L’Italia è paese leader dell’inclusione scolastica. Il 10 febbraio il Miur ha ricevuto a Vienna il riconoscimento delle Nazioni Unite alla conferenza internazionale Zero Project 2016, Inclusive education and ICT innovative policies and innovative practices for people with disabilities
Questa la motivazione: “Esemplare nelle aree dell’innovazione, dei risultati e della trasferibilità, la Legge-quadro n. 104 del 1992 per l’assistenza, l’inclusione sociale e i diritti delle persone con disabilità è eccezionale in quanto essa non soltanto prescrive che tutti gli alunni debbano essere inclusi nelle scuole di tutti gli ordini e grado (incluse le Università), sia pubbliche che private, e partecipare pienamente alla vita scolastica, ma soprattutto perché essa è stata applicata in tutto il Paese, che registra pertanto il più alto livello di inclusione delle persone con disabilità nelle classi ordinarie, e gode di un convinto consenso alla piena inclusione a livello nazionale”.
Il premio è gestito dalla Fondazione Essl in collaborazione con il “World Future Council”, con sede a Ginevra, e dallo “European Foundation Centre” , con sede a Bruxelles, ogni anno il Progetto Zero conferisce premi in tutto il mondo alle pratiche e alle politiche innovative che dimostrano concretamente di essere in grado di migliorare la vita quotidiana e di tutelare i diritti delle persone disabili.
In Italia gli alunni disabili sono 234 mila e a differenza dei sistemi scolastici di altri Paesi dell’UE non frequentano classi “speciali”. In Spagna gli studenti con disabilità sono 107 mila; di questi 15 mila frequentano scuole speciali mentre 89.200 sono inseriti in classi comuni.
La Gran Bretagna, invece, ne conta 226 mila ma 99.500 frequentano scuole speciali e 111 mila sono inseriti in classi comuni. In Germania, infine, i ragazzi con handicap sono 480 mila e 378 mila frequentano scuole speciali.
E “questo è buono”, come direbbe Antonina, oggi ultracentenaria e per molti anni (insieme all’indimenticabile Colombo) mia vicina di casa in quel di S. Martino di Spoleto, però inclusione non è solo stare insieme, e anche avere (ed offrire) luoghi, azioni, strumenti e competenze perché tutti possano avere le stesse opportunità…
Senza entrare nel merito della disponibilità o meno di testi in braille piuttosto che in CAA , di interpreti o insegnanti LIS, computer a comando oculare, ecc., dal rapporto “sicurezza qualità e accessibilità a scuola” a cura di Cittadinanzattiva e pubblicato a fine 2015 risulta che in una scuola su due mancano posti auto riservati ai disabili e una su quattro è priva di bagni per studenti con disabilità. Solo il 50% degli edifici su più piani dispone di un ascensore, che nel 12% dei casi non funziona e nel 4% non è abbastanza largo da consentire l’ingresso di una carrozzina. Barriere architettoniche sono presenti nel 18% degli ingressi e dei laboratori, nel 17% delle aule, nel 13% dei bagni, nel 12% delle palestre e nel 6% delle mense. Il 73% delle scuole non ha tutte le aule utilizzabili da studenti disabili, nel 75% non sono installate attrezzature didattiche o tecnologiche adeguate per gli stessi.
Il rapporto è pubblicato da Franco Angeli ,disponibile a euro 20,00 e 14,00 in e-book, qui un ampio abstract scaricabile e stampabile.
E parlando di scuola, anche a nome dell’Associazione, ho presentato a novembre 2014 attraverso la piattaforma “La buona scuola”, la proposta “EDUCARE PER LA CITTÀ ACCESSIBILE”.
“La città accessibile materia di ogni ordine e grado dei percorsi formativi. Persone: alti, bassi, bambine e bambini in carrozzina, incerti nei primi passi, adulti in carrozzina, con le stampelle, senza una gamba, fortissimi, deboli, che non vedono, non sentono…NESSUN DIRITTO E’ ESIGIBILE SENZA L’ACCESSIBILITÀ DEI LUOGHI. La città accessibile come concreta educazione al bene comune: EDUCAZIONE CIVICA 2.0.
Conoscere è la chiave perché leggi non restino lettera morta, perché bambine e bambini, alunni, studenti di oggi siano domani commercianti di negozi senza barriere, tassisti di macchine accessibili, commercialisti capaci di parlare ai sordomuti, imprenditori artigiani capaci di produrre per tutte le diversità. Concludere la rivoluzione copernicana dell’ICF raccolta dalla convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità agendo dove il “contesto” prende forma: la scuola.”
Abbiamo segnalato la proposta e il nostro impegno anche al ministro Giannini, e ci ha persino cortesemente risposto la sua segreteria a febbraio 2015 chiedendoci anche informazioni nel merito del Festival per le città accessibili.
E in attesa che i cittadini di domani realizzino meglio di quel che abbiamo fatto noi luoghi è città accessibili e inclusive, potrebbe tornare utile il vademecum sui diritti realizzato dal CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down). Una piccola guida pratica che affronta le principali questioni giuridiche, assistenziali e fiscali legate al mondo della disabilità. Realizzata con il contributo della Fondazione Johnson & Johnson si è avvalsa del contributo degli operatori di Telefono D, servizio di consulenza telefonica sulla sindrome di Down e della consulenza tecnico-giuridica di Carlo Giacobini, direttore editoriale di «Superando.it».
E’ invece a cura delle Agenzie delle Entrate la GUIDA ALLE AGEVOLAZIONI FISCALI PER LE PERSONE CON DISABILITA’.
Per chiudere un tema a noi caro, l’accessibilità come stimolo di sviluppo economico e nuova imprenditoria.
Se sulla pagina FB il 13 febbraio abbiamo presentato Elena Dall’Antonia che a Trieste ha realizzato “MANIpolare per Comunicare“, a Milano la Fondazione Together To Go, in collaborazione con Opendot, un network di progettisti con competenze nelle nuove tecnologie di fabbricazione digitale, realizza ausili innovativi, personalizzabili, sostenibili economicamente ed ecologicamente (prodotti con filamenti biodegradabili di origine naturale) e modulabili a seconda delle necessità e delle caratteristiche dei bambini. Il progetto si chiama “l’oggetto che non c’è“.
E mentre le agenzie battono la notizia del primo “omino in carrozzina” della Lego, c’è chi con la Lego si aggiudica il Grand Prix 2016 al Netexplo con il “sistema protesico creativo IKO”, un innovativo braccio protesico che permette ai bambini di incorporare i propri pezzi da costruzione della Lego nelle protesi che hanno sulle braccia, in modo da poterle personalizzare e poterci anche giocare.
Come dire, gli unici limiti sono quelli che creiamo noi stessi, appuntamento per le città accessibili alle prossime news, 9 marzo.
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