Eccomi in Toscana, a SARTEANO (SI), in un ambiente assai suggestivo, nel cuore di una delle zone più belle e meno trafficate d’Italia. Non sono lontana da Chiusi e mi trovo al confine con l’Umbria, in mezzo a storiche aree etrusche collocate tra Val d’Orcia e Val di Chiana. I cinque sensi (udito, vista, tatto, gusto, olfatto) sono pronti per essere soddisfatti.
IL SILENZIO: Sono ospite dell’Abbazia di Spineto, splendido edificio vallombrosano del sec.XI, circondato da una proprietà di oltre 800 ettari. Un piccolo ed equilibrato ecosistema inserito in un paesaggio incontaminato, dove viene posta la massima attenzione al rispetto dell’ambiente e dei suoi ‘suoni’. Il grande e paziente impegno della proprietaria, la signora Marilisa Cuccia, è dedicato ogni giorno alla conservazione di questa preziosa realtà, scegliendo attività sostenibili e selezionando progetti di salvaguardia ambientale.
In un’area del parco sono situati un’antica e rara cipressaia, un allevamento di cavalli e un’azienda di agricoltura biologica produttrice di olio.
La struttura ricettiva non può essere considerata un semplice albergo: non è infatti previsto un turismo individuale, quanto piuttosto il soggiorno per piccoli gruppi, pur essendo i posti letto complessivamente 200, distribuiti in venti “vere” case: il complesso è dedicato a incontri di studio e seminari rivolti al sociale, come ad esempio l’educazione alimentare. Mi trovo qui, infatti, per partecipare ad un particolare convegno, “La Tavola Italiana. Le sensazioni del gusto”. Posso scrivere senz’ombra di dubbio di aver partecipato a un bellissimo viaggio attraverso i sapori, i colori, le tradizioni culturali e artistiche di cui è ricca l’Italia.
L’OLFATTO. Erbe officinali, lavanda e fiordalisi, disposti ad arte dal Vivaio Salto del Prete, ti porgono il benvenuto nel chiostro dell’Abbazia.
LA VISTA. Emozioni profonde appena entrata nella corte interna dell’Abbazia: opere in china dell’artista di Sarteano Samuele Calosi, raffiguranti scene e momenti di vita contadina, che raccontano piccole, semplici, umili ma nobili storie, che ritualmente si ripetono da secoli. Le mani dei personaggi sono sproporzionate, segno tangibile dello “strumento” principale del lavoro agricolo.
Il TATTO. Sono nuovamente conquistata da una nuova espressione artistica riferita ancora alle mani, ma questa volta mani vere, quelle di un artigiano di Trequanda, che lavorano in diretta l’argilla, come a sottolineare il contatto diretto con la madre terra dei contadini di questi luoghi.
Partecipo al convegno in cui arti visive e figurative vengono integrate e accostate al gusto e all’ospitalità, quindi al cibo, anche a scopo didattico: il tutto presentato con grande originalità! Un vero viaggio del gusto, che parte dal seme fino alla tavola e che genera la qualità dei nostri alimenti. Ecco la ricetta base con gli ingredienti per ottenere prodotti unici al mondo che accomuna tutte le regioni italiane dal nord al sud: “Alimentazione, Agricoltura, Ambiente, Artigianato, Arte”.
Un progetto associativo di “Tavola Italiana” – associazione senza scopo di lucro -, che si basa su questi cinque pilastri fondanti, per la prima volta fusi in un unico percorso, per raccontarci qual è l’origine del nostro cibo e che cosa gli garantisce la sua unicità ed eccellenza mondiale. Il senso della “vista” viene ulteriormente soddisfatto dalla proiezione di Ricchezza. La Tavola Italiana del regista Claudio Viola. Il documentario evidenzia il valore aggiunto dell’agroalimentare italiano in modo non convenzionale, senza partire dalla cucina o dalla campagna ma piuttosto da una tavola imbandita, come sintesi della ricchezza prodotta dalla cultura, dalla civiltà, dalle tradizioni, dal clima e dalle differenze del territorio italiano: un pranzo, realizzato nella splendida cornice di Villa San Carlo Borromeo, in cui si documenta il patrimonio della tavola italiana attraverso storie e immagini raccontate da sei commensali, rappresentanti dei territori di origine di alcuni dei più famosi prodotti tipici italiani. Un vero rito-cerimonia enogastronomica, etico ed estetico, che fa nascere nei partecipanti il desiderio di entrare a fare parte della filiera produttiva, di valorizzarne l’unicità, le tecniche, il territorio e le persone che determinano la genuinità degli alimenti consumati a tavola.
Il senso del “GUSTO” ha avuto l’opportunità di attivarsi ulteriormente nel cortile e nelle cantine dell’Abbazia, dove ho degustato golose specialità enogastronomiche, frutto del percorso di ricerca della Tavola Italiana, attraverso una presentazione di prodotti allestita e illustrata direttamente dagli stessi produttori: vini, formaggi, salumi, birra allo zafferano,cioccolato.
Durante la cena, il fondatore dell’associazione La Tavola Italiana, l’Ingegnere Stefano Goracci, mi illustra ed approfondisce gli scopi della loro attività: “Attraverso l’associazione non vogliamo limitarci a parlare della qualità del cibo ma far conoscere quello che sta dietro alla produzione, in termini agronomici, ambientali, artigianali, storici, artistici e culturali, e quello che dobbiamo conservare e tutelare per far sì che la nostra eccellenza duri nel tempo. Questo evento rappresenta il battesimo delle attività di un’associazione che intende valorizzare e promuovere nel mondo le risorse agroalimentari locali attraverso un programma di eventi per la promozione delle stesse risorse”.
Dormo serenamente e profondamente nella millenaria Abbazia, pensando all’indomani; partirò a malincuore… come quando finisce una vacanza, una splendida vacanza!
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