Racconigi è un piccolo borgo medievale in provincia di Cuneo, adagiato fra le Alpi Cozie e le colline del Roero, su un altopiano verde e umido. Racconigi ha un minuscolo cuore, fatto di vicoli ricchi di storia e di storie, fatto di chiese, palazzi e un reticolo di canali (in piemontese bealere) sviluppatosi in funzione della locale industria della seta, vene pulsanti attorno e sotto le stradine del centro storico.
Ma Racconigi è soprattutto il suo castello, residenza sabauda che l’UNESCO ha inserito fra i beni protetti del suo patrimonio, elegante e armonioso lifting neoclassico di mattoni rossi, che nel XVII secolo è sopraggiunto ad addolcire i prosaici lineamenti di una preesistente fortezza medievale.
Per più di un secolo, il castello fu la residenza ufficiale di un ramo cadetto della famiglia Savoia, quei Carignano che poi, con Carlo Alberto, riuscirono a salire sul trono del Regno di Sardegna, quando l’ultimo esponente della linea di sangue principale, Carlo Felice, morì senza eredi diretti. Carlo Alberto non si dimenticò del suo bel castello di campagna ma, anzi, decise di aggiungere qualche ulteriore abbellimento al suo look e lo fece assurgere al rango di “residenza reale”, sede di villeggiatura della famiglia regnante durante i periodi primaverile e autunnale.
Il castello fa da porta d’ingresso a un parco verdissimo e ombroso, che si estende in un perimetro di circa 6 km. Il parco, in origine, fu progettato dallo stesso architetto che ideò i giardini della Reggia di Versailles ma nel 1700 Giuseppina di Lorena-Armagnac, principessa consorte di casa Savoia – di origini francesi – lo fece trasformare, tingendolo con i chiaroscuri dello stile romantico e rendendolo più rigoglioso e selvaggio.
Suo nipote Carlo Alberto fece completare il disegno che la nonna aveva in mente, aggiungendo il lago, i corsi d’acqua che lo alimentano, ponticelli e colline.
L’allure romantica di questo parco lo fa sembrare uscito da un dipinto di quell’epoca o dalle pagine di un romanzo gotico: pur essendo in Italia e di progettazione francese, ha qualcosa, nelle sue ombre rigogliose, nei suoi silenzi e nel suo verde un po’ selvaggio, che mi ricorda l’epoca vittoriana, che mi ricorda l’Inghilterra. E nasconde qua e là piccole sorprese, piccoli misteri fatti di magia e bellezza.
In riva al lago c’è una collinetta che nasconde una grotta artificiale dedicata a Mago Merlino, con le pareti tappezzate da stalattiti e stalagmiti prese dalle Grotte di Bossea (CN), nonché pietre luccicanti.
Ma, soprattutto, all’estremità opposta del parco c’è la Margaria, che dovrebbe essere una cascina, ma il cui stile neogotico in mattoni, elegante e misterioso, da lontano la fa quasi sembrare una villa immersa nella campagna britannica o uno dei college di Cambridge.
E, in effetti, oggi la Margaria è un po’ una villa – ma non abitata da esseri umani.
Basta sollevare gli occhi verso le sue torri e le sue cuspidi per vederle. Cicogne. Cicogne che, da tempo ormai, vengono a nidificare qui. Bianche e regali, oggi sono loro le vere regine del castello.
Di solito prediligono il verde e la pace in cui è immersa la Margaria ma ogni tanto prendono anche il posto che gli spetta, salutando i loro sudditi dal trono…
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