
Immagine tratta da http://www.slowparks.it/
Tra i numerosi percorsi di pellegrinaggio destinati in questo modo a ricevere nuovo impulso c’è anche la Via degli Abati, lo storico itinerario che attraversa l’Appennino settentrionale nelle province di Piacenza e di Parma, muovendo dalla Lombardia (Pavia) e approdando in Toscana (Pontremoli), dove il percorso si ricongiunge con la Via Francigena in direzione di Lucca e di Roma.
Si tratta di un cammino sorto all’inizio dell’età longobarda per assicurare il necessario collegamento tra la Langobardia (e la capitale Pavia) e la Tuscia (e in particolare Lucca, capoluogo del relativo ducato), oltreché con i ducati centro-meridionali e con Roma. Esso ha anticipato così l’avvento della Francigena durante il periodo di svariati decenni in cui il passo della Cisa (monte Bardone) era rimasto impraticabile per i Longobardi, essendo saldamente controllato dai Bizantini.
A supporto di questo iniziale itinerario i sovrani longobardi avevano tra l’altro promosso la creazione nel cuore dell’Appennino, ai piedi del monte Penice, della celebre abbazia di Bobbio, fondata dall’abate irlandese San Colombano. Oltre che dai Longobardi per esigenze civili e militari, il percorso veniva quindi utilizzato anche dai monaci e dagli abati di Bobbio nei loro frequenti spostamenti in direzione di Pavia e di Roma, per i necessari contatti con la corte regia e con la curia papale, da cui l’abbazia direttamente dipendeva.
Il cammino era inoltre frequentato dai numerosi pellegrini, provenienti dalla Francia e soprattutto dalle Isole Britanniche, che nel loro viaggio devozionale a Roma deviavano verso Bobbio per venerare la tomba di San Colombano (+ 615), al tempo venerato come grande taumaturgo e padre con San Benedetto del monachesimo occidentale. Per questo tanto a Pavia che a Piacenza (come pure a Lucca) esistevano strutture di accoglienza (foresterie e ostelli) collegate all’abbazia di San Colombano, mentre altre si registravano, oltre che a Bobbio, anche nei pressi di Bardi ed a Borgotaro e a Pontremoli.
La Via è lunga circa 190 km., percorribili in 8/10 tappe, per la maggior parte in territorio emiliano, e si svolge attraverso alcune delle zone più attraenti e incontaminate del crinale appenninico, intersecando le valli dei fiumi Tidone, Trebbia, Nure, Ceno e Taro; zone ricche di bellezze paesistiche e ambientali sorprendenti e di diffuse memorie storiche, oltre che della perdurante cordialità e ospitalità delle popolazioni locali.
Il percorso è interamente segnato e georeferenziato, dispone di alcune carte escursionistiche e delle tracce GPS, di due guide a stampa pubblicate da case editrici nazionali e di altro materiale informativo, oltre che di un apposito sito web (www.viadegliabati.com). Lungo il cammino è funzionante una essenziale rete di strutture di accoglienza (ostelli, canoniche, agriturismi, alberghetti di montagna).
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