“DOCCIA GELATA” PER LA SLA: LA SOLIDARIETA’ DIVERTE IL WEB

“Non capita tutti i giorni di partecipare a un’iniziativa di solidarietà che prevede di rovesciarsi secchiate d’acqua gelata addosso”, è quello che hanno pensato due ragazzi americani, Pete Frates e Corey Griffin, mentre lanciano sul web “Ice Bucket Challange”. La “Sfida del secchiello ghiacciato”, così in italiano, è una campagna di sensibilizzazione sul problema della Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia neurodegenerativa con incidenza, per il solo territorio italiano, di circa mille nuovi casi l’anno. Pensata come una vera e propria sfida, l’idea di Frates e Griffin, ricordiamo quest’ultimo morto annegato in un incidente subacqueo alcuni giorni fa, consiste nel nominare altri amici durante l’atto di gettarsi “secchiate” d’acqua gelata addosso. Chi è sfidato ha ventiquattro ore di tempo per fare lo stesso e pubblicare il video invitando altre persone. Il fenomeno, divenuto il vero tormentone virale di quest’estate, ha riscosso dopo solo una settimana un grande successo. Politici, sportivi, cantanti, attori, ogni giorno, riempiono il web con video in cui lanciano la “sfida al secchiello ghiacciato”. Più di 20 milioni i contributi multimediali postati in rete. Da Cristiano Ronaldo a George W. Bush, da Bill Gates a Mark Zuckerberg, sono solo alcuni dei personaggi famosi che da tutto il mondo hanno risposto all’iniziativa. “Doccia gelata” anche per Matteo Renzi. Il Premier italiano, dall’hotel di Forte dei Marmi dove si trova in vacanza, ha raccolto la “sfida” lanciata da Fiorello. E tra le sue nomination spicca il nome di Roberto Baggio, impegnato già da qualche tempo nella battaglia anti-Sla. I protagonisti della secchiata donano un minimo di 10 dollari, ma soprattutto contribuiscono alla campagna mettendosi in gioco. A molti può sembrare solo una nuova trovata per farsi pubblicità; ma grazie ai volti noti e alla rapidità di diffusione delle notizie via web, l’iniziativa ha raccolto in pochi giorni negli USA circa 40 milioni di dollari. Certo, non è una maniera ortodossa di trovar soldi per la ricerca; ma l’era del web 3.0, ci ha abituati a questo tipo di azioni che, come un virus, coinvolgono il mondo in un nobile gesto di solidarietà.