Per essere giardinieri bisogna anche essere un po’ poeti, dicono.
I fiori, si sa, hanno il loro linguaggio, e comporli assieme significa raccontare una storia, esprimere un’emozione. Alcuni giardinieri sanno essere poeti particolarmente abili nel colpire dritti, con dolcezza e incisività, a quel substrato della nostra anima che ha fame di bellezza.
Rodolfo Marasciuolo, curatore delle aree verdi del comune di Torino e artista in grado di plasmare emozioni di legno e ferro, appartiene sicuramente a questa categoria. Rodolfo ha riempito giardini e aiuole della città sabauda di sogni e poesia, trasformando materiale di recupero in installazioni scultoree che parlano della bellezza che sta nelle piccole cose, le quali diventano porta d’ingresso a un mondo incantato in grado di regalare un sorriso e un po’ di luce al cuore di chi ci entra.
C’è una fatina che innaffia un’aiuola fiorita, coadiuvata da un nugolo di farfalle bianche come lei, bianche come il candore dei sogni dei bambini. Si trova di fronte all’ingresso della Stazione di Porta Susa e chissà che non voglia essere un invito a viaggiare, anziché col treno, con la fantasia. Sicuramente è un’accoglienza speciale per chi arriva in visita alla città.
In Piazza Castello vagano gatti di latta, che fanno capolino da un tombino o si arrampicano su una bicicletta per acchiappare le farfalle che svolazzano attorno a un lampione.
Ai Giardini Lamarmora c’è un uomo che aspetta su una panchina con una rosa in mano. È un gentiluomo d’altri tempi, con la bombetta in testa e i baffi a manubrio: il suo velocipede è parcheggiato poco più in là, preso d’assalto da un altro gatto curioso. Lui aspetta la sua amata, paziente e un po’ trepidante. Forse l’emozione lo ha fatto arrivare troppo in anticipo o forse l’amore lo aspettano tutti, ma nessuno può dire con esattezza quando arriverà.
Quando lei arriverà, però, lui si alzerà e le porgerà la sua rosa; lei l’annuserà e, ringraziandolo con un sorriso, lo inviterà a sedersi su quest’altra panchina, dove due cuori verdi fungono da proiezione, come un’ombra viva, di quelli che loro due hanno nel petto, rossi e innamorati.
Al Parco del Valentino, un pescatore si riposa su una panchina. Chi dorme non piglia pesci, dice il proverbio; ma ci pensa il suo aiutante felino, acquattato su una roccia in mezzo al ruscello, pronto a scattare al primo guizzo sotto il pelo dell’acqua.
Poco più in là, due lampioni, stufi di fare sempre da reggimoccolo ai rendez-vous fra innamorati, hanno deciso di prendersi la loro piccola rivincita romantica.
I fiori attorno, con le stagioni, cambiano.
Ma le poesie narrate dalle sculture di Rodolfo restano. E diventano di tutti coloro che, vedendole, si mettono a sognare almeno un po’…
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