Un patrimonio enogastronomico incommensurabile: è quello del Bel Paese, che ogni anno viene premiato dalla Coldiretti con le Bandiere del gusto. E quest’anno è record per i nostri territori: sono ben 4.698 le bandiere assegnate a pietanze locali, prodotte con metodi e regole tradizionali che abbiano minimo 25 anni.
Malgrado la crisi, i produttori italiani non si fanno scoraggiare: l’aumento dei riconoscimenti testimonia la passione e la caparbietà che le nostre aziende alimentari sfoderano giorno per giorno. Per la maggior parte aziende familiari chedevono costantemente “difendere” le proprie produzioni dalla grande distribuzione alimentare e dalle regole, spesso disumane, che il metodo industriale impone. Il record di quest’anno è dunque segno di vitalità del settore: vitalità che dovrebbe essere aiutata dalle istituzioni, non solo locali, ma soprattutto nazionali e comunitarie.
Delle oltre 4mila bandiere e mezzo, 1438 riguardano panificati, pasta e biscotti, 1304 verdure fresche e verdure lavorate, 764 sono andate alla produzioni di salumi, carni fresche e insaccati, 472 a formaggi, 174 a piatti composti, 159 a bevande analcoliche, liquori e distillati. Più in generale, sono stati premiati 155 prodotti di origine animale, 147 pesci, molluschi e crostacei.
E’ la Toscana, la regina del gusto italiano: sono ben 463 sono le specialità toscane, quasi il 10% dei prodotti premiati. Tra le tante pietanze hanno avuto molto risalto la torta di Villa Basilica, una torta salata a base di riso dal color giallo ocra, farcita con formaggio e spezie piccanti e il celebre prosciutto di cinta senese: ricavato da un’antica razza suina allevata allo stato brado, la cinta senese, conosciuta con questo nome per la cintura di pelo più chiaro a metà del corpo. La pietanza che ha portato la regione sul gradino più alto del podio, quindi l’ultima entrata in lista, è il pecorino delle cantine di Roccalbegna, prodotto a Grosseto.
Medaglia d’argento va al Lazio, con 384 prodotti tipici. In particolare è stata apprezzata la produzione dello stracchino di capra, molto diffuso, e il fagiolo del Purgatorio: un piato dalle antiche origini, servito durante il pranzo del mercoledì delle Ceneri e consumato dopo la preghiera per le anime del Purgatorio, la cui ricetta originale prevede una grande quantità di fagioli, lessati e conditi con sale, olio e pepe.
Terzo gradino del podio vede, a pari merito, Campania e Veneto, con 370 prodotti tipici a testa. La Campania lo conquista grazie a prodotti particolari prodotti come la cipolla di Vatolla, antica cipolla dalla forma di trottola, mentre il Veneto è stato premiato in particolare per la batata di Anguillara, un tubero dolce dal quale si ricava anche un particolare liquore.
Seguono poi il Piemonte, con 363 prodotti tipici, la Liguria con 242, la Sicilia con 234, la Puglia con 231, la Sardegna con 178, il Molise con 159, il Friuli-Venezia Giulia e le Marche con 150, l’Abruzzo con 147, la provincia autonoma di Trento con 109, quella di Bolzano con 92, la Basilicata con 77, l’Umbria con 69 e la Valle D’Aosta con 32.
Malgrado le ristrettezze, l’enogastronomia italiana continua ad attrarre una sostanziosa quantità di turisti: rispetto allo scorso anno, spiegano da Coldiretti, sale di un 2,5% la quantità di ospiti negli agriturismi italiani, con 1,4 milioni di presenze. Ma non si parla solo di stranieri attirati da una tradizione unica al mondo: anche gli italiani sembrano non rinunciare ai piaceri del palato.
Secondi i dati raccolti a Coldiretti, infatti, per il 35% degli italiani –più di uno su tre- la buona riuscita della vacanza dipende dalla possibilità di poter degustare delle specialità enogastronomiche a livello locale. Nel successo di un viaggio, per gli italiani, il cibo artigianale, prodotto con competenza e alti standard di qualità, pesa di più rispetto ad elementi come la possibilità di effettuare visite a mostre e musei (29%), lo shopping (16%), la probabilità di fare nuove amicizie (12%), e lo sport (6%).
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