Uscite per un momento dal sentiero e calpestate le foglie: questo suono si accompagna a quello del vento che muove gli alberi e al canto di acque in movimento.
La cascata adesso è chiusa ma qualcosa fluisce sempre, costantemente, un’acqua mai ferma che va via da qui per non tornare più; ovunque andrà, porterà con sé questo silenzio e questo canto nella vallata che è ai piedi del sentiero 5, nel Parco della Cascata delle Marmore.
Di artificiale qui sembra esserci solo il colore del mio quaderno.
Aspettate a giudicare.
Intanto sappiate che la cascata non è pura natura ed è sottoposta a orari di chiusura e apertura (non è magia: è industria).
Poi venite con me, accompagnati dal canto delle acque residue di una cascata in pausa pranzo.
Delle panchine in pietra son qui per voi; potete sedervi in questo spiraglio di sole e rabbrividire al vento a tratti gelido, che sembra venire dal letto del Nera, che scorre qua sotto.
Vi sentite grandi e potenti da quest’altezza fredda. Laggiù, i turisti al Belvedere Inferiore sembrano formiche alla ricerca di cibo, perché se il sole scalda ancora, l’inverno a chiamata risponde. Vi sentite al sicuro, la rupe è consolidata da pozzi e tiranti che sono qui a fare un nascosto e fondamentale lavoro ormai da alcuni anni.
Davanti a voi, in un altro angolo di sentiero, scorgete l’imponente e appuntito Monte Solenne, 1.286 metri sul livello del mare, che conserva la stessa forma di cono perfetto da qualunque prospettiva voi lo guardiate. La Valnerina, la strada che inizia a Terni e fende tutta la Vallata del Nera, arriva lontano.
Da qui voi la potete osservare in silenzio, così come fanno i paesi di Collestatte, Torreorsina, Ferentillo, Arrone, Casteldilago, piccoli gioielli arroccati su colline gentili, che hanno il colore delle nuvole d’autunno o delle foglie del sentiero 5.
Da questo punto di sentiero, l’acqua residua non si sente più, il vento vi scompiglia i capelli e vi porta voci lontane e il lontano rumore delle auto della Valnerina.
Alberi strani e piante colorate e panchine e… gigantesche turbine vi appaiono davanti.
Ecco che di artificiale non c’è più solo il quaderno, adesso.
Potreste d’un tratto sentirvi piccoli piccoli, sopraffatti dalla storia, dall’archeologia industriale, dalla veduta sulla valle, dall’autunno.
Non scoraggiatevi, però, perché se vi addentrate nel boschetto alla vostra destra, le radure, le grotte e i ciclamini vi faranno sentire i protagonisti di una fiaba, alla ricerca di un sacro tesoro.
Il vostro quaderno vuoto si riempie di meraviglia: è come guardare in una cornice che sembra vuota ma ritrae la perfezione della natura, a saperla vedere.
Vi affacciate in un punto in cui le ringhiere formano un angolo acuto, quel punto che ben si distingue quando, dal belvedere inferiore, volgete lo sguardo in su a cercare il sentiero 5.
Avete una giacca rossa e sapete bene che da sotto qualcuno adesso vi vede e sorriderete, con un senso di potenza ritrovata.
Tornate indietro, passando sotto questo tunnel di rami e foglie intrecciati e lasciate alle vostre spalle quel cancello oltre il quale c’è il sentiero 6 del Parco della Cascata delle Marmore.
Ma questa è un’altra avventura, a cascata chiusa, in un altro viaggio in compagnia di voi stessi, lentamente.
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