La campagna ragusana è caratterizzata da una dolce ragnatela di muri a secco, che delimitano le diverse zone. Nelle vaste aree dei campi e dei pascoli, ci sono grossi alberi tipicamente mediterranei, come querce, platani, olivi, mandorli, carrubi, gelsi e fichi, che fanno ombra a bovini e ovini allo stato brado.
I muri di roccia calcarea fanno da confine ai pascoli e alle proprietà, difendono dagli incendi, dal vento forte, dal rischio idrogeologico (anche perché drenano le acqua piovane) e offrono riparo agli insetti, fungendo anche da tana per qualche animale. Le costruzioni a secco sono un patrimonio della Regione, realizzate utilizzando la pietra come unico elemento costruttivo, senza aggiunta di materiali leganti. Per questo motivo richiedono costante manutenzione, dato che alcuni massi possono cadere.
Per evitare la loro completa erosione o il disfacimento, servirebbe la formazione nelle scuole o tramite corsi specializzati per muratori a secco, affinché venga tramandato questo mestiere, che nel Ragusano è svolto ad oggi da alcuni “murassiccari”: rimasti ormai in pochi, formano una piccola maestranza, insieme ad alcuni operai dell’Azienda Forestale Regionale.
La loro salvaguardia è compresa nelle nuove politiche di paesaggio della Convenzione Europea del Paesaggio (risalente al 2004) e della Direttiva del 30.10.08 emanata dal Mibac, in quanto essi rientrano nelle “architetture rurali di interesse storico e/o antropologico, quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale”.
Per costruirli viene fatta una buca, dove viene posta la base (più larga rispetto al muro che emerge). Nella fondazione si mettono gli elementi di maggiore dimensione, che devono essere posizionati “di punta”. Procedendo, gli elementi di dimensione media vengono utilizzati per il muro (soprattutto nel paramento esterno).
Le pietre devono essere posizionate con cura, in modo da dare la massima stabilità possibile (i massi devono avere il maggior numero di punti di contatto possibile). Essa è data dall’interposizione di scaglie, cioè pietre più piccole dalla forma di cuneo da inserire tra un elemento e l’altro. La cima o parte terminale viene chiamata “testa”. Ogni fila orizzontale del muro è denominata “corso”. Il “paramento murario” è il corpo, la parte esterna.
Di muretti a secco si parla pure qui!! > http://www.itineraryplanner.it/itinerario/sentieri-tra-i-muri-a-secco-casolari-e-le-masserie/
Cerca su Itinerary Planner le proposte di viaggio per questo territorio.
Tag:antichi mestieri, muri a secco, tradizioni