissimi locali che frequentano e non si mescolano con gli italiani. E questa scarsa confidenza, peraltro, alimenta foschi miti sul loro conto. Tuttavia, quando ti capita di incrociarli per le strade, ti accorgi subito che sono loro anche senza sentirli parlare: hanno un concetto del “gusto” piuttosto lontano da quello a cui siamo abituati noi. Anche se la parola “gusto”, ultimamente, pare non aver più diritto di dimora a Forte dei Marmi. Neppure tra gli italiani che si trascinano sguaiatamente da un locale all’altro.
Appena arrivati sul lungomare, dobbiamo stare attenti alle spericolatissime biciclette che schizzano da tutte le parti. Non perché Forte dei Marmi abbia adottato dei particolari piani di mobilità sostenibile ma semplicemente perché la bicicletta da passeggio, da queste parti, è considerata chic, soprattutto se marchiata con il logo dell’hotel. E più è lussuoso, più cerchi di aggirarti con la tua due ruote per le strade del centro, sfoggiandola il più possibile, anche se non hai una meta precisa.

Scena tipica dell’estate di Forte dei Marmi: si sbircia dentro al Grand Hotel Imperiale…
Che poi, alla fine, le mete non sono poi così tante. Gran parte delle biciclette si ferma in prossimità del Costes, che è forse il locale più frequentato dalle persone che vanno dai venticinque ai trentacinque anni circa. Gli uomini hanno tutti la stessa divisa: camicetta azzurra fuori dai pantaloni con manica rigorosamente arrotolata, jeans (o, in minor numero, chinos attillati) e scarpa da vela o mocassino senza calza. Dal vestiario delle donne, banditissime le scarpe senza tacco. Alcune si portano dietro una selezione di vestiti e accessori: una ragazza parmigiana ci passa davanti, apre la portiera dell’auto e sceglie una borsa da una sorta di guardaroba allestito nei sedili posteriori, con tanto di grucce appese a maniglie e poggiatesta dei sedili anteriori. Trascorrono qui la serata, inerti: se passi la prima volta alle undici e ripassi alle due del mattino, ci saranno alte possibilità di ritrovare le stesse facce negli stessi posti. Inclusi quelli che stanno in piedi di fronte all’ingresso del locale.
Più avanti c’è la Capannina. Locale che propone da decenni lo stesso, identico programma. Jerry Calà è il re del mercoledì sera, e dagli anni Ottanta a oggi, continua a deliziarci con “Maracaibo”, “Libidine!!!!” e con tutta una serie di battute studiate a tavolino. I ragazzini che frequentano la discoteca sono i figli di coloro che stazionavano nel locale negli anni della Versilia ruggente. Spesso vedi i reduci assieme alla prole: di giorno se ne stanno sdraiati sotto alle loro tende in spiaggia (perché a Forte dei Marmi, da tempo, gli ombrelloni sono stati quasi ovunque rimpiazzati dalle tende) e la sera prenotano un tavolo in Capannina.

Stand Maserati per le strade di Forte dei Marmi
Accanto al tavolo dell'”imprenditorotto” brianzolo, magari trovi la compagnia di amici che ha fatto una colletta per comprarsi il Dom Pérignon col fine di far colpo su qualche ragazza facilmente impressionabile. Quelle più avvedute, che probabilmente occuperanno un ulteriore tavolo nei dintorni, lo sanno bene, perché nella loro ricerca di possibili “mandrilli” col cash, obiettivo dichiarato da tante giovani che provengono da un po’ tutta la costa toscana settentrionale, hanno ormai imparato a distinguere la sembianza dall’ostentazione, sapendo che i soldi rendono possibile solo la seconda delle due situazioni. Segni tangibili d’una crisi che è culturale prima ancora che economica.

Forte dei Marmi: il Costes
Già, la cultura: un tempo Forte dei Marmi era meta anche d’un turismo intellettuale. I locali erano frequentati da artisti e letterati di chiara fama. L’atelier del maggior artista che Forte dei Marmi abbia mai conosciuto, Ugo Guidi, era frequentato da Alfonso Gatto, Achille Funi, Ernesto Treccani, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Mino Maccari. Prima ancora, passavano da queste parti Montale e Ungaretti, tanto per fare due nomi a caso. Era la cultura italiana, che in estate andava in vacanza e si mescolava ai più celebri esponenti della classe imprenditoriale che negli anni Sessanta fece ripartire il paese.
Ora, al posto degli intellettuali, ti puoi imbattere in un tronista della De Filippi o in un qualche parlamentare. Oppure, come è successo a noi durante il giro che abbiamo fatto per scattare le foto di questo articolo, in un calciatore di serie A o in un ex ciclista vincitore di qualche tappa al Giro d’Italia. Ma a tanti va bene così e c’è chi ancora si apposta dietro i cancelli del Grand Hotel Imperiale per veder uscire qualche personaggio della “tivvù” o della politica.
Sul palco della Capannina, il posto che un tempo fu di Ray Charles è ora occupato da un comico di Canale 5. Quest’anno i più fortunati hanno potuto però vederci Skin, l’ex cantante degli Skunk Anansie. Che ha fatto la dj della serata, attività collaterale che svolge quasi per divertimento. Un po’ come se in cucina ci fosse stato un titolato chef internazionale, messo lì a preparare cibi precotti.

