Dopo sette proverbiali anni di chiusura al pubblico, la verità è stata finalmente svelata dal tempo, come nella celebre allegoria barocca (notissima nella versione in scultura di Gian Lorenzo Bernini e in quella in pittura del Tiepolo).
La verità svelata è che esistono in Italia musei di cui si tace il nome, musei di cui si ignora l’esistenza, musei che farebbero invidia alle capitali di numerosi paesi disseminati nei cinque continenti.
Per la precisione, stavolta è stata svelata la verità che riguarda un museo di eccezionale interesse, con un’origine illustre e una storia intensa, in cui sono conservate opere di inestimabile valore. Un museo collegato a una delle più antiche accademie artistiche del paese. Un museo di cui tanti in Italia non hanno mai sentito parlate e di cui invece, dal 23 aprile, si può tornare finalmente a svelare il nome: la Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo.
L’Accademia nacque in un’epoca, per la precisione quella illuminista, in cui agiati gentiluomini, istruiti e filantropi, pensavano pionieristicamente che il sapere dovesse essere condiviso e incentivato anche tra gli appartenenti alle classi sociali più umili. L’idea, decisamente utopistica allora come oggi, venne al nobile bergamasco Giacomo Carrara, appassionato collezionista in privato e promotore, in pubblico, della fondazione di una, per i suoi tempi, avanguardistica Accademia di Belle Arti, ovvero un istituto ideato ad hoc per favorire l’insegnamento delle discipline artistiche.
Prima di morire, il conte Carrara stabilì un lascito a favore dell’istituenda Accademia. Alla sua morte, nel 1796, tutti i suoi beni furono consegnati a una commissione predisposta all’uopo, che gestì il patrimonio eredidato dal Carrara fino al 1958, quando la gestione dei fondi passò nelle mani del Comune di Bergamo. Grazie al cospicuo lascito del Carrara, nel 1810 fu possibile costruire un edificio ex-novo, progettato in forme neoclassiche dall’architetto Simone Elia, adibito a sede dell’Accademia e contestualmente della Pinacoteca.
Ques’ultima è costituita dalle opere collezionate dal Carrara, a cui si però si sono aggiunte, nel tempo, donazioni di altri importantissimi collezionisti di fama internazionale, tra cui Gugliel Lochis – bergamasco come il Carrara -, il grande conoscitore d’arte Giovanni Morelli e il notissimo – anche al pubblico televisivo – critico d’arte Federico Zeri, a cui si deve nel 1998 l’ultimo importante tassello per l’ampliamento delle collezioni museali.
Tanto per dare l’idea della straordinaria ricchezza di queste collezioni, basti pensare che tra il 2011 e il 2012, durante la forzata chiusura della Pinacoteca, alcuni pezzi da novanta del museo emigrarono a Canberra, capitale australiana, per una sfarzosa mostra intitolata “Renaissance. Raphael, Botticelli, Bellini, Titian”, che fu – e come poteva essere diversamente – uno strepitoso successo di pubblico, senza precedenti per il continente austrialiano (si veda l’articolo pubblicato nel 2012 dal Corriere della Sera).
In Italia, al contrario, per lungo tempo è passata sotto silenzio l’indisponibilità di qualche dozzina di capolavori a firma di – facendo qualche nome – Pisanello, Mantegna, Bellini, Carpaccio, Crivelli, Perugino, Botticelli, Raffaello, Luini, Tiziano, Lotto, Moroni, Baschenis, Fra Galgario, Canaletto, Hayez. E un mucchio di altri maestri, chiamiamoli “secondari”, della pittura italiana. Praticamente un’antologia, corredata di brani accuratamente selezionati per ognuna delle principali correnti stilistche, della storia dell’arte italiana, che si snoda lungo un arco cronologico di cinque secoli, dal Gotico fiorito dell’inizio del Quattrocento sino all’Ottocento romantico.
Dopo sette anni di limbo, le ombre che hanno abitato il palazzo bergamasco torneranno finalmente a essere svelate dalla luce. Perfino meglio illuminate di quanto non fossero prima: una vastissima e delicata campagna di restauri ha interessato infatti una larga parte delle opere esposte. I lavori al palazzo riconsegneranno agli appassionati, inoltre, un maggior numero di spazi: il percorso espositivo è ora organizzato su due piani e si sviluppa in 28 sale, per un totale di oltre 600 pezzi esposti (le sale sono finalmente dotate di standard di conservazione adeguati allo straordinario patrimonio che custodiscono). Un nuovo allestimento, nuovi servizi tecnologici, nuovi orari di apertura.
Qualche giorno fa, un’anteprima “virtuale” di alcune sale ha reso manifesta la volontà di affidarsi al più neutro degli interventi museografici, volto a rendere lo spettatore partecipe principalmente della commovente bellezza dei volti ritratti e delle nature morte cristallizzate, delle Sacre Conversazioni affollate da personaggi con movenze felpate, delle magniloquenti scene di soggetto storico dall’atmosfera melodrammatica. Insomma, sembrerebbe davvero essere stato un recupero a cui tributare un generoso applauso (anche se permane il dubbio che l’occasione dell’Expo nella vicina Milano abbia affrettato tempi che altrimenti si sarebbero trascinati molto più a lungo).
Non resta ora che programmare una visita a questa meraviglia dell’Italia di provincia, uno dei tanti “tesoretti” celati nei meandri periferici del territorio italiano che sembra proprio, come disse una volta l’acuto storico e teorico del restauro “all’italiana” Cesare Brandi a proposito dell’Umbria, il tabellone di una sorta di gioco dell’oca dove, per ogni casella in cui capiti, non sai mai che cosa ti aspetti, se essa ti costringerà a fermarti o addirittura a tornare indietro sui tuoi passi, per ritornare a vedere e riflettere bene su ciò che hai appena visto, dilatando i tempi del tuo percorso.
Il pubblico, quello degli appassionati, dei curiosi, dei viaggiatori consapevoli dell’unicità italiana, potrà dunque tornare a fermarsi, per caso o per scelta, su questa casella, a cominciare dal weekend del 25 aprile, quando l’ingresso sarà eccezionalmente gratuito. La pinacoteca resterà aperta, per l’inaugurazione di questa sua seconda vita, dalle 10 del mattino a mezzanotte. Poi, fino al 30 giugno osserverà i seguenti orari: dal lunedì al giovedi, 9-19, venerdì, sabato, domenica e festivi fino alle 20.
Non mi resta che augurarvi una lenta e piacevole visita a uno dei musei più belli della provincia italiana, il primo di un’ampia serie di luoghi da (ri)scoprire insieme.
Per informazioni:
Accademia Carrara, Piazza Giacomo Carrara, 82 – 24121 Bergamo
Tel 035.234396
Web: www.lacarrara.it
*Dormire sostenibile in Lombardia? Slow Tourism consiglia:
– B&B Cascina Rodiani, Drezzo (CO)
– B&B Palazzo Ronchelli, Castello Cabiaglio (VA)
– Campeggio Piantelle, Moniga del Garda (BS)
Tag:Accademia Carrara, Bergamo, Canberra, musei, Pinacoteca