Ritardo: la parola chiave del comparto enologico per il 2013. E non si pensi a una prospettiva negativa: in questo caso, ritardo vuol dire una maggiore e migliore produzione. Perché il 2013, che ci ha riservato un clima altalenante e un’estate meno arida degli anni precedenti, ha rasserenato produttori e consumatori: dopo due anni disastrosi, la vendemmia 2013 promette un’annata ricca, non solo a livello quantitativo, con un più 3%, ma anche e soprattutto qualitativo.
Il 2012 è stato l’annus horribilis del settore vinicolo italiano: dal 1950 non si aveva un’annata così deludente. Le forti ondate di caldo, dovute ai numerosi anticicloni, e la siccità, hanno provocato una forte riduzione della produzione, che si è fermata a 39 milioni di ettolitri.
Ma il 2013 ha permesso una produzione più lenta e una maturazione graduale: le vendemmie sono state ritardate di due settimane, protraendosi fino alla fine di ottobre e agli inizi di novembre. Sicilia e Puglia sono state le prime due regioni a raccogliere le uve precoci per lo spumante, intorno al 10 di agosto: il picco si è avuto nell’ultima settimana di settembre e nella prima di ottobre, per allungarsi fino a novembre con i vitigni autoctoni dell’Etna, il Nebbiolo della Valtellina, il Cabarnet in Alto Adige e l’Aglianico in Campania.
I dati numerici. Secondo le stime Ismea e Unione Italiana Vini, la produzione di vino 2013 si attesterà sui 44,5 milioni di ettolitri, l’8% in più rispetto al 2012. Le previsioni degli incrementi regionali, stilati dal Sole 24Ore, premiano soprattutto il Mezzogiorno: Campania e Puglia dovrebbero ottenere un più 15%, mentre Sicilia e Sardegna un più 10%.
Sarà l’Abruzzo, però, ad ottenere l’incremento relativo migliore, con un più 20%: buona anche la prestazione del Trentino Alto Adige, in cui ci si aspetta un più 15%. Solo in Friuli Venezia Giulia, a causa di alcune grandinate impreviste, si prevede una riduzione del 5%. Il primato produttivo resta dunque nelle salde mani dei produttori del Veneto, con oltre 8 milioni di ettolitri stimati per il 2013.
La produzione sarà destinata per oltre il 40% a 331 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e a 59 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia, mentre il restante 30 % andrà ai vini da tavola.
Tempi e maturazione. Eccezioni a parte, le prime uve ad essere raccolte sono quelle dell’Oltrepo Pavese e della Franciacorta: uve bianche, Pinot e Chardonnay, destinate alla produzioni di vini spumanti mentre, nella seconda metà di settembre e a ottobre, generalmente si prosegue con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano e Nebbiolo, per finire le uve Aglianico a novembre. Secondo i dati di Coldiretti, le uve bianche dovrebbero superare leggermente quelle rosse.
I dati analitici. Le escursioni termiche tra giorno e notte del 2013 sono state equilibrate, mentre le temperature non eccessivamente bollenti, con pochi periodi aridi, hanno favorito una maturazione distribuita e graduale, ottima per i vini italiani. Tutto ciò influisce sul sapore delle nostre produzioni: dai primi dati si prevede una concentrazione zuccherina inferiore e una maggiore acidità generale.
Ma la maturazione lenta ha anche permesso un accumulo maggiore di sostanze aromatiche nelle uve a bacca bianca, e di sostanze polifenoliche in quelle a bacca rossa. Come ha spiegato Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi a l’Espresso, queste caratteristiche potrebbero essere indice “di un ottimo millesimo”.
Il ritorno alla normalità. Più che di ritardo, si dovrebbe parlare di una ripresa dei vecchi tempi produttivi: i calendari di vendemmia di mezzo secolo fa, infatti, erano molto più simili a quello del 2013.
“In realtà si è tornati alla normalità- ha spiegato l’associazione- Quest’anno, infatti, per effetto dell’andamento climatico, con temperature estive non eccessivamente bollenti e giuste escursioni termiche, si è tornati a quanto accadeva ai nostri nonni”.
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