Roma non è stata costruita in un giorno, nemmeno le sue colonie. E Narni racconta la storia di un tradimento, che ha messo fine ad una faticata amicizia fra il popolo Umbro e quello Etrusco. Prima di essere Narni, fu Nequinum, ossia quasi una nullità, un luogo da poco, un posto senza glorie, ostico per la sua posizione di difficile accesso. Eppure Roma se ne interessò, tentò più volte di impadronirsi delle sue mura, ma ci riuscì solo quando due cittadini consentirono alle truppe di entrare, immagino di notte, furtive come topi maldestri e rumorosi, mentre tutti dormivano.
Così, apparentemente dalla sera alla mattina, Nequinum diventa Narni, in onore del fiume Nahar -Nera, ed entrano abitudini e culti imperiali.

Narni
Oggi è una splendida giornata autunnale; fra i vicoli e le pendenze, i raggi del sole si sciolgono all’ombra dei palazzi. E il cobalto alchemico di una luce che trapassa quello che era un tempio devoto a Bacco cattura l’attenzione di quanti si trovano davanti ai suoi tre portali, a domandarsi che storia possa mai raccontare un luogo così intimo, che passerebbe inosservato se non fosse per l’aura di quella luce.

Chiesa di Santa Maria Impensole
Come una calamita, attira a sé passanti di ogni provenienza geografica, di ogni età e genere: si tratta della Chiesa di Santa Maria Impensole, piccola struttura senza fronzoli che invita all’intimità di una meditazione non necessariamente religiosa, lontana dai suoni e dal tempo.
Con molta probabilità, non solo è sopravvissuta la struttura originaria del tempio pagano ma anche alcuni elementi architettonici, quali l’architrave e gli stipiti, rimodellati e scolpiti a viticci, così come i capitelli corinzi, di cui uno raffigurante due leoni, differente da tutti gli altri abbelliti con foglie di acanto. Si ha l’impressione che si sia voluto mantenere qualcosa, senza lasciarlo all’inevitabile scure della fatiscenza e della decadenza.

Chiesa di Santa Maria Impensole, vista dall’interno

Chiesa di Santa Maria Impensole
Proprio mentre osservo il minimalismo architettonico di questa struttura, isolata dai rumori di una strada piena di vita, si insinua in me un lieve, silenzioso ed inespresso moto polemico. Come è possibile che nel medioevo, periodo forse erroneamente conosciuto per la stasi culturale che gli ha dato il nome, fossero così avanzati da non lasciar cadere a pezzi il loro patrimonio per far spazio ad un nuovo inconsistente e privo di ogni estetica? Come è possibile che oggi, vantandoci di essere infinitamente più avanzati, culturalmente e tecnologicamente, nel pieno centro storico di alcuni borghi possiamo veder sorgere degli edifici che sono un insulto anche per il più basso dei sensi estetici ma che vengono propinati come “fiori all’occhiello”? E ci crederesti se non li vedessi coi tuoi occhi: storpi e senz’anima, si attaccano come parassiti a qualche torre o a qualche portico che vanta ben altra storia, ben altra caratura estetica. Che sia questo il vero tradimento e non quello dei due cittadini di Nequinum?
Eppure oggi è una giornata così bella che finisco col perdermi fra i vicoli di Narni, lasciandomi incantare dal fascino di un borgo che non ha riempito le sue mura con la vacuità di un contemporaneo sciupio d’aria. Offre il senso di un’identità ancora forte e decisa. I merli, le volte, gli archi, i portici hanno il potere di raccontare tutta la tipicità umbra. E la chiesa di Santa Maria Impensole, così comune nell’aspetto e nella storia a migliaia di altre piccole chiese, rappresenta il passato da cui imparare, quello che non butta via se stesso per fare spazio al semplice nuovo, ma con quest’ultimo unito in armonia.
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