L’antica città di Iuvanum, a metà strada fra Torricella Peligna e Montenerodomo, in provincia di Chieti, in località Santa Maria di Palazzo, situato ad un’altezza di m 972, è situata in un paesaggio mozzafiato con i suoi ruderi che hanno come sfondo la maestosa Majella madre, la nostra “basilica” per usare un’espressione di Flaiano.
Da archeologhe ci siamo chieste: ma perché un turista dovrebbe scegliere di visitare un sito archeologico in Abruzzo, dopo essere stato a Pompei, Roma etc.? Quale interesse o emozione potrebbe provare alla vista di muri, resti e ruderi spesso difficilmente interpretabili?
Ma la risposta è arrivata all’istante dalla nostra esperienza lavorativa in Abruzzo, dai tanti scavi archeologici di siti situati in un ambiente naturale di grande bellezza: scavando abbiamo spesso provato una forte emozione scaturita non solo dalla scoperta ma anche dalla “grande bellezza” di resti totalmente integrati in un paesaggio che ha un ruolo quasi predominante al punto di renderli magici ed emozionanti.
E non stupisce che tempo fa turisti olandesi, dopo avere visitato Iuvanum, hanno così commentato: “E’ stato meraviglioso, bellissimo, silenzioso e gradevole: tutti erano gentili con noi e ci piacerebbe tornare per camminare ancora di più”.
Arrivando, già al parcheggio, vicino alla fontana “sacra”, avrete subito la sensazione che il tutto sia intriso di una lunga storia e che quei ruderi, monumenti e pietre custodiscano gelosamente il loro passato. Subito sarete avvolti dal silenzio, dal paesaggio, dal fruscio degli alberi, dalla Maiella . ..
Strati di storie, di resti e di uomini .. porta di unioni di terre e pastori
Percorrendo la Via Orientale, un’ampia strada a grandi basoli, si entra nella città romana, l’antichissima Iuvanum, un importante centro della tribù sannita dei Carricini: le tribù sannite vivevano in villaggi fortificati e in piccoli agglomerati e praticavano la transumanza alla ricerca di pascoli e di cibo. I Carricini scelsero il sito di Iuvanum come centro politico e amministrativo in virtù della suggestione del posto, dell’abbondanza di acqua e soprattutto della posizione strategica: il territorio di Iuvanum era infatti attraversato da un braccio di tratturo percorso per millenni da pastori e commercianti diretti al mare (e guidati da un local friend è possibile ripercorrere questo tratto di tratturo che da Iuvanum si dirigeva verso Torricella Peligna).
I Carricini vi costruirono, fra la prima metà/fine del II secolo a.C., sulla piccola altura dominante, due templi: il più grande tetrastilo, ovvero con quattro colonne in facciata su alto podio, a cui si accedeva da un’ampia scalinata, il secondo più piccolo, anch’esso su podio, con cella unica.
Il santuario era collegato con una strada basolata al teatro ricavato alle pendici della collina, costruito in pietra locale. Seduti sui gradini della cavea possiamo immaginare i devoti che qui si riunivano in particolari ricorrenze religiose e in occasione di fiere e mercati o i notabili impegnati nelle periodiche assemblee per amministrare il territorio.
Dall’alto dell’acropoli lo sguardo resta rapito dalla monumentalità del Foro, la grande piazza rettangolare, circondata su tutti i lati da portici, di cui si conservano le basi e i rocchi di colonna, con un albero al centro testimone forse della decadenza della città, ma oramai pienamente integratosi con i resti.
Scendiamo nel foro, che costituiva il cuore pulsante della città, dove si svolgeva la vita del popolo, della gente comune, dei piccoli commercianti, degli artigiani, e passeggiando non possiamo non notare al centro del foro, sulle lastre di pietra della pavimentazione, ciò che resta di quella che doveva essere una monumentale iscrizione a ricordo di chi aveva fatto a sue spese la pavimentazione, un uomo illustre di Chieti, Erennio Capitone.
Iuvanum come porta di unioni di terre e pastori, con un’economia di tipo agricola-pastorale plurisecolare. Nell’area circostante il sito archeologico è possibile ancora trovare aziende agricole sane e genuine: come ad esempio l’azienda agricola “Tre Valloni” sorta dalla voglia della famiglia Pasquarelli di creare prodotti sani, la cui genuinità è garantita dalle attenzioni e le cure dei proprietari, ma anche dalla salubrità che offre il territorio incontaminato del Parco Nazionale della Maiella. La passione al lavoro, l’umiltà e la devozione al territorio, l’accoglienza ai visitatori, sono i punti di forza che caratterizzano l’azienda e questo territorio.
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Tag:Abruzzo, archeologia, Majella