In questi giorni siamo in pieno clima pre-natalizio e, come da tradizione ultraconsolidata, un po’ tutte le scuole elementari e medie colgono l’occasione per rivolgere i loro auguri ai genitori soprattutto attraverso le abilità musicali dei ragazzi protagonisti delle serate.
Anch’io ho ricevuto un invito per sabato sera, 17 dicembre, in territorio veronese, a Cavaion, poco lontano dal Lago di Garda, per ascoltare dei vivaci auguri ‘corali’ cantati dal Coro I MusiCanti di Caprino ospiti della scuola del paese in cui mi stavo recando.
Sono un Coro di ragazzi tra gli 11 e i 13 anni, numerosissimi (più di sessanta), che contano tra le loro fila anche numerosi insegnanti ugualmente appassionati come loro a fare della bella musica. Tutti eleganti in camicia bianca, tenendo tra le mani i loro bei libretti di colore rosso impreziosito da un batuffolo bianco (quasi a significare un fiocco di neve), dopo aver ricevuto il benvenuto dai loro coetanei ospitanti hanno iniziato subito a presentare il loro non numeroso ma vario e coinvolgente repertorio per bocca di una professoressa-corista che ha presentato anzitutto i primi due brani tedeschi spiegando anche la ragione di tale esordio.
Le due canzoni popolari tedesche infatti , LEISE RIESELT DER SCHNEE e IHR KINDERLEIN KOMMET erano state cantate poco più di una settimana fa insieme a più di settanta bambini tedeschi a Gau Algesheim, vicino a Magonza, nell’ambito del gemellaggio della Scuola di Caprino con quella cittadina. Al tradizionale gemellaggio si è infatti unito quest’anno un valido numero di coristi che hanno tenuto un apprezzatissimo concerto nella Chiesa locale la sera di mercoledì 7 dicembre.
La prima canzone, tradotta sinteticamente in italiano, recitava così: La neve scende lentamente, silenzioso riposa il lago, splende il bosco natalizio: rallegrati, Gesù arriva presto.
La seconda canzone era invece un invito ai bambini a correre verso il luogo loro indicato per trovare il Bambino, Maria e Giuseppe.
Lasciando i canti tedeschi il Coro si è cimentato in un originale canto a a due voci, ADIEMUS, scritto da un compositore australiano che ha creato un testo senza alcun significato particolare, con parole inesistenti (e che evocano per assonanza termini di diverse lingue) ma che vuole suggerire in chi ascolta la grande vitalità ed energia della natura e del mondo che ci circonda. Il Coro ci ha così trasmesso con la voce e con i suoni quasi un inno alla vita che nasce ogni giorno nelle sue molteplici forme e manifestazioni.
Particolarmente suggestivo ed apprezzato è stato il canto successivo francese
ENFANTS DE PALESTINE, un invito accorato ai ragazzi di tutti i popoli, a quelli di Israele e della Palestina, dell’America e dei paesi asiatici a credere nel Natale come giorno in cui possano tacere le armi e si possa levare nel cielo un grande arcobaleno, un giorno che abbia il sapore dolce del miele e in cui possa finalmente prendere il volo una colomba di pace.
Cambiando completamente direzione (e mostrando in questo una bella varietà della proposta) il Coro ha eseguito poi una canzone gioiosa e vivace di un musicista veronese, Massimo Bubola (collaboratore nel passato anche di Fabrizio De André): IL CIELO D’IRLANDA, canzone resa particolarmente famosa dalla splendida interpretazione di Fiorella Mannoia. Il cielo d’Irlanda, dice la canzone, è un cielo che sembra un oceano di nuvole e luce, è un tappeto che corre veloce, si ubriaca di stelle, è un bambino che dorme sulla spiaggia, è Dio che suona la fisarmonica. Un cielo che si muove e balla con noi: un cielo pieno di colori e di suoni che vive dentro di noi. L’augurio dei ragazzi che cantavano era proprio quello che anche noi, in queste feste, potessimo ritrovare in noi tutte queste bellissime realtà.
La conclusione ha voluto un must dei concerti natalizi, OH HAPPY DAY, eseguito a due voci con grande entusiasmo e ritmo dai settanta coristi, accompagnati, nella seconda parte del Gospel, dal battito ritmico delle mani di tutti i presenti.
Non poteva esserci conclusione migliore viste le parole del testo cantato in prima persona dall’uomo liberato che celebra il “giorno felice” (oh happy day) in cui Gesù “lavò i miei peccati” e mi insegnò a “guardare, lottare e pregare” e ad essere felice ogni giorno della mia vita.
E con questi suoni, questi canti e questi ritmi i ragazzi ed i loro insegnanti hanno rivolto con grande entusiasmo, oltre che con grandissima motivazione, i loro auguri natalizi calorosamente ricambiati dalle numerose persone presenti ad ascoltarli.