…e quindi quest’estate sei rimasta in Italia?! E come mai?
Al ritorno in città, alla vita quotidiana, al lavoro, tra amici, questa è stata la domanda più gettonata sull’argomento vacanze estive.
Anche se non ho mai sopportato troppo il termine “vacanza”, devo dire che scegliere l’Italia – e soprattutto sceglierla ad agosto – ti immerge in uno stato d’animo da Abbronzatissimi o Sapore di mare dove il mare, per l’appunto, diventa meta quasi irrinunciabile che ti porta ad accettare di tutto. Mi viene in mente Gallipoli, dove riuscire a stendere l’asciugamano in spiaggia è fortuna di pochi.
In realtà, il più delle volte, non è il dove ma il come che fa la vera differenza.
Ma andiamo con ordine:
il tour inizia da Pennadomo, piccolo paese immerso nella Val di Sangro, in provincia di Chieti; vero paradiso per gli occhi, lo spirito e anche, non per ultimo, per il palato. E’ un comune di nemmeno trecento anime, dove quello che noi comunemente chiamiamo progresso o innovazione, sembra non esserci passato mai. Meta prediletta per scalatori, con le sue fantastiche rocce, vere e proprie lame che si innalzano al cielo (termine tecnico “ le lisce”, difficilissime da arrampicare), rimane ai miei occhi il posto più emozionante ed unico mai visitato fino ad ora. Salendo verso il punto più alto del paese, l’Abruzzo regala la sua valle più bella, morbide distese verdastre e l’amatissimo Lago di Bomba, a cambiare cromaticità al paesaggio.
Ricordatevi: Pennadomo. Poi mi direte se non ho ragione.
Ci lasciamo la campagna abruzzese alle spalle e dopo poche ore ecco il Gargano. Montata la tenda in uno dei milioni di campeggi che sorgono in zona, ci aspettano quattro giorni di mare, scogliere, ottimo cibo e ottimo clima, nonché l’incontro con dei ragazzi di Vieste e il loro immancabile appuntamento serale al Bar del Porto. Questo è il vero e proprio punto di incontro, parlerei quasi di movida se non fosse che, senza tema di smentita, posso affermare che seduti su un muretto davanti al mare a bere e suonare fino a notte fonda (per non dire mattina presto), è senz’altro qualcosa di più di una semplice serata in città.
Vieste colpisce per la sua posizione, totalmente “gettata” tra le braccia del mare. Di notte, sembra un piccolo presepe che parrebbe galleggiante, protetta dal suo faro, che gira e gira illuminando, ad intermittenza, la sua potente scogliera.
Peschici colpisce invece per la sua grazia. L’eleganza del bianco: questa è la frase che mi ronzava nella testa mentre percorrevo le sue straducole , sbucando in piazzette e bel vedere mozzafiato. Più di una volta ho sentito commentare “sembra la Grecia!” dai migliaia di turisti che si riversavano nel piccolo centro storico della città. Peccato che in Grecia non esiste la paposcia, che invece esiste eccome a Peschici. Potrei semplificare dicendo che si tratta di un panino, ma non lo farò. La paposcia a Peschici non è un semplice panino: provare per credere.
La vacanza continua e dopo il mare del Gargano, eccoci davanti al mare di Otranto, Salento. Chi dice Salento, in questo periodo storico, pensa forse ai bar sulla spiaggia, ai mojitos al tramonto, al caos e parcheggi impossibili, alle serate interminabili fatte di discoteche o locali lounge e si, chi pensa questo, di certo non sbaglia. Ma il Salento può essere anche altro: può essere, ad esempio, Frassanito. Anzi, per meglio dire, il Camping Frassanito. Conosciuto anche con il nome di campeggio degli hippie, sorge all’interno dell’Oasi protetta dei laghi Alimini, a ridosso del mare. Un mare azzurro, un mare sconfinato e meraviglioso, come solo quel tipo di Adriatico può essere.
La pineta del campeggio è ottimo riparo dal sole salentino dell’una di pomeriggio, sole quasi africano, caldo quasi africano. Le cicale accompagnano le ore torride del giorno fino alla sera, dove il vento tra i pini fa cadere pigne e aghi sulle tende, a ricordare che la notte e la luna stanno per arrivare a dettar legge.
La luna salentina.
La notte salentina, fatta di musica e balli tarantolati. Fatta di feste patronali, come la festa di San Rocco a Torrepaduli, paese nell’entroterra tra Lecce e Santa Maria di Leuca. Quella sera del 18 Agosto 2013, c’era Vinicio Capossela e la Banda della Posta a festeggiare il Santo. Tutta la notte, fino all’alba tra balli, canti e vino in un turbinio di emozioni ed esaltazioni.
Autenticità. Questo è vero sud.
Come mai sono rimasta in Italia?
Ditemelo voi, adesso.
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