Ed eccomi a Casola Valsenio, in provincia di Ravenna, nel comprensorio turistico delle Terre di Faenza, un vero mosaico di caldi colori autunnali tra boschi, vigneti, frutteti e giardini, attraversato dalla Valle del Senio, per visitare il “Giardino delle Erbe”.
Nato con l’obiettivo di conservare e coltivare piante di interesse officinale e aromatico, è inserito nel circuito museale della provincia di Ravenna; annovera circa 450 specie di piante officinali utilizzate in cucina, nella medicina, nella cosmesi fin dal basso medioevo, quando venivano lavorate nei conventi. Di proprietà della Regione Emilia Romagna, dal 2000 è gestito dal Comune di Casola Valsenio con affidamento alla Cooperativa Montana Valle del Senio. Inaugurato nel 1975, è oggi intitolato al suo fondatore Augusto Rinaldi Ceroni,
Senza dubbio è un importante centro di conoscenza e valorizzazione per la coltivazione e l’uso delle piante officinali, grazie ad attività proposte e finalità che spaziano dalla ricerca alla divulgazione e dalla sperimentazione alla didattica, coinvolgendo sia esperti che visitatori di ogni età. È accessibile, con preavviso di qualche giorno, a piccoli gruppi a un costo di € 1+ iva a persona, offrendo da aprile a ottobre, tutti i giorni della settimana, previo accordo con il personale, percorsi e itinerari didattici rivolti alle scuole e al pubblico.
Ma l’autunno, per il piccolo paese di Casola Valsenio, è una stagione molto importante: nel mese di
ottobre si celebrano i “frutti dimenticati”. Un appuntamento che “vive” e giunto quest’anno alla sua 25esima edizione. Il secondo e il terzo fine settimana di ottobre le aziende agricole del paese espongono nel centro storico i frutti un tempo coltivati o raccolti nei boschi.
Salvati dall’estinzione e recuperati per la gioia di chi li ha conosciuti e per chi li vede per la prima volta, profumati, dai colori caldi e dai nomi spesso originali, consumati fin dal tardo medioevo, rappresentavano a livello domestico una preziosa scorta di cibo da conservare con cura per l’inverno. La ripresa d’interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi di conservazione, lavorazione e consumo alimentare.
Ed eccoli, sensazionali nei loro cromatismo: giuggiole, pere spadone, corniole, nespole, mele cotogne, corbezzoli, azzeruole, sorbe, pere volpine, uva spina, noci, nocciole, melagrane e i marroni. Durante la festa si svolge un concorso di marmellate e uno di dolci al marrone, mentre i ristoranti della zona propongono per tutto l’autunno la “cucina ai frutti dimenticati”. Si tratta di piatti che utilizzano i prodotti tradizionali del territorio, sia secondo la consuetudine sia in modo moderno, proponendo una cucina gradevole, naturale e dal forte potere evocativo.
Tra le ricette a base di questi frutti ricordiamo: la salsa di rovo e di gelso, le composte di corniole e di cotogne, la torta di mele selvatiche e i dessert con protagoniste le pere volpine, le castagne, l’alkermes, il vino e il formaggio. Un gruppo di frutti dimenticati serve per preparare un antico piatto tipico, il “migliaccio”, che richiede mele cotogne, pere volpine, mele gialle, cioccolato, pane raffermo grattugiato, canditi, riso e, secondo l’antica ricetta, sangue di maiale in aggiunta.
A Casola Valsenio, infine, i frutti dimenticati si sposano perfettamente con le piante aromatiche del locale Giardino Officinale e danno vita a piatti straordinari come le insalate di sedano, ribes bianco e rosso in agrodolce o di finocchio selvatico con tarassaco, cerfoglio e salsa di melagrana, ottime se condite con l’olio extravergine Brisighello. Nei menù compaiono i risotti di pere volpine, l’arrosto di arista con castagne e lamponi o il rotolo di vitello alla melagrana, la crostata di marmellata di sorbe, le prugnole ripiene di noci e zabaione, il sorbetto alle corniole. Sicuramente una festa imperdibile, in tutti i sensi e da gustare “con tutti i sensi”.
mail: info@ilgiardinodelleerbe.it -info turistiche: www.terredifaenza.it
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