Villa Adriana, una delle aree archeologiche più importanti d’Italia, è a rischio: l’Unesco minaccia di cancellare il suo status di Patrimonio dell’Umanità. A mettere a rischio l’area di Tivoli è una colata di cemento di oltre 120 mila metri cubi di nuove palazzine vicine al celebre monumento a cielo aperto. Capofila del progetto: la Impreme Spa di Massimo Mezzaroma.
Già dal 2012 l’Unesco aveva espresso perplessità sul progetto del Comprensorio di Ponte Lucano, fino ad arrivare alla 36esima riunione del World Heritage Center, che aveva chiesto all’Italia di “informare il Whc in tempo utile rispetto a qualsiasi progetto di sviluppo pianificato nell’area buffer, includendo anche il progetto di sviluppo edilizio del ‘Comprensorio di Ponte Lucano’, per il quale deve fornire inoltre una valutazione sull’impatto” prima di mettere in atto qualsiasi impegno irreversibile.
La buffer zone. Il progetto prevede 120mila metri cubi di cemento che dovrebbero essere edificati nei terreni tra la Villa e via Galli, e altri 60mila metri cubi previsti tra la via Maremmana e il fiume Aniene: il comprensorio vicino Villa Adriana violerebbe la buffer zone, a “zona cuscinetto” creata con un accordo fra tra la Repubblica e l’Unesco per proteggere l’area archeologica di Villa Adriana. L’accordo vuole, come pena per la violazione della buffer zone, l’esclusione del sito dai benefici del patrocinio Unesco. Ma solo adesso la Procura di Tivoli si è mossa: dopo l’acquisizione, da carabinieri del Noe di Roma, nello scorso agosto, delle delibere del consiglio comunale, della convenzione urbanistica e del progetto, il pm Filippo Guerra ha acquisito tutta la documentazione in Comune.
L’approvazione del progetto. L’ultima delibera che approva il progetto di lottizzazione Nathan risale al 2011. Italia Nostra, già nel 2012 richiede l’annullamento della delibera, dichiarando che l’approvazione ignora tutto quello che è successo fra 1993 al 2006, ovvero l’anno in cui è stato presentato il piano e l’anno in cui il Consiglio di Stato riconosce i diritti pregressi ai costruttori. La vicenda è contorta: decaduto il piano del 93 a causa della scadenza dei termini di legge, la Impreme spa di Mezzaroma, ditta subentrata alle precedenti, aveva presentato un nuovo piano di lottizzazione.
Nel 1999 Villa Adriana riceve lo status di Patrimonio dell’Umanità, mentre nel frattempo Regione e governo nazionale avevano già provveduto a proteggere l’area con vari decreti. Tutto questo, secondo Italia Nostra, è stato ignorato dal Comune di Tivoli, che ha riconosciuto all’Impreme lo status del 1993 senza tenere conto di una serie di importanti modifiche apportate al progetto e dei vincoli posti dalle altre istituzioni. Luciano Meloni, di Italia Nostra Tivoli, ha spiegato:
“Nel 1999, Villa Adriana diventa patrimonio dell’umanità e quindi, in base agli accordi internazionali fra Unesco e Italia, l’intera area viene designata come area buffer. Nel 2001 poi viene applicato un vincolo paesaggistico dal ministero. Nel 2008 infine il nuovo Piano territoriale paesaggistico regionale ribadisce tale vincolo: ma, nonostante accordi internazionali e vincoli, nel 2011 viene approvata la delibera che autorizza definitivamente la lottizzazione”
Le altre proteste. Italia Nostra non è certo l’unica a puntare il dito contro il Comune e contro direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, reo di non essere intervenuto sulla questione in tempo. Ad aprile 2013, infatti, 53 senatori 5 Stelle avevano portato all’attenzione del Mibac il caso del sito, con un’interrogazione. Inoltre il Movimento 5 Stelle Tivoli, sta organizzando un’ispezione al sito archeologico per verificarne le condizioni.,
“Il progetto Nathan è solo uno dei problemi che invadono la città di Tivoli – ha spiegato al Daily Slow Antonelli Livi, del Movimento 5 Stelle Tivoli – una città che vive di eredità politiche e che vede, ogni giorno, un declassamento del proprio patrimonio artistico e archeologico, ma anche della qualità della vita dei cittadini”. I cittadini, ci spiega Livi, “notano il decadimento della città, dalle fogne, agli edifici da mettere in sicurezza, fino ai siti turistici. Negli ultimi anni, la città di Tivoli ha perso molto sul piano turistico”
La questione del buffer, che dovrebbe proteggere l’area, è poi particolarmente spinosa, perché è proprio per l’invasione di parte di quest’area da parte del progetto di Mezzaroma a poter determinare, per Villa Adriana, l’esclusione dei benefici del patrocinio Unesco.
“L’area in questione è coperta da una zona cuscinetto, un buffer che tutti coloro che devono proteggere un patrimonio del genere applicano: la responsabilità ricade su tutte le istituzioni, dalle locali alle nazionali”
Adesso si attende l’esito dell’inchiesta Procura di Tivoli e del ricorso al Tar presentato da Italia Nostra: già da un anno l’Unesco lancia avvertimenti alle amministrazioni locali e al governo.
“La nostra città- ha concluso Livi- e in generale l’intera nazione, vive di opere mastodontiche che non servono a nessuno: la domanda di case non è tale da giustificare nemmeno una parte del progetto. C’è amarezza nel vedere un territorio abbandonato a una classe politica che non tutela né l’ambiente né i cittadini, ma solo gli interessi degli imprenditori”
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