
Comune di Nocera Terinese – Foto tratta da www.maridelsud.com
Durante la Settimana Santa a Nocera Terinese in provincia di Catanzaro un comune italiano di 4.685 abitanti in Calabria a pochi chilometri dalla costa tirrenica, la sera del Venerdì Santo e il Sabato Santo si svolge il rito dei “Vattienti”, un vero e proprio ritorno al Medioevo.
Secondo il pensiero dei più, invece, il rito dei Vattienti trae la sua origine dalla pratica dell’autoflagellazione che si diffuse a partire dal Medioevo e che ebbe essenzialmente una funzione religiosa, ossia una funzione di penitenza e di espiazione dei peccati.
E’ cosa certa che il rito dei Vattienti che si svolge a Nocera abbia il fine di celebrare la flagellazione e la morte che Cristo subì per offrire a tutti la resurrezione.
Gli strumenti utilizzati dal vattiente sono la rosa e il cardo che, a più riprese, con particolare veemenza, vengono “battuti” sulle cosce e sulle gambe. La rosa è un disco di sughero levigato su una faccia: serve ad ammortizzare le parti delle cosce e delle gambe che subiscono l’autoflagellazione e a ripulirle dal sangue che ne fuoriesce.
Il cardo, anche esso fatto di sughero, ha le stesse dimensioni della rosa, ma su una faccia vi sono infisse tredici schegge di vetro, dette “lanze”, tenute salde alla radice da una mistura di cere vergini che ne lascia scoperte le punte acuminate di circa tre millimetri.
Queste 13 “lanze” simboleggiano Cristo e i suoi dodici Apostoli, Giuda compreso. La scheggia acuminata che rappresenta quest’ultimo è leggermente più sporgente rispetto alle altre per penetrare di più nelle carni, evocando in tal modo il “tradimento”.
Il vattiente è legato tramite una cordicella all’Ecce Homo,un ragazzino a torso nudo con alla cintola un drappo rosso e in spalla una croce rivestita di tela rossa. Il vattiente el’Ecce Homo insieme rappresentano Cristo: il Cristo flagellato e ricoperto di sangue, il primo, eil Cristo che dopo la flagellazione viene portato da Pilato dinanzi al popolo per essere giudicato, il secondo. Cristo viene “rappresentato da due persone”: il Cristo flagellato, ricoperto di piaghe e sangue, è rappresentato dal Vattiente, mentre il Cristo che, dopo la flagellazione, viene portato da Pilato dinanzi al popolo per essere giudicato, è rappresentato dall’Ecce Homo (in dialetto detto Acciomu). Espressione della unicità della rappresentazione della figura di Cristo è la cordicella con la quale l’Ecce Homo è legato al vattiente.
Di particolare impatto emotivo è “l’incontro” dei penitenti con la Statua della Pietà, che i noceresi definiscono “Madonna Addolorata”: una bellissima scultura lignea che si fa risalire al 1300. Dinnanzi a Essa il vattiente si inginocchia, prega, si autoflagella e scioglie o rinnova il voto fatto.
Il vattiente e l’Ecce Homo, che percorrono correndo tutto il tragitto che viene compiuto dalla Madonna durante la processione, sono, a loro volta, seguiti da un terzo uomo che di tanto in tanto versa del vino sulle ferite del vattiente allo scopo di disinfettarle.
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