Christian Dior: l’omino calvo, tarchiato, con gli occhi pieni di lacrime, che entusiasmò per eleganza e la ricchezza degli abiti, gli operatori della Stampa – in quella gelida sera di febbraio del 1947 – che assistettero alla nuova sfilata di moda.
I modelli che sfilarono sulla passerella avevano ricevuto così tanti applausi che l’artefice di tutta quella eccitazione, lo stilista Christian Dior al suo primo défilé, sciolsero la tensione accumulata in tanti giorni di prove e incertezze in un pianto dirotto.
Tra la folla si fece largo Carmel Snow – inviata di Harper’s Bazaar, che esclamò: “This is the New Look!”: è fu la svolta delle creazioni Dior sull’Alta moda parigina.
La Snow dichiarò: “ Dior ha salvato Parigi allo stesso modo in cui Parigi fu salvata nella battaglia della Marna”.
Ricchi e opulenti, gli abiti Dior volevano fare dimenticare le ristrettezze della guerra, le gonne corte per risparmiare stoffa, i giubboni al posto dei cappotti, le scarpe con le suole di sughero: le donne volevano riappropriarsi il proprio fascino, rivivere la “tradizione del grande lusso” d’inizio secolo, abbandonare il look androgino degli anni Venti, e Christian le accontentava con gonne dal contorno lungo quaranta metri, tanto che diveniva un’impresa scendere le scale o entrare in auto.
Chanel borbottava: “Dior non veste le donne, le imbottisce”.
La vita di Christian Dior era stata segnata dall’Arte, dalla passione per la Moda e da un profondo attaccamento per l’elegantissima madre. Dopo la caduta in povertà della sua famiglia Christian, fu costretto a cercarsi un lavoro e trovò un impiego come disegnatore di Moda nella Maison di Robert Piguet. Il destino l’aveva condotto per mano, nel luogo dove aveva sempre desiderato arrivare.
Nel 1941 entrò a fare parte dello staff di Lucien Lelong e questo evento entusiasmò il giovane stilista che riuscì a interessare Marcel Boussac, ricco fabbricante di stoffe. Nacque così la Maison Dior e una Nuova Moda.
L’eleganza abbinata all’opulenza furono le carte vincenti, e Dior applicò questo principio anche alla realizzazione dei Profumi.
Il primo, “Miss Dior”, del 1947, fu il profumo del new look per le ragazze del dopoguerra, disinvolte e sportive.
Nel 1949 presentò “Diorama”, per la giovane oramai divenuta manager introdotta nel mondo del business, ideale per una donna che assaporava la spregiudicatezza nelle vicende economiche che la rendevano indipendente. Fu il profumo di Jeanne Moreau.
E fu con “Diorissimo” del 1956 che la Maison Dior propose l’essenza del boom economico.

“Diorissimo”. Il flacone-anfora ornato da fiori (rosa, garofano e gelsomino) realizzati in metallo. Disegno di Fernand Guéry Colas. Creatore dell’essenza: Edmond Roudnitska.
Tre essenze, figlie di tre periodi storici differenti, seppur non particolarmente innovative, furono create con sapienza e meticolosa precisione da Maestri Profumieri, destinate a durare nel tempo.
Le fragranze vennero vestite con un flacone (anfora per i collezionisti) disegnato da Fernand Guéry-Colas, che per la realizzazione si ispirò a un elemento dello sfarzoso lampadario in stile Luigi XV nel salone delle sfilate in Avenue Montaigne a Parigi, e prodotto dalle Cristallerie Baccarat in tre colori: bianco, rosso, blu.
I flaconi riposano in eleganti scrigni di velluto bordati da passamaneria e ornati con un fiocco, un dono che doveva essere conservato nel tempo come un prezioso tesoro.
L’astro di Chistian Dior non durò che dieci anni. Instancabile lavoratore, che con puntiglio organizzava meticolosamente la propria creatività introducendo ogni anno due nuove linee di moda che mai si ripetevano e a volte contrastavano tra loro, tanto da inventare “la moda che passa di moda”, era anche un artista pieno di contraddizioni, passionale, isterico, tirannico con i propri collaboratori nei momenti di creatività, privo di ogni presunzione, dolce e tenero (che gli valse la definizione di “omino di marzapane”), e spesso innamorato.
Fu per riprendersi dalle fatiche e conquistare il nuovo amante, rientrando nel suo peso forma, che nonostante il parere contrario della sua veggente Madame Delahalye, si recò a Montecatini per la cura delle acque.
Il 23 ottobre 1957, poco dopo una partita a canasta, il più famoso stilista di tutti i tempi, che l’amico Jean Cocteau prendeva benevolmente in giro sostenendo che il nome Dior era la combinazione di Dieu e or, moriva per un attacco di cuore. Aveva solo 52 anni.
Le valutazioni per l’“anfora Dior” completa del suo scrigno si aggirano intorno ai 3.000-3.500 euro.
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