Con la primavera in arrivo – e subito dopo le giornate FAI, grazie alle quali è stato possibile visitare alcuni dei luoghi più belli delle nostre regioni – provo a raccontarvi, in una passeggiata immaginaria, un itinerario che tocchi le 4 province della Campania, scoprendo angoli nascosti di una regione ricca di sorprese.
Partiamo da Salerno e dal magnifico complesso di San Pietro a Corte, nel cuore della città medievale. Fondata in età longobarda dal principe Arechi II, che trasferì la capitale della Longobardia minore a Salerno, l’area della struttura era occupata da un edificio termale, riutilizzato poi in età cristiana come luogo di culto e sepoltura. Il colpo d’occhio della chiesa è, per questo motivo, incredibile, dato che presenta quattro stratificazioni: l’edificio termale romano; l’ecclesia paleocristiana; la cappella di palazzo longobarda e infine il palazzo pubblico medievale, sede del Parlamento cittadino.
In provincia di Caserta, nella piccola Caiazzo, una rocca è da secoli il simbolo della città. Seppure sia da sempre un centro abitato di modeste dimensioni, la cittadina di Caiazzo sorge all’incrocio di importanti vie di comunicazione. Il castello longobardo, situato sulla parte alta della città, a circa 250 metri sul livello del mare, venne costruito sui resti dell’Arx romana.
Al centro di contese per secoli, dal IX secolo in poi appartenne prima a Teodorico, conte di Caiazzo, e poi – dal 1070 – ai Normanni. In seguito, gli Svevi – con Federico II, che soggiornò tra le sue mura – e, a seguire, i conti di Caserta, i Sanseverino di Salerno, gli Aragona e i Vicerè spagnoli furono proprietari di queste terre. Dal ‘500 in poi, tra le sue mura si susseguirono diverse famiglie nobili, ma la rocca vide il suo momento di gloria durante il Risorgimento, in quanto protagonista di operazione belliche che portarono all’Unità d’Italia.
A Montefusco, borgo collinare alle porte di Avellino, sorge un’imponente costruzione: il Carcere Borbonico. Seppure, storicamente, la costruzione risalga al periodo longobardo, quest’edificio è famoso per il suo ruolo in epoca moderna. Fu infatti Ferdinando II di Borbone, nel 1851, a trasformarlo in carcere politico per i patrioti anti-borbonici; il carcere, la cui parte settentrionale è ricavata direttamente nella roccia, fu tristemente famoso per la durezza del trattamento riservato ai prigionieri, e chi ne usciva vivo riportava i segni indelebili della prigionia.
Oggi, tra le possenti mura, sono ancora visibili il pavimento in ciottoli, le pesanti porte e gli elementi in ferro, compreso il “puntale”, un grande anello conficcato nel muro o sul pavimento, che serviva a immobilizzare il prigioniero. A ciò si aggiungono il sibilare del vento e il freddo, che costringevano i a dormire ammassati. Ancora oggi, sulle imposte di legno, è possibile leggere i nomi incisi da tanti detenuti.
Ultima tappa, nel centro di Benevento, una Villa settecentesca, che racconta di nobiltà e fasti dell’epoca dei Lumi. Villa Beatrice-Collenea è una residenza aristocratica in stile vanvitelliano neoclassico tardo-settecentesco, nata come residenza estiva e di campagna della famiglia aristocarica Collenea–Isernia. La sua storia è legata a quella della grande casata nobiliare e nelle sue stanze hanno trovato posto ospiti illustri, come papa Pio IX durante la sua visita a Benevento, nel 1849. Il grande salone, le ricche stanze e le cucine sono ancora visitabili; ma spettacolare è il parco che la circonda, ricco di diverse varietà di piante, tra cui due maestosi cedri del Libano.
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