I dati, tesoro del nostro secolo: catalogarli e immagazzinarli sono due delle preoccupazioni più importanti per le società che forniscono servizi ICT. Ma alimentare i centri di raccolta dei dati richiede non solo grandi quantità di energia, ma anche che questa energia sia costante per molti anni a venire. Per questo motivo, la gran parte delle aziende che usano data center si sta orientando sulle fonti di energia rinnovabile.
I Green data center sono ormai un elemento imprescindibile per il buon funzionamento dei sistemi energetici delle compagnie ICT e per la tutela dell’ambiente: più del 2% della Co2 emessa su scala mondiale arriva dalle industria di informatica e telecomunicazione. E il dispendio non è solo energetico: solo per raffreddare i sistemi, infatti, i data center operativi spendono una media di 7 miliardi di dollari all’anno.
E’ la Apple la prima ad aver ottenuto il record dei data center 100% rinnovabili, garantendo che ogni servizio offerto dai centri sia coperto da energia pulita prodotta dagli stessi centri. Inoltre, uffici, punti vendita e strutture della Apple nel mondo sono alimentati da fonti alternative al 75%.
Il risultato è frutto di una polemica con Greenpeace dello scorso anno, quando l’associazione ambientalista pubblicò uno studio sull’impatto delle tecnologie cloud sull’ambiente. I server verdi, infatti, usano una quantità molto abbondante di energia, soprattutto per l’elaborazione dei dati e il raffreddamento delle sale in cui sono presenti le macchine.
L’ultimo e più innovativo progetto è quello di Google, che ha disposto un investimento da 450 milioni per espandere ulteriormente il suo data center di Hamina, nel sud-est della Finlandia. Il centro, già attivo dal 2011, viene raffreddato attraverso l’acqua marina del Golfo della Finlandia, cosa che permette consumi energetici molto bassi: grazie al nuovo finanziamento l’efficienza di servizi e strutture sarà ottimizzata, in linea con le richieste del governo finlandese.
L’acqua marina viene sfruttata anche in Norvegia: il Green Mountain, infatti, è il server più all’avanguardia esistente sul pianeta. Posto all’interno di un fiordo, la rientranza tipica della costa norvegese, è grande 11 chilometri quadrati e fornisce servizi di stoccaggio dei dati per numerose aziende locali.
Anche Facebook, di recente, ha deciso di virare verso le energie rinnovabili per i suoi servizi di cloud: ancora una volta la sede è nei Paesi Scandinavi, all’avanguardia sul tema green data center. E’ in Svezia, ai margini del Circolo Polare Artico, il data center di Luleå: completamente alimentato da energia idroelettrica, usa il raffreddamento naturale dei sistemi tramite la gelida aria esterna.
Ma gli esperimenti non finiscono qui: è di recente ideazione il progetto che porterà a costruire dei data center sotterranei a Honk Kong che, disponendo di poco spazio in superficie per garantire i servizi, ha puntato su una soluzione alternativa e più economica dal punto di vista energetico. E ancora: in California troviamo il data center più grande per estensione: 400 mila metri quadrati di terreno su cui è posta una distesa di pannelli fotovoltaici che producono annualmente 42 milioni di chilowattora.
E in Italia? Anche il nostro Paese si muove, se pur con lentezza. Secondo i dati del Systems Engineer Director Southern Europe di Extreme Networks, i data center in Italia sono oltre 3000: ma quanti di questi utilizzano energie rinnovabili? Un primo esperimento è quello portato avanti a Cremona da MailUp, eco4cloud e Icar-Cnr di Cosenza: Green Email Cloud è un server ad alta efficienza energetica, estendibile all’infinito.
Il centro, infatti, si serve di blade server, server particolari che riescono a minimizzare l’energia utilizzata: un algoritmo distribuisce i carichi di dati, mentre i server superflui vengono lasciati inattivi se non necessari. Alla massima potenza lavorano solo i server necessari: questo permette un risparmio energetico del 50% e 220 mila tonnellate di CO2 in meno rispetto a un data center tradizionale. Grazie al capacity planning, sistema che stima la capacità di produzione e riesce prevedere i livelli di servizio e la capacità residua, la massima efficienza del server è garantita.
E se il Green Email Cloud è uno dei primi e migliori esperimenti in tema, uno dei sistemi più recenti è quello di Eni: il suo Green Data Center tra le risaie della Pianura Padana è stato inaugurato da meno di una settimana.
Il sistema è costituito sei torri colorate costruite a Ferrera Erbognone, che ospiteranno tutti i sistemi informatici di Eni dai 90 Paesi in cui opera: oltre 7mila sistemi con più di 60mila core Cpu. Costato oltre 100 milioni di euro, garantirà ad Eni un risparmio di 30 milioni annui.
Il data center di Eni, con 30 MW di potenza elettrica e densità energetica fino ai 50 kW per metro quadrato, sfrutta, per il 75% del suo fabbisogno, l’aria fredda proveniente dalla pianura pavese che in modo naturale così le strutture. Conosciuto come free-cooling, il sistema ha anche un doppio impianto di aerazione: in pratica, l’aria viene restituita all’ambiente depurata. In questo modo Eni abbatte 335 mila tonnellate di CO2 l’anno, cosa che le regala il primato di azienda con il data center più efficiente al mondo.
Le perfomance energetiche di un data center, infatti, si misurano nel rapporto tra energia totale usata ed energia dedicata all’informatica: nell’impianto pavese la proporzione scende sotto l’1,2, contro una media nazionale tra il 2 e il 3.
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