Lo sapete che il tartufo nero di Campli è particolarmente noto per la sua prelibatezza e che a Campovalano, in Abruzzo, si tiene ogni anno una sagra decisamente appetitosa? Io ho avuto la fortuna non solo di degustare il tartufo nelle sue varie forme ma anche di visitare la tartufaia della famiglia Tassoni e di ascoltare tutti gli aneddoti legati al sito.
L’Abruzzo è una delle principali regioni produttrici di tartufo nero, noto per la sua qualità, il suo profumo e persino per le sue decantate qualità afrodisiache.
La sua rarità ha fatto sì che, anche in epoche lontane, il suo prezzo fosse elevatissimo e la sua presenza sulla tavola fosse quindi indice di nobiltà, ricchezza e potenza. Il suo alone di mistero ha convinto addirittura che avesse un potere afrodisiaco, confermato negli anni, donandogli un’ulteriore aura di fascino.
Grazie al filosofo greco Plutarco di Cheronea, venne tramandata la convinzione che il tartufo si originasse dalla combinazione dell’acqua con il calore dei fulmini. Tradizione cui si ispirò anche Giovenale, che sottolineava come il tartufo fosse nato dopo che Giove aveva scagliato un fulmine vicino ad una quercia (i tartufi si trovano spesso vicino a queste piante secolari) e, poiché Giove era famoso anche per la sua “esuberanza sessuale”, al tartufo furono assegnate anche prodigiose qualità afrodisiache.
A Campovalano, una piccola frazione di Campli, si tiene ogni anno la sagra del tartufo per celebrarne proprio la bontà: l’evento si svolge nell’ambito della manifestazione “Sagra e Profano” e permette di assaporare il tubero nelle sue innumerevoli forme, apprezzandone in questo modo la rarità, il profumo e ovviamente il suo delizioso gusto.
Qualche settimana fa ho avuto l’occasione di visitare la tartufaia Tassoni insieme alla mia famiglia: la piccola azienda familiare, nata nel 1999, si trova in cima ad una collina. Raggiungere la “vetta” con un bimbo di quasi 2 anni non è stato particolarmente facile ma il panorama e la vista hanno ripagato la fatica.
La famiglia Tassoni sfrutta il possedimento di terreni, grazie ad una naturale pendenza, per coltivare attraverso piante micorizzate il prezioso tubero, fiutato e scovato da cani addestrati ad hoc.
I fidi cani sono i baluardi della ricchezza della famiglia Tassoni: educati fin da piccoli, vengono istruiti a trovare il tartufo e poi premiati con pezzi di mortadella, per evitare che possano mordere il frutto della ricerca, vanificando il lavoro.
Il modo con cui ascoltano gli ordini in maniera serena, l’entusiasmo nella ricerca, la pacatezza con cui riportano il bottino, porgendolo delicatamente in mano senza minimamente trafiggerlo con i loro denti affilati, è a dir poco affascinante: mio figlio li osservava mentre passavano all’azione incantato ed io, dal mio canto, speravo che assorbisse un po’ della loro diligenza.
Il panorama dalla cima della tartufaia è incantevole: si gode di una vista unica della città di Campli: osservarla al tramonto è un momento speciale che raccomanderei a tutti.
La Tassoni Tartufi nel corso degli anni è cresciuta in maniera considerevole, fino a diventare una vera e propria icona della promozione del noto tartufo nero abruzzese. Negli anni è stato aperto anche un Ristorante, “il Tubero d’Oro”, con prodotti a base, ça va sans dire, di tartufo.
Abbiamo infatti concluso la visita della tartufaia con una ricca cena al “Tubero d’Oro”, assaporando deliziosi funghi con tartufo grattugiato, tagliolini con tartufo e vitello a base di tartufo… nel dolce, non vi preoccupate, il tartufo non c’era.
La cena è stata la naturale conclusione di un percorso sensoriale che ci ha letteralmente travolti: un tripudio di sapori e odori che ha fatto innamorare definitivamente del tartufo anche me (che fino a quel momento non ero mai stata una particolare sostenitrice) ed ha introdotto “in pompa magna” nel mondo dei tartufi anche il mio nanetto duenne!
Trovate tutte le informazioni della Tartufaia Tassoni qui.
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