
Fonte: http://www.tucsonweekly.com/
Avevo voglia di vedere un film relativo ai viaggi e ho voluto seguire il consiglio di Netflix, che segnalava “A Walk in the Woods – A spasso nel bosco” fra le visioni che mi sarebbero potute interessare. Sulla piattaforma, la valutazione non è delle migliori ma, a parer mio, me non gli rende giustizia.
C’è chi può criticarne la trama, le luci, la fotografia, ecc… ma a me ha colpito per la morale che cerca di comunicare: il viaggio è patrimonio di tutti, non bisogna avere una particolare inclinazione naturale, né avere chissà quale tipo di esperienza per intraprendere l’esplorazione di un luogo che non si conosce, c’è sempre una prima volta per tutti e persino i più esperti possono riscontrare caratteristiche diverse in ogni avventura. Se sapessimo cosa aspettarci da ogni viaggio, viaggiare perderebbe il suo significato.
Il protagonista del film, Bill Bryson, è un viaggiatore particolare, appartiene a una fascia di età più che adulta. È uno scrittore affermato che nei suoi libri accenna a varie aree, ma mai a quella di appartenenza. È proprio questa domanda, durante un intervista televisiva a scuoterlo, è da vent’anni che vive in Inghilterra e non ha mai menzionato la sua terra d’origine, per cui decide di affrontare a piedi l’Appalachian Trail, un percorso di 3.500 km dalla Georgia al Maine.

Fonte: http://www.tampabay.com/
Questo viaggio è il simbolo della sua rimessa in gioco, per cui ne accetta tutte le condizioni: sceglie un tragitto da affrontare sotto sforzo fisico, difficoltoso per chi è fuori allenamento, e che non manca di imprevisti, come ad esempio le condizioni atmosferiche che cambiano repentinamente. Il suo compagno di viaggio è persino più improbabile, è finanche meno adatto di lui all’impresa: soffre di alcolismo e ha notevoli problemi a camminare.

Fonte: http://www.sky.com/
Durante il percorso, i due incontrano dei personaggi simbolo, dalla caricatura del viaggiatore mainstream di questa tipologia di cammino, che prevede ogni tipo di imprevisto; al modaiolo, che possiede l’attrezzatura più innovativa, fino alla saccente di turno piena di sé.

Fonte: http://www.weekendnotes.com/
È simbolico vedere come la figura di Bill evolva durante lo svolgimento della trama; inizialmente si lascia coinvolgere dai consigli sovrabbondanti che gli vengono dispensati, per cui si fa convincere ad acquistare uno zaino dalle svariate caratteristiche quando invece si tratta di un dettaglio totalmente innecessario.
Il lungometraggio è piacevole da vedere, non manca di scene simpatiche e di colpi di scena.
È anche una buona fonte di ispirazione per chi volesse intraprendere lo stesso percorso, sulla scia del cineturismo (per conoscere questo fenomeno, cliccare qui). Il sentiero sembra seguire i principi della sostenibilità, non è una tratta eccessivamente battuta, si affronta a piedi e totalmente a contatto con la natura, in un itinerario pressoché privo di pericoli. Attraversa molti Stati ed è possibile conoscerne la flora e la fauna, grazie ai ritmi slow del cammino, alternati a pernottamenti in tenda. Oltre ai boschi in sé, si attraversano anche alcune città e dei fiumi.

Fonte: http://www.pressherald.com/
La gestione del percorso è affidata all’Appalachian Trail Conservancy che dispensa consigli utili per chiunque voglia intraprendere quest’avventura.
Sicuramente si tratterà di tratte conosciute da un pubblico esperto di escursionisti, tuttavia il film ci insegna che è un viaggio che chiunque può intraprendere, per cui non sarebbe male lasciarsi stuzzicare da quest’idea.
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