LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DEL CALCIO
Sempre più spesso sento parlare di “Sostenibilità” nei dibattiti politici, nei telegiornali e soprattutto nelle trasmissioni sportive.
Il termine, coniato negli anni Sessanta dal movimento ambientalista, per definizione indica «la condizione o caratteristica di un processo di sviluppo che assicura il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti e future».
In poche parole, la sostenibilità è lo sforzo che ognuno di noi deve compiere per far sì che il pianeta sia un posto in cui tutti possano vivere in condizioni migliori, nel presente e soprattutto nel futuro. Nell’epoca della globalizzazione questo concetto non è limitato solo alle scienze ambientali ed economiche, ma si espande ad ogni studio, area, habitat e scenario. La crisi economica, oltre ai problemi ambientali, ha reso necessaria l’apertura di un dibattito per ogni livello e settore della società, sport compreso.
Nel calcio, per esempio, notevoli sforzi si compiono nel mettere in campo un modello di sviluppo sostenibile, riguardante la discriminazione razziale, l’omofobia,i rapporti con le tifoserie, la sicurezza, gli stadi a minor impatto ambientale e il fair play finanziario.
L’esempio, ancora una volta, ci arriva dall’Inghilterra, culla del calcio. Le società calcistiche inglesi da anni attuano progetti di Responsabilità Sociale: investimenti per i settori giovanili, sviluppo di campagne contro il razzismo e per l’ambiente, applicazione di programmi di solidarietà e di educazione alla salute. Il buon esempio britannico e lo stimolo della FIFA e dell’UEFA hanno permesso la diffusione di questo “modello” anche in altri paesi europei, con l’Italia, purtroppo, fanalino di coda riguardo Sostenibilità e Responsabilità Sociale; anche se una vera svolta in tal senso è arrivata fin dal mese scorso, anche nella nostra penisola.
Con la figuraccia rimediata dalla nazionale in Brasile, la FIGC ha ritenuto opportuno “cambiare i connotati” agli Staff tecnici e dirigenziali. Le elezioni federali, hanno premiato il programma che più si avvicina a quello adottato dalle altre federazioni inglesi ed europee. Il progetto di Carlo Tavecchio, neo Presidente FIGC, prevede investimenti nel settore giovanile, ammodernamento degli stadi per un minor impatto ambientale, piani di sicurezza più efficaci e fair play finanziario. E proprio partendo da quest’ultimo punto – per ridare nuovo slancio e maggiore credibilità al calcio nostrano – la nuova dirigenza federale ha mosso i primi passi apportando la spending review degli stipendi di dirigenti e allenatori. Antonio Conte e i suoi assistenti percepiscono dalla Federazione cifre inferiori rispetto ai predecessori.
Per quanto riguarda il messaggio da lanciare ai Presidenti delle società calcistiche di Serie A riguardo al progetto di miglioramento degli stadi, non a caso per la prima uscita ufficiale della Nazionale, si è scelto di giocare al San Nicola di Bari, una struttura situata in periferia, in un’area non abitata e facilmente raggiungibile da arterie autostradali. L’impianto, progettato dal famoso architetto Renzo Piano, è stato costruito con diversi criteri di eco sostenibilità, soprattutto materiali di costruzione e impianto d’illuminazione.
Insomma, la rinascita del calcio italiano riparte all’insegna del risparmio economico e della sostenibilità ambientale. E avviene proprio dalla città che nel 2011 vide gli Azzurri vincere in amichevole sugli spagnoli campioni del mondo in Sud Africa. Statistiche alla mano, la nazionale negli ultimi trent’anni, nel capoluogo pugliese, non ha mai subito sconfitte.
Certo, risultati tecnici a parte, rispetto ad allora molte cose sono cambiate, almeno sulla “carta”. Numerosi i programmi di rinnovamento mai avviati o attuati limitatamente. Pertanto si spera nel nuovo corso della FIGC.
Comunque, nonostante la ventata di novità, non riesco ancora a trovare la risposta ad alcuni quesiti che mi frullano in testa da un bel po’:
-Può il calcio in Italia diventare Socialmente Responsabile?
-Può la Sostenibilità essere più importante di sponsor, scommesse, veline, auto da corsa e “notti brave” di calciatori strapagati?
-Tra le preoccupazioni dei tifosi, c’è davvero spazio per le questioni legate alla diversità razziale e sessuale, alla sicurezza negli stadi, ai bilanci truccati e ai problemi ambientali?
Stasera qui, dalla tribuna stampa “dell’Astronave” (questo è il nome dato al San Nicola da Renzo Piano), la percezione è che alla gente accorsa alla partita, interessino ben poco questi aspetti.
Ad appassionati, opinionisti della domenica e allenatori da Bar dello Sport, l’ardua sentenza!
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