Una notizia completamente ignorata dai media italiani, ma potenzialmente esplosiva. E’ quella data pochi giorni fa dal britannico The Telegraph, che a sua volta l’ha ripresa dal Daily Mail: secondo alcune indiscrezioni, in un rapporto dell’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, gli scienziati del gruppo intergovernativo dell’ONU ammettono di aver esagerato con le previsioni sul global warming.
Il rapporto, frutto di sei anni di lavoro dell’IPCC, sarà reso pubblico a fine mese: al momento ne circola una bozza, trapelata dalla riunione del gruppo della Nazioni Unite. Il documento, secondo The Telegraph, avrebbe dovuto essere “il vangelo” che giustifica le nuove strategie in materia di rinnovabili e le crescenti tasse sui combustibili fossili, ma l’ammissione dei ricercatori potrebbe trasformarlo in un boomerang.
Gli errori. Nel rapporto dell’IPCC del 2007, i ricercatori prevedevano un graduale ritiro del ghiaccio atlantico: il documento del 2013, invece, registra un incremento, se pur piccolo, ma al momento inspiegabile. Quest’anno, sottolinea The Telegraph, si registra addirittura un “livello record” dei ghiacciai rispetto agli ultimi anni. Si legge nella bozza:
“La maggior parte dei modelli simulano una piccola tendenza alla diminuzione nell’estensione dei ghiacci dell’Antartico, in contrasto con la piccola tendenza all’aumento che risulta dalle osservazioni”.
Per quanto riguarda l’aumento delle temperature, il rapporto del 2007 parlava di una crescita di 0,13 gradi centigradi a decenni: nel nuovo rapporto, i ricercatori ammettono che la crescita è invece dello 0,12 gradi centigradi. Altra ammissione contenuta nella bozza è il fatto che esista –come altri scienziati invece ammettono- una piccola componente naturale non dovuta all’attività dell’uomo, nel surriscaldamento del pianeta: ma i modelli matematici messi a punto non riescono a misurarne l’impatto.
Gli esperti IPPC, inoltre, non riescono a spiegare la “pausa” nell’incremento delle temperature che si registra dal 1997 circa: smentiscono, inoltre il fatto che in questo decennio la temperatura terrestre abbia raggiunto il picco massimo degli ultimi 1.300 anni.
I ricercatori hanno scoperto, infatti, che tra il 950 ed il 1250 dopo Cristo, durante la così detta Medieval Climate Anomaly, l’anomalia climatica medievale, in alcune parti della Terra le temperature sono rimaste alte, allo stesso livello attuale, per decenni: un periodo non imputabile alla presenza di attività industriali o alla moderna tecnologia.
“La ricostruzione delle temperature superficiali- si legge nella bozza- mostrano intervalli multi-decennali in corrispondenza dell’anomalia climatica medievale, in cui alcune regioni erano calde come alla fine del 20° Secolo”
Anche su uragani e cicloni c’è da smentire qualche affermazione: nel documento del 2007 si citava un loro aumento repentino, cosa che invece non sarebbe avvenuta. Il professor Myles Allen, coautore del documento e direttore del Climate Research Network della Oxford University, ha spiegato:
“È una fantasia completa pensare che sia possibile redigere un’infallibile, o quasi infallibile, analisi. Non è una Bibbia, si tratta di un esame scientifico”
Le elaborazioni dell’IPCC, dunque, non sarebbero la verità assoluta, ma solo un tentativo di chiarire delle ipotesi e di fare delle previsioni più aderenti possibili alla realtà futura. Ma come ogni rapporto scientifico, può essere smentito.
Ovviamente, ciò non toglie che gli scienziati dell’IPCC siano comune convinti che le attività umane rappresentino il 95% delle cause del global warming. Resta da vedere cos’ altro ci sarà nel rapporto, la cui pubblicazione ufficiale è al momento fissata per fine mese e che è sicuramente destinato a suscitare un dibattito infuocato.
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