Venuta a conoscenza di un’antica tradizione dei vicoli di Favara (AG), in un nuvoloso pomeriggio di metà gennaio assisto alla preparazione dei cannoli, tipici dolci siciliani, preparati dalle mani di un’anziana signora del posto.
Un’attenta cura anche ai minimi dettagli per la buona riuscita del dolce e ci ritroviamo seduti davanti a una piccola stufa con una tazza di caffè tra le mani. Basta un solo morso per lasciare che quel delizioso contrasto tra croccante e morbido susciti in me la voglia di saperne di più sulle origini di questo saporito dolce.
Il nome deriva dai piccoli cilindri ottenuti ritagliando normali canne di fiume, utilizzate per la preparazione del dolce prima delle moderne leggi in materia d’igene. Antiche leggende narrano che furono le donne del signore dell’allora Qal–at–al-nisa (odierna Caltanissetta) le inventrici della ricetta.
Queste donne, per ingannare il tempo in attesa del ritorno degli emiri saraceni, si cimentarono nella creazione del dolce ispirandosi a un dolce di origine romana, di cui già parlava Cicerone: “tubus farinarius, dulcissimo, edulio ex lacte factus” ovvero, “ cannolo farinaceo fatto di latte, per un dolcissimo cibo”.
In uno studio sul rapporto tra la geometria e la simbologia, sviluppato da Giuseppe Coria [giornalista enogastronimico siciliano, n.d.r.], l’aspetto del dolce rappresenterebbe la forma fallica: il cannolo, dunque, richiamerebbe un significato di fecondità e forza generatrice.
Con la fine del dominio arabo in Sicilia, gli harem scomparvero e, secondo la tradizione, alcune tra le favorite, ritiratesi nei monasteri a seguito della conversione alla fede cristiana, portarono con sé anche le ricette elaborate nelle corti degli emiri.
Quella del cannolo è una delle ricette tramandate dalle donne musulmane alle consorelle cristiane, che lo iniziarono a produrre inizialmente solo per il Carnevale. Col passare del tempo, però, la preparazione ha perso il suo carattere di occasionalità, conoscendo una notevole diffusione durante tutto l’anno. Gli arabi, abilissimi pasticceri, apportarono infatti molte novità in Sicilia, in particolare nella cucina, introducendo la canna da zucchero, le mandorle, l’anice, la cannella ecc.
E se è vero che la ricotta di pecora già si produceva in Sicilia, è anche vero che sono stati gli arabi a lavorarla e aromatizzarla, scoprendo l’accoppiata vincente, zucchero e ricotta, ripieno tradizionale del cannoli siciliani. Questo tipico dolce richiama la Sicilia in tutto e per tutto: il profumo, il contrasto dei colori, la consistenza e il sapore che si conserva nel tempo, indelebile nella nostra memoria.
Tag:arabi, Caltanissetta, Cannolo, Cicerone, favara, Giuseppe Coria, pasticceria, Sicilia