L’appetito vien mangiando, ma pure camminando. Scuola di pensiero che ha influenzato e fatto nascere Magnalonga, marcia a ritmo slow di 8 chilometri, con 8 tappe gastronomiche da superare. Con gusto, naturalmente. L’iniziativa si tiene sabato 2 maggio a Dorgali, paese della costa orientale della Sardegna, e offre un ricco menù, non solo gastronomico. Come ben spiegano gli organizzatori, si tratta ”di una passeggiata enogastronomica di 8000 metri tra alberi secolari, tombe dei giganti, nuraghi, villaggi nuragici e panorami mozzafiato, intercalati da tappe dove si potranno gustare i piatti tradizionali, accompagnati da ottimi vini locali”.
Scarpe da trekking (preferibilmente), bicchiere (offerto dall’organizzazione) e forchetta: queste le armi necessarie per superare la terza edizione della Magnalonga dei Nuraghi. Per chi non conosce la Preistoria sarda, i monumenti da visitare durante la passeggiata sono dei siti che risalgono, in gran parte, all’Età del Bronzo (a iniziare dal 1800 a.C) e sono il segno della civiltà dei Nuraghi.
Un popolo che abitava in capanne di pietra e legno, riunite in piccoli villaggi – da non perdere quello di Serra Orrios, che offre ai visitatori anche due templi a Megaron d’influenza micenea e una originale capanna delle riunioni, con sedili/scranni in pietra vulcanica -, e che seppelliva i cari estinti in tombe collettive, che in epoca successiva hanno preso il nome di Tombe dei Giganti (probabilmente per la mole delle pietre utilizzate), dove secondo alcune interpretazioni si svolgevano i culti legati alla fertilità. Infine i Nuraghi sono un vero e proprio oggetto del mistero. Ancora oggi non c’è accordo sulla loro funzione: fortezze, templi, sede del potere, torri di avvistamento? Noi sposiamo la tesi dell’archeologa Maria Ausilia Fadda che parla di polifunzionalità dei Nuraghi. In ogni caso la Magnalonga permetterà ai più affamati di cultura preistorica un ricco ristoro culturale.
Non solo archeologia a Magnalogna, dove è possibile gustare profumi e colori della Sardegna che non ti aspetti. Quella primaverile che pochi conoscono. Una vera immersione nella natura. Ma il piatto forte della manifestazione è l’offerta enogastronomica.
Ognuna delle nove tappe è un’esplosione di sapori tipici e tradizionali. A iniziare dalla prima, dove si viene accolti da un buon caffè e dal ‘bistoccu d’ou”, il dolce locale, tutto da immergere nella bevanda. Nelle tappe successive si procede con antipasto di salumi misti locali, olive, tartine con formaggio piccante dorgalese, formaggi misti locali, ricotta ovina con le erbette al bagno di miele o vincotto. Nella quinta tappa si scoprono le tipulas, fatte da maestri della pasta fresca, con gheladina di vitello e maiale, mentre nella sei si parte con i primi e i macarrones de punzu con sugo alle carni montane.
In Sardegna non c’è festa senza carne e, nella tappa successiva, spazio agli arrosti misti di carni locali (agnellone, cordedda, porcheddu e vitella), tutti rigorosamente alla brace; ma c’è chi può scegliere anche le carni ovine in umido con le erbette e patate. Si riparte e si conclude con macedonia, dolci, caffè e naturalmente il digestivo. Ogni pasto è bagnato dal Cannonau locale della Cantina di Dorgali.
Per chi vuole partecipare alla manifestazione organizzata dall’associazione Volo Sportivo Dorgali tutte le informazioni si trovano nel sito
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