Nell’ambito della Borsa Italiana del Turismo Cooperativo ed Associativo – BITAC *, che si è svolta a Roma il 24 novembre, ha avuto luogo una interessante sessione dedicata al turismo sostenibile e alla valorizzazione dei territori.
Moderata da Maurizio Davolio, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile, con una lunga esperienza nel mondo delle cooperative turistiche, la tavola rotonda ha visto la partecipazione di Agostino Agostinelli (Federparchi), Roberta Manzi (cooperativa Limosa / Slowvenice), Francesco Tapinassi (Ministero dei beni culturali e del turismo), Giovanna Barni (Coopculture), Serena Pellegrino (Commissione ambiente della Camera dei deputati) e Sebastiano Venneri (Legambiente).
Nell’introdurre i lavori, Davolio ha suggerito che il modo migliore per valorizzare la ricchezza paesaggistica, culturale, artistica dei nostri territori è puntare sulla loro autenticità, attraverso le due forme attualmente più innovative nel campo dell’offerta turistica incoming: il turismo esperienziale e lo storytelling.
Molto interessante gli spunti offerti dall’intervento di Agostino Agostinelli, sorretti da puntuali citazioni letterarie, da Benedetto Croce a Ian McEwan, da Guido Piovene ad Antonio Tabucchi. Infatti, si può far risalire a Croce l’intuizione che bellezze artistiche e naturali costituiscono un binomio inscindibile: la dinamica secolare uomo/natura trova ideale svolgimento nell’ambito del sistema-parco, il cui ampliamento oggi va assecondato con modelli di fruizione sostenibile del territorio, come il movimento del cicloturismo – in rapida espansione – ben evidenzia. Occhio, però, al quadro macroeconomico di riferimento: secondo il rappresentante di Federparchi, siamo ancora dentro il modello fordista, pervasivo in tutti i settori dell’economia basato su un concetto di crescita quantitativa, che – pur necessaria nel contesto dato – produce effetti nefasti sul piano della qualità della vita. Citando McEwan, il vastissimo “ciarpame industriale” nel quale siamo immersi porta la gente a sciare a Dubai facendo scomparire il genius loci, lo spirito del luogo, che rende un posto unico, irripetibile e perciò meritevole di essere visitato.
Detto del progetto Ven.To., da Venezia a Torino lungo l’asse – non solo ciclabile – del Po, è di Tabucchi l’ultima citazione dell’intervento di Agostinelli, ed anche la più intrigante perché in grado di ampliare gli orizzonti fino ad esplorare il senso stesso del viaggiare: “Vedere i volti dei gitanti, scesi dal pullman dopo essere stati anche solo ad Assisi o al lago Trasimeno: il viaggio l’avevano negli occhi. Invece, la coppia tornata dal viaggio di nozze alle Comore non aveva nulla negli occhi”.
Un esempio di buona pratica nel campo del turismo sostenibile e responsabile è sicuramente quella racchiusa nel marchio Slow Venice: un progetto della cooperativa Limosa (il nome è preso in prestito da un uccello acquatico), di cui la presidente Roberta Manzi ha ricostruito la storia, iniziata nel 1987 tra natura e ambito sociale. Limosa ha dapprima operato nel campo dell’educazione ambientale e della formazione delle guide naturalistico-ambientali, per poi aprire un tour operator dedicato all’incoming con un target medio-alto di gamma.
E, poiché una comunità lagunare si alimenta della cooperazione di tutti gli attori, ha dato vita ad una vasta rete di imprese veneziane (artigiani, produttori, guide e altre imprese locali, attive nella filiera turistica), delle quali Limosa è il soggetto commerciale. Offrono la possibilità di visitare la laguna al di fuori dei soliti schemi del turismo mordi-e-fuggi, alla faccia dell’effetto-Disneyland, che minaccia la cultura di Venezia così come il mare può metterne a rischio la stessa sopravvivenza, anche grazie ad un approccio integrato ed esteso al territorio circostante, di cui Venezia è il cuore pulsante. Il progetto ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui un premio UNESCO, il terzo posto ai Sustainable tourism awards e un bando della Camera di commercio del capoluogo veneto.
Infine, Francesco Tapinassi ha raccontato degli sforzi compiuti dai più lungimiranti tra i funzionari ministeriali per promuovere una visione del Piano strategico per il turismo 2017/2022, dal titolo “Italia Paese per viaggiatori”, che avvalendosi dei contributi dei vari protagonisti tramite la piattaforma online degli Stati generali del turismo possa imprimere una caratterizzazione dell’Italia come perfetto binomio di turismo e cultura, cercando di diversificare gli arrivi (ben il 60% è concentrato in sole 4 regioni) e di evitare così le ricadute negative del caso-Barcellona, con la conseguente perdita di identità e omologazione.
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(*) Con lo slogan Lontani dal turismo di massa, vicini alle persone, la BITAC, che quest’anno ha assunto la natura di convegno, è una manifestazione delle componenti turistiche delle tre principali centrali cooperative italiane (riunite nell’Alleanza delle Cooperative Italiane Turismo) per promuovere la conoscenza e la collaborazione tra le imprese e favorire la commercializzazione dell’offerta turistica cooperativa.
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