La manifattura Ginori e il suo popolo di statue
Mi trovo al Museo Nazionale del Bargello, sede nell’antico Palazzo del Podestà di Firenze che, con regio decreto del 22 giugno 1865, diveniva il primo Museo Nazionale italiano dedicato alle arti del Medioevo e del Rinascimento. Con la recente riforma del Ministero il Museo è stato dotato di autonomia e risulta il capofila di altri istituti museali fiorentini.
Dall’affascinante cortile una spettacolare veduta d’insieme che spazia alla Sala di Michelangelo con le sculture del Buonarroti, di Cellini, Giambologna, Ammannati. E’ qui,che tra tanta bellezza si è svolta oggi la conferenza stampa-inaugurazione di una mostra “diversa”. Capita raramente infatti che i curatori e gli autori dei saggi abbiano lavorato a titolo gratuito per contenere i costi della mostra e renderla il più possibile accessibile al pubblico. E’questo il caso di Tomaso Montanari e Dimitrios Zikos che hanno concepito in stretta collaborazione con l’Associazione Amici di Doccia, frutto di oltre un anno di ricerche, la mostra La fabbrica della bellezza. La manifattura Ginori e il suo popolo di statue .
Una mostra concepita per tenere viva l’attenzione su un eccezionale patrimonio scultoreo italiano; rappresenta un primo modello di collaborazione tra pubblico e privato e contribuisce alla rinascita del Museo e al rilancio della Manifattura Ginori. Si tratta della prima mostra realizzata in Italia sulle statue di porcellana prodotte a Doccia-SestoFiorentino.
Fondata nel 1737 dal marchese Carlo Ginori a Doccia, nei pressi di Firenze, la manifattura di porcellana di Sesto Fiorentino – divenuta nel 1896 Richard Ginori – è la più antica in Italia e tuttora funzionante.
Il marchese “inventore” Ginori raccolse sistematicamente le forme presenti nelle botteghe appartenute agli scultori del tardo Rinascimento e del Barocco, servendosene per creare la sua grande scultura in porcellana. Contemporaneamente acquistava modelli dagli ateliers degli scultori fiorentini del tempo, o commissionava repliche dalle più celebri statue antiche. Grazie ad una raffinata perizia, nelle fornaci di Doccia furono realizzate monumentali figure di porcellana: sculture eccezionali per tecnica e dimensioni.
La collezione di modelli, ampliata dagli eredi di Carlo, è divisa tra la Manifattura Richard Ginori e il Museo adiacente alla fabbrica, purtroppo chiuso dal maggio 2014. Quest’insieme di modelli e di porcellane, conservate nel museo, costituisce un nucleo di fondamentale importanza per la storia della scultura. La Fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue è stata concepita per tenere viva l’attenzione su questo eccezionale ed eccellente patrimonio, qualità tutta italiana.
Il curatore Tomaso Montanari ci invita quindi a difendere questi valori, a vegliare e a vigilare perché tutto continui a vivere, perché, guardare indietro, sicuramente, ci insegna qualcosa, a cominciare dall’art.9 della Costituzione Italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
A questo proposito, riporto un bellissimo e profondo discorso a proposito dell’ art. 9 tenuto il 5 maggio 2003 dal Presidente della Repubblica Ciampi in occasione della consegna delle medaglie d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte : “E’ nel nostro patrimonio artistico, nella nostra lingua, nella capacità creativa degli Italiani che risiede il cuore della nostra identità, di quella Nazione che è nata ben prima dello Stato e ne rappresenta la più alta legittimazione, L’Italia che è dentro ciascuno di noi è espressa nella cultura umanistica, dall’arte figurativa, dalla musica, dall’architettura, dalla poesia e dalla letteratura di un unico popolo. L’identità nazionale degli italiani si basa sulla consapevolezza di essere custodi di un patrimonio culturale unitario che non ha eguali nel mondo. Forse l’articolo più originale della nostra Costituzione repubblicana è proprio quell’articolo 9 che, infatti, trova poche analogie nelle costituzioni di tutto il mondo: ‘La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione‘. La Costituzione ha espresso come principio giuridico quello che è scolpito nella coscienza di ogni Italiano. La stessa connessione tra i due commi dell’articolo 9 è un tratto peculiare: sviluppo, ricerca, cultura, patrimonio formano un tutto inscindibile. Anche la tutela, dunque, deve essere concepita non in senso di passiva protezione, ma in senso attivo, e cioè in funzione della cultura dei cittadini, deve rendere questo patrimonio fruibile da tutti. Se ci riflettiamo più a fondo, la presenza dell’articolo 9 tra i ‘principi fondamentali’ della nostra comunità offre un’ indicazione importante sulla ‘missione’ della nostra Patria, su un modo di pensare e di vivere al quale vogliamo, dobbiamo essere fedeli. La cultura e il patrimonio artistico devono essere gestiti perché siano effettivamente a disposizione di tutti, oggi e domani per tutte le generazioni. La doverosa economicità della gestione dei beni culturali, la sua efficienza, non sono l’obiettivo della promozione della cultura, ma un mezzo utile per la loro conservazione e diffusione. Lo ha detto chiaramente la Corte Costituzionale in una sentenza del 1986, quando ha indicato la “primarietà del valore estetico- culturale che non può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici e anzi indica che la stessa economia si deve ispirare alla cultura, come sigillo della sua italianità. La promozione della sua conoscenza, la tutela del patrimonio artistico non sono dunque un’ attività ‘fra le altre’ per la Repubblica, ma una delle sue missioni più proprie, pubblica e inalienabile per dettato costituzionale e per volontà di una identità millenaria”.
Info: www.bargellomusei.beniculturali.it