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Oggi un po’ tutti conosciamo Agrigento per la maestosità dei suoi reperti storici. Ma com’era veramente in passato? La Sicilia, e in particolare la provincia di Girgenti (Agrigento), era ricca di giacimenti di zolfo: le numerose miniere variavano per profondità, lunghezza e numero delle gallerie di estrazione.
Nonostante l’impiego della tecnologia moderna per l’estrazione dello zolfo, nel passato recente avvenivano parecchie ingiustizie verso i minori, che venivano sfruttati nel lavoro delle miniere. I lavoratori della solfara iniziavano la loro giornata ancor prima che facesse giorno. Questi ricoprivano diversi ruoli:
– IL CAPOMASTRO: uomo di grande esperienza – acquisita nei suoi lunghi anni di lavoro -, che dava le disposizioni sul da farsi.
– I PIRRIATURA: o picconieri. Erano quelli che con il piccone estraevano lo zolfo.
– I SPISAROLA: addetti alla ricerca di nuovi strati di zolfo, essi realizzavano acquedotti ed eseguivano opere giornaliere di manutenzione della miniera.
– GLI ACQUALORA: liberavano gli strati dello zolfo con l’acqua.
– I SCARCARATURA: coloro che riempivano di zolfo i calcaroni per la fusione.
– GLI ARDITURA: si occupavano del funzionamento dei calcaroni e di ricevere lo zolfo fuso nelle gavite, dove esso si raffreddava e induriva. Terminata questa fase, veniva raccolto in balete.
– I CARRITTERA: il loro lavoro consisteva nello spingere i vagoni sulle rotaie e trasportare il minerale ai luoghi di scarico, sia all’interno che all’esterno della miniera.
– I RICEVITORI E I MARCHIERI: i ricevitori, che stavano all’ingresso del pozzo, erano addetti a ricevere i vagoni. I marchieri avevano l’incarico di annotare su apposite tabelle il numero dei vagoni che venivano mandati fuori dalla miniera.
Ma, di sicuro, la figura più emblematica è quella dei CARUSI: ragazzi dai 7 ai 18 anni che trasportavano lo zolfo estratto dai picconieri all’esterno delle miniere o vicino ai vagoni.
Il lavoro minorile nelle gallerie era più duro di quanto si possa immaginare; i fanciulli, infatti, trasportavano il minerale sulla schiena, in sacchi o ceste. Il “caruso” veniva ceduto dai familiari ai picconieri della miniera. I familiari venivano pagati in anticipo, per cui si creava un debito che il ragazzo era obbligato a onorare.
Il lavoro dei fanciulli nelle gallerie andava dalle 8 alle 10 ore al giorno, durantele quali essi dovevano compiere un determinato numero di viaggi. I più piccoli trasportavano un peso dai 25 ai 30 kg, e quelli dai 16 anni in poi dai 70 agli 80 kg. In media ogni caruso compiva 29 viaggi di andata e 29 di ritorno.
Il guadagno giornaliero di un ragazzo di 8 anni era di £ 0,50, quello dei più piccoli e deboli di £0,35, mentre i ragazzi più grandi guadagnavano circa £1,50 e talvolta £2,00. Difficilmente questi ragazzini sottoposti a tali crudezze crescevano sani: spesso, anzi, erano storpi e rachitici. Dai documenti raccolti nel 1882 dall’allora Prefetto di Girgenti, Senatore Tamajo, in 72 miniere della provincia, i fanciulli al lavoro erano ben 2626.
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Tag:Agrigento. solfare, Girgenti, lavoro minorile, zolfo