Cresce l’attenzione da parte dei cittadini verso l’ecoturismo, ma l’Italia è un paese che cresce anche sotto l’aspetto del biologico, dell’ogm free e del chilometro zero. Con queste parole il presidente della Fondazione Univerde Alfonso Pecoraro Scanio ha aperto il convegno sul tema: “Turismo e ambiente: le sfide dell’ospitalità italiana”. “In agricoltura, l’Italia, è la patria della biodiversità naturale che ci consente di avere una biodiversità dei prodotti nazionali e di conseguenza delle cucine regionali”.
Antonio Noto direttore di Ipr marketing ha illustrato i dati del IV Rapporto “Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo”
“In questi 4 anni da parte della popolazione italiana presa a campione, non è cambiato tantissimo in termini di percezioni – ha spiegato Noto – considerato che la domanda verso il turismo eco era alta già diversi anni fa. Quello che i dati ci dicono è che ancora oggi alla domanda non corrisponde un’ offerta adeguata e ciò rappresenta un danno enorme dal punto di vista economico. Gli italiani sembra stiano più avanti rispetto all’industria del turismo, possiamo dire che la domanda è posizionata a livello dei paesi del Nord Europa”.
Cresce la conoscenza del turismo sostenibile (dal 63% al 75 %) ritenuto eticamente corretto (35%) e vicino alla natura (31%) e solo dal 9% è ritenuto utopico e dal 4% costoso. Il 4% lo ritiene un freno allo sviluppo, il 48% un’opportunità di crescita e il 41% una necessità. In crescita (dal 39% al 45%) chi pagherebbe fino ad un 10-20% in più per non danneggiare l’ambiente mentre scende dal 42% al 33% chi prende in considerazione solo il costo economico. Per l’alloggio gli hotel restano la prima scelta (45%) ma crescono i b&b (al 37%)
Per informarsi si conferma la centralità del web (passato dal 65% all’88%) seguito dal passaparola (24%) mentre tv giornali e media tradizionali sono scesi dal 25% al 13%. Un cittadino su due conferma che è disposto a pagare un 10/20 % in più percepisce garanzie riguardo al fatto di vivere un’esperienza realmente eco. Ad esempio comunicare che una struttura possiede i pannelli fotovoltaici fa percepire ai turisti immediatamente attenzione all’ambiente.
Cresce anche la conoscenza dell’ Ecoturismo, dal 47% del 2011 al 58% di oggi, con un picco dell’82% per gli over 54 anni, segno che occorre aumentare la divulgazione tra i più giovani. Anche in questo caso l’informazione passa dal web e più in particolare dai motori di ricerca (67%) e dai siti specifici (42%) con un vistosa crescita in un anno dei siti del turismo generalista (es. Trip Advisor, etc) passati dal 21 al 30% mentre i siti istituzionali restano scarsamente visitati (8%) così come i social (4%).
Elena David Vice Presidente di Federturismo, ha spiegato che sostenibilità deve essere sinonimo di qualità, e che si deve potenziare un sistema di certificazione che possa garantire risultati certi attraverso determinati parametri, altrimenti chiunque può darsi un’etichetta eco”.
Elena dell’Agnese, dell’ Università Bicocca Milano ha richiamato l’attenzione sull’uso corretto delle formule : “l’ecoturismo non necessariamente è un turismo sostenibile. Sono insostenibili anche alcune pratiche di turismo responsabile. Il chilometro zero è sempre sostenibile? Comporta certo un minor inquinamento di trasporto, ma può aumentare la richiesta di prodotti a disponibilità limitata, ad esempio il prodotto tipico, per cui se aumentiamo la domanda facciamo salire necessariamente il prezzo”.
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