Forte dei Marmi: La Capannina
Non che manchi del tutto una frequentazione colta, nella Forte dei Marmi nel 2015. Ma tende a non farsi notare troppo in giro: è portata a frequentare locali tranquilli e lontani dal centro, anche perché preferisce ritrovarsi a casa di amici o visitare le mostre che i musei organizzano. Perché, nonostante tutto, a Forte dei Marmi ci sono anche dei musei, nonché una programmazione culturale di livello sostenuto, per la quale vale davvero la pena di fare un giro da queste parti. Ci sono eventi e concerti di richiamo, e ci sono mostre, alcune anche di un certo spessore: l’anno scorso, per esempio, sono arrivati in città alcuni disegni di Michelangelo. Il problema è che non lo sapevano in tanti.

Ristorante con piano sul lungomare di Forte dei Marmi
A mezzanotte, alcuni ristoranti del lungomare (sedici euro il costo minimo per il più semplice dei primi piatti) hanno ancora alcuni tavoli occupati. Spesso, nelle coppie,differenze d’età anche di trent’anni: prove evidenti, a nostro avviso, di tentativi d’arrampicata sociale.
Passa un gruppo di ragazzini euforici in bicicletta, che si ferma un paio di minuti per decidere sul prosieguo della serata. Uno propone il Twiga. Un amico, con pesante accento della Toscana centrale, risponde: “Ma al Twiga ‘icci vole la harta d’identithà!”. Alla fine optano per un bar in via Morin, un’altra delle strade dell’apparenza e dell’appariscenza. A Forte dei Marmi è tutto così: la parola d’ordine è diventata far vedere il più possibile, dare più importanza alla sembianza che al contenuto.
Cerchiamo pertanto un’oasi dove poterci riparare dalla confusione e dal cattivo gusto. L’oasi, per tradizione, è il pontile. Sono le due passate e nell’ultimo tratto ci sono alcuni pescatori: uno getta una rete in mare, gli altri adoperano le canne da pesca. Uno di loro ne appoggia tre o quattro alla balaustra del pontile e poi ne prende in mano un’altra per dare lenza. Intanto, parlano tra loro di come sta andando la pesca oppure di aneddoti e situazioni della vita di tutti i giorni. Sono vestiti con abiti logori… da pescatori, insomma. Uno si aggira scalzo per il pontile. Richiamano alla mente la Versilia antica, come era fino ai primi decenni del Novecento, una terra in cui si lavorava duramente, di cui si può trovar testimonianza nelle opere d’arte degli artisti locali che lavorarono all’epoca. La movida “cafonal” dista da qui neanche cinquecento metri, eppure sembra lontana anni luce. La tranquillità dei pescatori, la ripetitività serena dei loro movimenti, le loro mani ruvide sembrano far parte di un’altra dimensione che si sostanzia in un’atmosfera sospesa, quasi onirica. Che rallenta il ritmo fagocitante della notte versiliese e ti fa pensare che anche in mezzo alle luci, alla musica e al divertimento a tutti i costi sia possibile trovare pace, tranquillità e motivi per apprezzare ancora la bellezza unica di queste terre.

Pescatori sul pontile di Forte dei Marmi
Ma dopo una decina di minuti arriva un gruppetto di dieci ragazzi. Il più vecchio avrà vent’anni. Equamente suddivisi tra maschi e femmine; tutti palesemente e vistosamente ubriachi. Arrivano sostenendosi a vicenda e, quando in prossimità dei pescatori, non si sa perché, si riuniscono in un abbraccio collettivo, tipo squadra di calcio prima della partita. Due di loro, poi, barcollando si avviano verso la balaustra e noi speriamo che non cadano di sotto. Un ragazzo si avvinghia a una delle ragazze e la “bacia” con voracità, mentre lei a momenti crolla per terra e chissà se è consenziente. Gli altri continuano a rimanere abbracciati e canticchiano una hit da discoteca. Ci hanno riportati alla realtà ma sappiamo che, quando se ne andranno, potremo ricominciare a sognare, perdendoci nei colori scuri della notte che confonde tra loro mare e cielo.

Canne da pesca sul pontile di Forte dei Marmi
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