L’Unione Europea dichiara guerra alle buste di plastica leggere, spesso usate solo una volta e che poi finisco soprattutto in mare. L’esecutivo Ue ha lanciato una proposta agli Stati membri per ridurne l’impiego, dando ai vari Paesi la scelta su quale misura adottare: una tassa, un target nazionale di riduzione o un divieto. Un’ipotesi che potrebbe tirare fuori l’Italia da una procedura d’infrazione ancora aperta proprio per il divieto di uso delle buste di plastica non biodegradabili. Divieto imposto tre anni fa ma per il quale l’Unione ha aperto una procedura di infrazione sulle modalità usate per la sua introduzione in Italia.
“Stiamo intervenendo per risolvere un problema ambientale molto serio e decisamente visibile” spiega il commissario Ue all’ambiente, Janez Potocnik. “Ogni anno oltre 8 miliardi di buste di plastica finiscono per diventare immondizia in Europa, provocando un enorme danno ambientale”, afferma Potocnik, secondo cui seguendo l’esempio di alcuni Paesi virtuosi, l’Ue potrebbe ridurre dell’80% l’impiego di sacchetti di plastica. Gli italiani risultano fra i maggiori inquinatori, considerando che ogni anno impiegano in media 181 buste di plastica “usa e getta”, contro una media europea di 175, mentre i più morigerati sono danesi e finlandesi, che si fermano appena a quattro. Nel 2010 si stima siano stati 98,6 miliardi i sacchetti di plastica immessi sul mercato dell’Unione europea, sia monouso che multiuso, con una media di 198 buste impiegate ogni anno a testa.
Dal canto suo il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha risposto così all’annuncio di una proposta direttiva dato dal Commissario Europeo all’Ambiente: “La riduzione del consumo di borse di plastica va nella giusta direzione della protezione dell’ambiente e dell’uomo da uno dei più insidiosi fattori di inquinamento”.
“La plastica tradizionale usata per produrre i sacchetti per la spesa – afferma Orlando in una nota – è tra i principali materiali che inquinano i nostri mari, dove molto spesso i sacchetti finiscono dopo l’abbandono, e arrivano ad insediare la catena alimentare umana dopo essere stati ingeriti da pesci e altri animali. Per questi motivi – sottolinea il ministro – sostengo con convinzione l’iniziativa della Commissione Europea e, anzi, rivendico con orgoglio che l’Italia in questa materia è all’avanguardia, avendo una normativa che mette al bando i sacchetti che non siano di materiale biodegradabile e compostabile”.
Per Orlando, “è motivo di orgoglio per il nostro Paese aver aperto la strada all’Europa, Solo pochi mesi fa Regno Unito e Paesi Bassi impugnarono la normativa italiana sul bando alle buste di plastica, invocando il principio di libera circolazione delle merci all’interno dell’Unione Europea e provocando un ritardo nell’applicazione delle sanzioni per chi continua a commercializzare sacchetti in plastica tradizionale. Mi auguro che questa iniziativa del commissario Potocnik – conclude Orlando – trovi rapidamente il sostegno delle Istituzioni Comunitarie e dei Paesi Membri affermando inequivocabilmente che i principi della protezione e della tutela dell’ambiente possano derogare a quelli del mercato”.
Anche Legambiente definisce “ottima l’iniziativa del commissario per l’ambiente Ue Potocnik. Quello che serve per ridurre gli shopper di plastica – spiega il vicepresidente Stefano Ciafani – è un cambiamento di rotta radicale e la proposta di direttiva europea, presentata oggi, va proprio in questa direzione sancendo che il principio della tutela ambientale può derogare a quello della libera circolazione delle merci. Ora è dunque fondamentale procedere in fretta alla sua approvazione”.
“Ben venga allora – aggiunge Ciafani – l’introduzione di misure che prevedono la possibilità di tassare, introdurre target nazionali di riduzione o di vietare l’uso delle buste di plastica prendendo esempio dai Paesi virtuosi che fanno scuola su questo fronte e che hanno già adottato da diverso tempo queste misure. L’Italia è una di queste e la sua esperienza non è più considerata un’esperienza da condannare con una procedura di infrazione ma un esempio virtuoso e ripetibile in tutti gli altri stati membri. Ora è dunque fondamentale procedere in fretta alla sua approvazione”.
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