
I vigneti di Monte Troina, presso Pedara
La Sicilia, terra di fuoco e mare, è la più antica regione vinicola d’Italia. Importato – si pensa – dai Micenei nel XIV sec. a.C., il vino è presente nella nostra cultura, nei dialetti e, ovviamente, nei moltissimi vigneti e palmenti presenti nel territorio. Esso rappresenta una risorsa straordinaria: i vini siciliani sono infatti esportati in tutto il mondo e riscuotono grande successo. Sarà per le caratteristiche genetiche dei nostri vitigni, per i processi produttivi o per le peculiarità storico-ambientali… fatto sta che i nostri vini sono unici. Tra questi, i più rinomati provengono dalla zona etnea.
L’Etna, con il suo paesaggio affascinante e suggestivo, trovandosi a una latitudine al di sotto del 45° parallelo, gode di un microclima che, unito alla grande biodiversità naturalistica, è ideale per la produzione di un ottimo vino. Negli ultimi trent’anni, si è riscontrato un forte rinnovamento, un vero e proprio Rinascimento del vino dell’Etna.
Il vino – si sa – è fortememte influenzato da ambiente, altitudine, modo di pigiare l’uva, tipo di fermentazione, qualità delle botti e tempo di invecchiamento. Essenziale è il vignaiuolo, che conferisce la giusta personalità. I vini prodotti nella zona di Mascalucia e nelle contrade del cosidetto Bosco Etneo erano, per il loro tasso di alcolicità, molto apprezzate. A Catania erano diffuse le cosidette “putie”, che vendevano i vini di Mascalucia e, in particolare, quello della contrada Ombra.

Monte Arso presso Nicolosi
Chi si reca nel teritorio etneo non può fare a meno di notare il paesaggio, ricco di terrazzamenti in pietra lavica e numerososissime trazzere. Il paese di Mascalucia, per esempio, un tempo ne aveva ben 14 km. Nella zona di Monte Mompilieri o in contrada Ombra sono invece visibili ancora oggi. Molte risalgono all’epoca romana.
La trazzera, in origine, non fu concepita come strada rotabile: il trasporto delle merci avveniva a dorso d’asino. Qui, sull’Etna, erano molto impervie: solo nell’1800 divennero rotabili e da allora nacquero i bellissimi e coloratissimi carretti siciliani. Caratteristiche sono anche le numerose torrette di pietra lavica – alcune alte anche più di 15 metri -,risultato dello spietramento e delle fatiche dei contadini, che strapparono la fertile terra alle lave.
L’Etna affascina da sempre i viaggiatori, che rimangono incantati dai paesaggi, dalle ginestre, da vigneti e uliveti e dalle colate laviche. I nobili, in passato, venivano ospitati nei cosidetti fondaci, dall’arabo “funduch”. Alcuni di questi fondaci sono oggi fiorenti agriturismi o B&B. Anche nei monasteri domenicani e cappuccini veniva offerta spesso ospitalità.

Uva siciliana
Tra i nomi dei grandi viaggiatori dell’ 800, ricordiamo Goethe, Brydone, il pittore francese Houel e Tocqueville. Ma il turismo vero e proprio nasce in Sicilia con la visita di un grande pittore tedesco, Geleng, che ne rimase così affascinato ritrarne tutte le caratteristiche, dai paesaggi marini alla sommità del vulcano innevato. Geleng espose questi dipinti a Parigi, suscitando la curiosità su quel luogo bizzarro con la neve sullo sfondo e gli alberi già fioriti. Nacque così il turismo sull’Etna, a partire da Taormina e Naxos.
Questi luoghi meravigliosi sono anche famosi per la letteratura e le leggende, da Ulisse e Polifemo a Enea. Giovanni Verga ambientò sull’Etna molte delle sue opere, come Storia di una Capinera (nei pressi di Monte Ilice, sopra il comune di Trecastagni). Ancora oggi, recandosi in quei luoghi, tra vigneti e antiche masserie, si possono vivere le atmosfere descritte nel romanzo.

Tipica abitazione rurale sull’Etna, nei pressi di Trecastagni. In questi luoghi, Giovanni Verga ambientò Storia di una Capinera
Tornando al vino: nella provincia di Catania esistono due zone vinicole, quella etnea – caratterizzata da condizioni climatiche continentali, che hanno portato all’Etna Doc– e quella del Calatino, dal clima tipicamente mediterraneo, che ha prodotto il Cerasuolo di Vittoria Doc. I vini dell’Etna sono unici poiché la vicinanza del mare, l’altitudine e le notevoli escursioni termiche creano dei microclimi particolari, che influenzano, a seconda delle zone, il processo di fioritura, invaiatura e maturazione.
Se si percorrono i territori compresi tra Viagrande e Trecastagni, ci si imbatte addirittura in coni vulcanici con pendenze oltre il 40%, come Monte Gorna, Monte Serra e Monte Troina, in cui la vite, grazie alla forza di volontà dell’uomo, si trova in cima. I vitigni più comuni sono il Nerello Mascalese, il Carricante, la Minnella bianca, Volpare, Caselle, Insolia.

Uva e muretti a secco
Caratteristica è la coltivazione ad alberello, che da centinaia di anni domina il paesaggio etneo, insieme ai frutteti e ai boschi di castagni e noccioleti. In quasi ogni vigneto sono presenti l’abitazione del proprietario e i caratteristici palmenti costruiti in pietra lavica e in genere dotati di una grossa trave in legno di quercia, lunga anche 15 metri. Ancora oggi è possibile trovare viticultori che li utilizzano, generalmente per uso familiare. Nella sola Mascalucia ve ne erano 100.
È dovere di tutti difendere questo immenso patrimonio culturale, storico e ambientale unico al mondo.
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