La Toscana ha indubbiamente una specificità e un primato mondiale indiscusso: quello di contenere nel suo territorio circoscritto città straordinarie, gioielli unici nella loro singolarità e ricchissimi di geniali creazioni artistiche e architettoniche. Eppure questa regione non si accontenta di ‘stupirci’ con tanta bellezza esagerata: riesce, infatti, a racchiudere questi centri all’interno di un contesto naturalistico e paesaggistico altrettanto affascinante, armonioso, equilibrato. Mirabili geometrie di equilibri.
Non ci si deve allora meravigliare se anche in quest’ambito possiamo trovare un’altra splendida città, unica nel suo genere, la città degli aironi.
Nell’affascinante Valdinievole, tra la provincia di Pistoia e quella di Firenze, incastonata tra due SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone a Protezione Speciale), la Comunità Europea ha istituito l’area del Padule di Fucecchio.
Il Padule – la più grande area umida interna italiana con un’estensione di circa 1800 ettari – riveste un ruolo fondamentale nelle rotte migratorie fra la costa tirrenica e l’interno: proprio per questo si possono qui osservare nel corso dell’anno oltre 200 specie di uccelli e possiamo trovare anche la colonia più importante dell’Italia centromeridionale di nidificazione degli aironi con migliaia di esemplari e la presenza contemporanea di sette specie. L’area del Padule di Fucecchio e l’area Bosco di Chiusi presentano, lungo il loro perimetro, una curata rete di sentieri e percorsi visitati dai numerosi appassionati di birdwatching e di fotografia naturalistica soprattutto durante il periodo primaverile.
E proprio per la sua forte vocazione al turismo naturalistico ambientale il territorio negli ultimi dieci anni ha visto sorgere un consistente numero di agriturismi e di servizi ricettivi e turistici votati alla sostenibilità. Uno di questi, il Ristoro Le Morette – che si colloca all’interno della tenuta Poggi Banchieri in località Castelmartini (di proprietà dei Conti Tony e Patrizia Alfano e con una estensione di circa 800 ettari) – è sorto per iniziativa di tre amici fortemente motivati a sviluppare una parte del progetto della famiglia Alfano, un’idea mai pienamente attuata a seguito di una vicenda molto triste: Irene Selvaggia, figlia dei Conti Alfano, poté dedicare il suo smisurato amore alla tenuta solamente per quattro anni, essendo venuta a mancare nel 2007 all’età di quarantuno anni. Con l’appoggio dei Conti Tony e Patrizia Alfano si è perciò deciso, nella prima parte di quest’anno, di avviare il Ristoro in forma associativa con la possibilità di offrire agli ospiti la degustazione dei piatti tipici locali, quali il lampredotto, la cioncia, la trippa, la pappa al pomodoro e la cacciagione del territorio: una proposta di piatti assenti dai menù dei ristoranti più noti ed un ritorno alla cucina povera dei contadini. La verità della tradizione!
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