A volte le sorprese più gradite le scoviamo negli angoli più remoti. Le esperienze più emozionanti sono quelle che ci colgono all’improvviso, senza che ne avessimo alcun sentore; e così è stato per me quando mi sono imbattuta nella Fondazione Mastroianni,durante una mia peregrinazione nei luoghi di Cicerone e Caio Mario.
Arpino, infatti, si trova in una posizione deliziosa della provincia di Frosinone, su una collina da cui domina la media valle del fiume Liri. La cittadina ha dato i natali a molti personaggi storici di rilievo: oltre ai due già citati, si annoverano Marco Vipsiano Agrippa (generale romano), Vittoria Colonna (poetessa e amica intima di Michelangelo), Giuseppe Cesari, detto Cavalier d’Arpino (celebre pittore), Pasquale Rotondi (storico dell’arte e uno dei più importanti Monuments Men italiani). E poi la famiglia Mastroianni con Umberto, Domenico, Alberto e Marcello.
Insomma, Arpino può essere considerata una vera e propria fucina di artisti e attività culturali, in cui la Fondazione gioca un ruolo fondamentale per la memoria delle arti.
È importante ricordare che il legame tra Umberto Mastroianni e la provincia di Frosinone si spinge indietro nel tempo. Nato a Isola Liri e trasferitosi prima a Roma e poi a Torino, cerca di mantenere vivo il rapporto con la terra d’origine, realizzando nel ’71 il Monumento ai Caduti di tutte le guerre per la città di Frosinone e nell’87 il Mausoleo della pace a Cassino.
L’idea della collezione nasce nell’86, quando viene organizzata una mostra dedicata a Umberto Mastroianni nel Palazzo della Provincia di Frosinone. Da lì a pochi anni segue la donazione di 81 opere, che ne costituiscono il cuore. Nel ‘99 si costituisce la Fondazione, che viene prima ospitata nel Palazzo Boncompagni e poi, da due anni a questa parte, nel medievale Castello Ladislao, struttura che contribuisce a donare un fascino magnetico alla collezione.
Le mura di pietra nuda fanno da perfetto contraltare alle superfici metalliche delle sculture di Umberto Mastroianni. Il contrasto cromatico, oltre che materico, esalta la sua “poetica della Resistenza” – così come la definì Giulio Carlo Argan –, cercata e perfezionata attraverso la sua opera fin dal 1945, quando vinse il concorso per il Monumento al partigiano, ora nel cimitero Generale di Torino.
Il percorso che si snoda all’interno delle sale del Castello Ladislao permette di ricostruire tutta la vitale creatività della famiglia Mastroianni, a partire da Domenico, scultore dalla personalità eclettica e raffinata, che avvia i contatti della famiglia con i circoli culturali parigini a partire dai primissimi anni del Novecento. Rientra ad Arpino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e si stabilisce proprio nel Castello Ladislao, dove apre uno studio.
Nel Museo della Fondazione sono presenti alcuni suoi bozzetti, come il Monumento della Vittoria di Carnello, oltre a una ricca collezione di opere pubbliche e cartoline, tra cui i personaggi dei Promessi sposi e della Divina Commedia. Le cartoline non sono immagini realizzate esclusivamente attraverso i mezzi della scultura: sono delle fotosculture (o scultografie), una forma di produzione artistica del tutto originale, in cui coesistono il gusto dell’Art Nouveau e la fotografia.
Domenico è padre di Alberto e nonno di Umberto, attraverso i quali si delinea un’interessantissima vena artistica. Alberto, infatti, è un valente disegnatore e fumettista, che ricrea con satira e acume soprattutto il mondo animale. I suoi lavori più noti sono i fumetti Dinostory – sulla storia dei dinosauri – e Paolina Gallina Borghese – interpretazione del diario di Paolina Borghese di Alatri. Negli animali trovava spunto per rappresentare la proporzione delle forme, oltre che l’equilibrio e l’armonia alla base del rapporto tra linea e contenuto.
Giorgio De Chirico scrisse di Alberto che “coltivando e curando la forma, dà vita a quelle sue immagini, ove poesia, ironia, piacevole stranezza (poiché esiste anche la stranezza piacevole tipo Dalì) si danno la mano e cantano insieme”. Grazie a questa sua attitudine da moderno Esopo, Alberto collabora con la Settimana Incom dal ’64 al ’66 e poi con l’Europeo, dove aveva una sua rubrica: Lo Zoo di Mastroianni.
Alla schiera di scultori e disegnatori, si aggiungono anche i ceramisti Felice, Vincenzo Pietro e Emilio Mastroianni, che rappresentarono l’artigianato di qualità già all’Esposizione universale di Roma nel 1911. Emilio è noto per la produzione delle cosiddette “pasquarelle”, vale a dire le statuine da presepe di cui il Museo di Arpino presenta una pregevole collezione.
Per chiudere poi con alcuni esponenti della famiglia che si sono distinti nel mondo cinematografico: da Marcello a suo fratello Ruggero (montatore per Petri, Visconti, Rosi e Felllini), a Barbara (costumista teatrale e cinematografica) e Chiara (attrice).
In questo ricco e complesso gruppo di opere della famiglia Mastroianni si inseriscono l’intensa attività espositiva di artisti contemporanei, convegni e corsi di studio, che la Fondazione offre regolarmente, facendo del Castello un vero centro per la promozione e la diffusione della cultura, con l’obiettivo di realizzare un museo territoriale provinciale che – secondo la volontà di Umberto Mastroianni – possa costruire un patrimonio espositivo che lo proietti in una dimensione internazionale.
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