Un mare di rifiuti, in senso letterale: è il nostro Mar Tirreno, che contiene – così come accade nel Pacifico – un suo “piccolo” ma distruttivo trash vortex. I dati sono del monitoraggio condotto da Goletta Verde – Legambiente e dall’Accademia del Leviatano presentati in un incontro al ministero dell’Ambiente organizzato dal Kyoto Club, restituiscono una realtà dir poco inquietante.
L’analisi, condotta su 3.000 chilometri di costa con 136 ore di osservazione, ha evidenziato il punto più denso di rifiuti, a livello superficiale: è il Tirreno centro-meridionale, dove si trovano 13,3 oggetti in media per chilometro quadrato, mentre sono 5,1 i rifiuti nel Tirreno centro-settentrionale, 2,1 nella tratta Livorno-Bastia e 2,4 nella tratta Fiumicino-Ponza. Il problema, inoltre, peggiora man mano che ci si avvicina alle coste.
Fra tutti spicca la plastica: il 95% dei rifiuti avvistati è costituito da materiali platici di vario tipo. Su questa percentuale, il 41% è rappresentato da buste e frammenti di plastica, il 13% da teli, cioè residui unici pari a un metro o più, e il 12,5% da bottiglie. Il 33% invece, è la percentuale di cassette di polistirolo trovate lungo la tratta Fiumicino-Ponza: dati che non sorprendono, dal momento che l’Italia, fino al 2010, era il maggior consumatore di sacchetti di plastica monouso fra i Paesi europei.
“Il fenomeno della plastica in mare è un problema di dimensione globale e non riguarda solo l’Oceano Pacifico: l’Italia e il Mar Mediterraneo, infatti, sono particolarmente coinvolti e pertanto sono necessarie misure drastiche – ha spiegato Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente -I dati emersi dal monitoraggio di Goletta Verde e Accademia del Leviatano nel Mar Tirreno evidenziano come la quasi totalità dei macro rifiuti galleggianti siano di plastica e, tra questi, la percentuale più consistente è quella che riguarda le buste”
Il Tirreno centro-meridionale è la zona in cui la densità di rifiuti è più alta: il 93,8% del totale dei rifiuti nella zona è costituito da plastica. Il 27% è costituito da buste di plastica, il 23% da bottiglie e il 15% da frammenti superiori ai 25 centimetri quadrati. Le altre categorie di rifiuti osservati, fra cui gomma, legno, tessuto, carta, metallo e vetro, sono in totale solo il 6,2%.

L’analisi di Goletta Verde e Accademia del Leviatano: il 95% dei rifiuti nel Mar Tirreno è costituito da plastica
Secondo, l’UNEP, il Programma per l ’Ambiente delle Nazioni Unite la plastica rappresenta dal 60 all’80% del totale dei rifiuti in mare, con punte del 90-95% in alcune regioni: in particolare il famoso Pacific trash vortex, l’isola di rifiuti che galleggia tra le Hawaii e la California. Ma il problema dei nostri mari non è sottovalutare: fino al 2010 l’Italia deteneva un consumo di plastica pari al 25% del totale commercializzato in Europa.
Il dato sui rifiuti nel Mar Tirreno, infatti, non è nuovo: già qualche mese fa uno studio condotto da Università di Pisa e Ispra, aveva evidenziato che oltre l’80% dei macro rifiuti presenti nei nostri mari, ovvero quelli più grandi di 25 centimetri, è rappresentato da elementi in plastica di vario tipo.
La messa al bando delle buste inquinanti nel nostro Paese può rappresentare un passo avanti, se connessa a più stringenti politiche sul riciclo dei rifiuti, soprattutto nelle zone turistiche. La posizione centrale dell’Italia nel Mar Mediterraneo fa si che il nostro Paese abbia un ruolo cruciale nella difesa dei mari e della biodiversità e nelle politiche di riduzione dell’inquinamento: allo stesso modo, se si vuole massimizzare lo sforzo, l’Unione Europea non può non essere coinvolta in questi processi. Stefano Ciafani, ha infatti concluso lanciando un appello alla comunità:
“Ci appelliamo alla Commissione europea affinchè estenda a tutti gli Stati Membri il modello italiano del bando degli shopper non compostabili, per compiere un passo in avanti nella salvaguardia dei mari, per rafforzare il fronte comunitario sulla corretta gestione dei rifiuti, per tutelare la biodiversità e la fauna marina e per raggiungere uno degli obiettivi della direttiva quadro europea per la Marine Strategy”.
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