È finita la notte. Spegni la lampada fumante nell’angolo della stanza.
Sul cielo d’oriente è fiorita la luce dell’universo: è un giorno lieto.
Sono destinati a conoscersi tutti coloro che cammineranno per strade simili.Tagore
Non vi sono feste religiose in Sicilia dove non si ricorra, seppur secondo entità e tipologie diverse, all’allestimento di luminarie!
Ovunque, in Sicilia, la brillantezza di barocche luminarie artigianali marca l’aprirsi serale delle festività con le processioni notturne che percorrono le strade sino all’albeggiare.
A questi momenti illuminati si intercalano, in relazione alle occasioni e ai luoghi, altri rutilanti giochi di colore. Le luminarie sono in sostanza una componente essenziale dello spazio festivo: involontarie “indicazioni stradali” circa la presenza del sacro o, comunemente, vie sacre. La realizzazione di queste arcate festive , luci “a palafitta”, richiede un impegno notevole: economico e di tempo. Nell’ultimo decennio è stato possibile osservare alcune celebrazioni fortemente caratterizzate dalla tradizionale ed antica installazione di luminarie.
Ancora oggi, per una comprensione più ampia del ruolo e della funzione delle luminarie nelle feste siciliane, è opportuno ripercorrere brevemente la loro storia e, soprattutto, osservare ancor più da vicino il mondo “altro” delle luminarie: quello degli esecutori e di chi ne fa commissione. Un mondo di uomini credenti, creativi, generosi, con non poche idee sullo spazio e sul senso di prospettiva.
La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso.
Vangelo di Matteo 6:22-23

Numismatica Leontinoi
Trattenere per sé la Luce è un comportamento assente in Sicilia, la Luce costituisce un comportamento vitale sin dai Greci – calcidesi. Essa va espressa in qualunque attività che implichi un servizio agli esseri umani: guarigione, insegnamento e realizzazione di opere artistiche sono solo alcune fra le occupazioni possibili. L’onnipresente antico culto in onore ad Apollo, le immense fiaccolate lungo le vie sacre arcaiche e le monete delle polis più antiche in Sicilia [Naxos e Leontinoi], sono trame di una storia che rende l’isola brillante di luce propria: indizi che portano alle origini della Luce come Bellezza.
Se nel mito Prometeo ruba il Fuoco agli dei è solo per donarlo agli uomini; tenerlo per sé stesso significherebbe condannarsi a bruciare stupidamente.
In questa terra altruista la luce è diventata l’elemento che varia col variare della apertura di coscienza. Ogni festa è una nuova occasione per apprendere, o meglio, per prendere coscienza.
L’ambiente sovrastato dalle lucine – un tempo lucerne – e le persone che interagiscono sotto – per il solo fatto di trovarsi nel raggio d’irradiazione colorata – emanano un senso d’appartenenza, un riconoscersi per strade comuni!
È così che ogni uomo deve sapere come rendere visibile la luce del lume in pubblico, accenderla come una grande fiamma ed illuminare il mondo intero.
Allusioni ed ambizioni di “buona condotta”, che nella credenza popolare hanno avuto terreno fertile, specie nei periodi di dominazione spagnola in Sicilia e quindi con l’approdo di maggior fervore alle preesistenti modalità di culto autoctone.
Le prime innovazioni attestate si hanno con Pietro III che, circondato dalle maestranze più rinomate, sperimentò strutture in legno incorniciate da lumini ad olio multicolori destinati ad illuminare portali e sagrati; la tecnica è ancora riscontrabile per città come Caltagirone, con la monumentale luminaria della Scala di Santa Maria del Monte. Mentre dal 1900 fu il gas acetilene la fonte di alimentazione per le fiammelle che illuminano le strutture ornamentali in legno e metallo.
Nel ventennio fascista diverse furono le città che, in occasione dei festeggiamenti patronali, si accesero per la prima volta elettricamente: a giorno!
Dal secondo dopoguerra le illuminazioni a neon divennero la nuova proposta innovativa e tecnologica che permise alle aziende, specie nel meridione d’Italia, di ampliare la propria fama nel mondo.
Il bisogno di nuovi esseri umani capaci di canalizzare la Luce è così pressante che quando un aspirante è pronto e manifesta le qualificazioni necessarie per svolgere tale compito, viene immediatamente contattato dai Maestri della Gerarchia che – qualora lui dia la sua volontaria disponibilità – lo arruolano tra le file della maestranza “combattente per la liberazione della città in festa”.
Un’indagine viva e ancora aperta, compiuta non soltanto presso le aziende ma anche attraverso gli archivi delle cittadine. Legami spesso indissolubili: citando un esempio, la ditta Di Benedetto che da ben mezzo secolo, senza alcuna interruzione, veste “a festa” Lentini in occasione delle solennità di Maggio in onore ai Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino.
Luce è anche unione dunque, è riconoscibilità, è il meglio.. da sempre.
Nascono legami che vanno al di là del contatto fisico, della vicinanza e della vista. La gente percorre strade invisibili, fino ad arrivare nella testa.. nella festa. Si diramano in tante viuzze chiamate: comprensione, ascolto, telepatia, empatia, appartenenza. Coinvolgono talmente tanto da riuscire ad appagare ogni mancanza tangibile.
Izumi Matsumoto
Da questi desideri, inconsci a sopravvivere nel Mito, ricostruiamo Vite.
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