Quasi 140 mila fra stalle e aziende agricole chiuse in soli 6 anni, a causa della concorrenza sleale di prodotti esteri spacciati per Made in Italy: è il tragico bilancio tracciato da Coldiretti ed esposto durante l protesta di qualche giorno fa al valico del Brennero. Con temperature insostenibili, migliaia di manifestanti hanno bloccato il valico italo-austriaco, per controllare i tir che portano i prodotti alimentari sul nostro territorio.
Al valico del Brennero, per sopperire a quello che dovrebbero fare istituzioni e autorità: un controllo fitto di quello che viene importato da Paesi comunitari e non. La mancanza di una normativa sulla tracciabilità, infatti, sta creando gravi danni a tutto il comparto del Made in Italy: allevatori, agricoltori, caseifici, aziende. In molti casi gli ingredienti destinato alla filiera del Made in Italy provengono dall’estero o, addirittura, l’intero prodotto: senza nessuna etichetta, il consumatore ne è completamente all’oscuro.
Durante la manifestazione, a cui ha partecipato anche il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, i Tir sono stati aperti dai carabinieri dei Nas: dentro prosciutti olandesi, cagliate tedesche, latte polacco, patate dirette a Palermo, fiori del Kenya passati già da Olanda e Austria e destinati infine a Treviso. Secondo i manifestanti, questi prodotti finiscono per essere inclusi nel Made in Italy a prezzi stracciati. Alessandro Chiarelli, presidente della Coldiretti siciliana ha spiegato:
“Le aziende siciliane, presenti al presidio, sono costrette a chiudere e a svendere i loro prodotti, mentre sulle nostre tavole arrivano generi alimentari da tutto il mondo”.
I dati. Secondo lo studio presentato dalla Coldiretti, nel 2013 sono scomparse 32.500 tra stalle ed aziende agricole e sono andati persi 36.000 posti di lavoro nelle campagne. L’Italia importa il 40 % del latte e della carne, il 50% del grano tenero per il pane, il 20 % del mais, il 40% del grano duro per la pasta e l’80% della soia. Il 30% dei prodotti che consumiamo non sono stati prodotti in Italia. Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, ha spiegato:
“Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura, che fa bene all’economia, all’ambiente e alla salute”
La crisi. Nei primi otto mesi del 2013, secondo i dati della Coldiretti, il valore delle importazioni di alimenti dall’estero è aumentato del 22%. Su tutti regna il pomodoro fresco, che ha visto un vero e proprio boom, con un aumento del 59%. Anche i cereali importati hanno visto un’impennata, con un più 45%: il riso, in particolare, è aumentato del 49%, mentre il grano del 24%.
Anche frutta e verdura hanno visto un grande implemento dall’inizio dell’anno, con un più 33%, mentre il latte importato è aumentato del 26%. Tutti alimenti destinati a confondersi con quelli prodotti nel nostro territorio e a diventare parte del Made in Italy, a prezzi molto più bassi di quelli realmente italiani.
I danni alla salute. Non è solo una questione economica o culturale: anche la varietà di norme fra i Paesi europei ed extracomunitari può diventare un problema. “Una mozzarella su quattro è senza latte” recita, infatti, uno striscione appeso dai coltivatori. Ha spiegato infatti la Coldiretti:
“Dalla Germania arrivano cosce di maiale imbottite con antibiotici in quantità molto superiore a quella prevista dalla normativa italiana, che in Europa è quella più rigida”
La campagna La battaglia di Natale: scegli l’Italia, proclamata da Coldiretti per difendere il settore dalle importazioni di bassa qualità spacciate come italiane, si è poi spostata a Montecitorio: lì gli allevatori hanno portato i propri maiali, proponendo ai parlamentari di “adottarli”, per salvarli dalla chiusura delle stalle. Perché, anche i maiali hanno subito l’effetto delle importazioni estere spacciate per italiane: solo nell’ultimo anno sono scomparsi dal territorio nazionale 615mila maiali ,”sfrattati” dalle importazioni.
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