Un plauso al Parco delle Foreste Casentinesi che educano le nuove generazioni alla sostenibilità ambientale. Il merito va al CEAS – Centro di Educazione alla Sostenibilità – che dal 2012 ha messo su una serie di sistemi didattico-informativi per trasmettere ai giovani il rispetto dell’ambiente e, quindi, di se stessi. Le Foreste Casentinesi abbracciano e tengono strette l’Umbria, l’Emilia Romagna e la Toscana. Sono un luogo d’incanto che nasconde piccole gemme preziose. Una di queste è il Santuario della Verna, sul Monte San Francesco. È stato chiamato così perché era il luogo di preghiera consuetudinario del santo di Assisi e perché fu qui che ricevette le Stimmate, nel 1224. E il Santuario è diventato la casa dei frati francescani e la meta per molti visitatori, pellegrini o turisti. Perché qui c’è la spiritualità per chi la cerca, ma l’atmosfera mistica che questa splendida architettura protetta dai boschi di faggio e d’abete offre è un dono per chiunque. Un’altra gemma immersa in questa natura è l’azienda di Gianni Berna, non lontana da Umbertide (Perugia) con il suo allevamento bizzarro ma magnifico di alpaca. Ci siamo imbattuti in questi simpatici e dolci animali, sembrano peluche. E da bravi giornalisti – o meglio da esperti curiosi – abbiamo fatto al signor Berna qualche domanda. Che fedelmente riportiamo.
Signor Berna, la sua struttura – la Soc. Agr. Maridiana – è da tempo impegnata nell’ eco-sostenibilità. Quali sono le azioni concrete che mette in atto per salvaguardare l’ambiente?
«Sì, è vero. E posso dire che lo stesso allevamento di animali da fibra come gli alpaca e le capre d’angora è un’azione di rispetto e tutela ambientale. Non utilizziamo aratura né fertilizzanti chimici o diserbanti per l’erba che mangiano. Gestiamo i pascoli con gli animali che non li rovinano. Utilizziamo lo stabbio per l’orto e per la concimazione degli ulivi, la legna dei nostri boschi per il riscaldamento e i pannelli solari per riscaldare l’acqua. Non uccidiamo gli animali per ottenerne carne e non vengono munti. Facciamo processare la loro fibra al di fuori dell’azienda – senza alcun utilizzo di trattamenti chimici – e vendiamo gli articoli di maglieria nel nostro negozio in azienda. Rappresentiamo quella che chiamano filiera corta».
Da ciò che racconta si percepisce una forte passione. Ma questa attenzione all’ambiente, secondo Lei, quanto è importante in un’ottica di cultura dell’accoglienza?
«La decisione di lasciare la città per la campagna l’ho fatta per seguire la necessità di trovare un nuovo mondo, più creativo e aperto agli altri. Ecco che lo sviluppo dell’allevamento di alpaca, la produzione di articoli di maglieria, l’organizzazione di corsi di gestione degli animali o di filatura – oltre alla ricettività in due casolari rurali – permettono di ricevere persone di varie estrazioni e provenienza, in un ambiente di particolare bellezza naturale, familiare, aperto alla comunicazione e allo scambio di esperienze».
La zona casentinese è ricca di itinerari: naturalistici, culturali, storici, ecc. Quali consiglia di non perdere?
«Bè, l’Alto Tevere è davvero ricco di cultura con itinerari sia naturalistici sia artistici e storici. Ma se dovessi consigliarne qualcuno, suggerirei il percorso tessile o il percorso di Piero Della Francesca oppure quello di San Francesco d’Assisi fino all’eremo della Verna».
Consigli sicuramente da seguire. E noi vi consigliamo di venire a far visita a questi buffi animali. Sembra quasi di stare sulla costa peruviana per andare a Machu Picchu. Questa è l’esperienza di viaggio per le Foreste Casentinesi. Un’esperienza tutta da vivere e raccontare.
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