
Franco Bomprezzi Giornalista
Nel nostro paese è ancora difficile esercitare questa professione ma non impossibile.
È accaduto alcuni anni fa che un ragazzo non vedente dalla nascita, si sia dovuto recare all’estero per svolgere il lavoro che più ama e cioè fare il giornalista.
Maurizio, questo il suo nome, aveva frequentato la scuola di giornalismo ad Urbino e nel 2008 è divenuto professionista.
Purtroppo se in Italia c’è già crisi nell’ambito occupazionale, per un disabile trovare lavoro è quasi un miraggio nel deserto e difatti troppi sono stati gli ostacoli ed i problemi che ha incontrato lungo la strada.
Il nostro è un sistema che ancora non vuole accettare o non è in grado di farlo, chi è “diversamente abile”.
Il ragazzo non si è perso d’animo e ha inseguito il suo sogno recandosi a Bruxelles.
Oggi si occupa soprattutto di tematiche sociali e cooperazione e sviluppo.
Inoltre alla Bbc cura un programma radiofonico dove racconta storie di persone che si sono distinte per i propri meriti.
Sono trascorsi alcuni anni da allora e ci domandiamo se nel nostro Paese, le cose sono cambiate.
La risposta non è poi così entusiasmante.
Però c’è una persona che non si può scordare e che fa comprendere come con l’amore, la determinazione e la forza ciò che pare impossibile, diviene fattibile.
Così anche il sogno di diventare giornalista seppur disabile, può diventare realtà anche in Italia.
Sto parlando di Franco Bomprezzi nato nel ’52, affetto fin dalla nascita da una rara malformazione congenita, l’Osteogenesis Imperfecta, che è divenuto giornalista professionista nel 1984.
Dal 1995 assume la direzione di ‘Freely‘, intendendo dedicarsi a tempo pieno all’informazione in favore dei disabili e per l’affermazione di una ‘cultura della normalità‘.
Alla fine diviene un “free lance” per scelta e si dedica alla comunicazione sociale e all’informazione sulla disabilità.
Oltre a fare il giornalista, era anche uno scrittore, ha infatti pubblicato diversi libri.
Nominato Cavaliere dal presidente Napolitano il 3 dicembre 2007, Milano dice addio al «giornalista a rotelle», come amava definirsi, il 18 dicembre 2014; aveva 62 anni.
Così come affermava anche lui, “occorre abbattere e sconfiggere la pigrizia mentale, perché solo così si può pensare ad un futuro di grande libertà per le persone“.
Questo stimolo può portare un vero cambiamento nella società di oggi, nel mondo della cultura e dell’informazione.
Tutto però deve sempre partire da noi; noi siamo gli artefici del nostro destino e con le nostre gesta possiamo fare tanto anche per coloro che seguiranno.
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