Una vera e propria strage di cani e gatti randagi, per evitare “un danno all’immagine” dei Giochi invernali di Sochi, in Russia. A pochi giorni dall’apertura ufficiale delle Olimpiadi invernali, una nuova terribile ombra viene gettata sulla cerimonia da un servizio della tv americana Abc. A confermare l’operazione è stato poi lo stesso Alexei Sorokin, responsabile della società incaricata dei “lavori”, la Basya Services.
Era già successo in Ucraina per gli Europei di calcio del 2012 e a Pechino, per le Olimpiadi del 2008: cani e gatti randagi sacrificati in nome dell’immagine delle città ospitanti, che devono diventare un biglietto da visita della nazione stessa.
Contattato dalla Abc, Sorokin si è rifiutato di svelare quanti cani stessero subendo questo terribile trattamento e quali siano i metodi usati dalla compagnia, che ha avuto l’incarico di intensificare le operazioni nelle ultime settimane. Sorokin ha difeso la strategia del governo russo, spiegando:
“Facciamo un lavoro importante, perché a Sochi di questi animali ce ne sono a migliaia e sono pericolosi visto che spesso mordono i bambini. Io sostengo il diritto delle persone di girare liberamente per le strade senza paura di essere attaccati e diciamo le cose come stanno: i cani sono spazzatura”.
Secondo le associazioni animaliste russe sarebbero almeno duemila gli esemplari fin ora soppressi, fra cani e gatti: ma, nei giorni precedenti all’apertura dei giochi, le operazioni subiranno una velocizzazione.
Il responsabile della Basya Services, incaricata ordinaria della sopressione dei cani a Sochi, non è il solo a difendere pubblicamente il metodo usato: anche Sergei Krivonosov, deputato della regione di Krasnodar, ha definito una “responsabilità” la strage in atto:
“Abbiamo un obbligo vero la comunità internazionale: c’è un evidente problema con gli animali per le nostre strade e il metodo più veloce per risolverlo è ucciderli”
In nome di questa politica, non solo gli animali, ma anche i cittadini vengono cacciati: ambulanti, homeless, poveri, tutto ciò che può violare una rappresentazione idilliaca del luogo che ospita queste manifestazioni sportive.
E che dire delle violenta repressione della comunità LGBT in Russia? Le ultime norme emanate dal governo russo, infatti, non hanno fatto altro che scatenare proteste in tutto il mondo, spingendo alcune atleti a protestare formalmente contro l’omofobia imperante nel Paese.
Infine le accuse di corruzione nell’assegnazione degli appalti: sembra proprio che i Giochi invernali di Sochi stiano diventando la negazione dei valori che dovrebbero sostanziare queste manifestazioni sportive.
Problemi del genere si stanno presentando in tutte le manifestazioni sportive internazionali degli ultimi anni: ma molti osservatori seguitano ad affermare che non è il Coni, o qualsiasi altra organizzazione sportiva internazionale, a dover analizzare la situazione dei diritti umani dei Paesi ospitanti. La questione riguarda i valori fondativi dello sport e la responsabilità che il mondo dello sport ha nella diffusione e nella difesa di questi valori.
E’ giusto organizzare Giochi e Olimpiadi in paesi che non rispettano i diritti umani e degli animali, che violano pesantemente le regole ambientali o che non tutelano neanche i propri atleti?
E’ giusto avallare, in nome di una mediazione futura, il lavoro di governi che sfruttano i propri cittadini, aumentando il gap fra quelli di serie A e quelli di serie B, proprio per mostrare un’immagine idilliaca del proprio Paese agli occhi internazionali?
Un dilemma saltato agli occhi dell’opinione pubblica negli ultimi anni, ma che diventerà sempre più pressante in futuro.
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