Troppo spesso siamo così abbagliati da Roma che non vediamo i piccoli tesori che si trovano a pochi chilometri dalla capitale. Alcune città, oltre alla bellezza del centro abitato e della natura circostante, hanno anche notevole rilevanza a livello storico. È il caso di Subiaco, uno dei borghi più belli d’Italia, oltre che uno dei 50 luoghi segreti d’Europa consigliati da Lonely Planet.
È un paesino che può essere raggiunto percorrendo l’autostrada A24 Roma – L’Aquila; ma il piacere di arrivare con lentezza, provenendo da Roma, guidati dalla SS5 via Tiburtina, è impareggiabile. L’antica via che taglia a metà l’Italia, collegando Roma e Pescara, dev’essere lasciata al confine tra Lazio e Abruzzo, per continuare sulla via Sublacense. In questo modo si impiega più tempo ma si entra in uno stato d’animo diverso, più rilassato, perché si incontrano paesaggi appenninici degni di un romanzo fantasy e città come Tivoli, patrimonio UNESCO che non ha bisogno di presentazioni.

Subiaco, Rocca abbaziale
Già prima di arrivare, si nota che questo borgo è dominato da una fortezza, che qui chiamano Rocca dei Borgia. Costruita alla fine dell’XI secolo dall’abate benedettino Giovanni V del vicino Monastero di Santa Scolastica, la rocca fu restaurata da Rodrigo Borgia/Papa Alessandro VI in più riprese, a partire dalla fine del 1400 (per via dei danni subiti a causa di un terremoto). Furono queste modifiche a darle l’aspetto attuale, con la torre quadrangolare merlata. Il cardinale la scelse come sua dimora ed è qui che nacquero i suoi figli Cesare e Lucrezia. La Rocca fu una vera e propria cittadella fin dalle origini: dentro l’ampio perimetro delle mura c’erano (e ci sono ancora) degli orti, mentre all’interno del palazzo si trovano stanze e saloni affrescati o dipinti a secco (cosa che ne rende difficile la conservazione), carceri, torri di avvistamento, fortificazioni e ovviamente una chiesa, intitolata a San Tommaso.

Vista da una delle finestre della Rocca abbaziale di Subiaco
I Borgia non furono gli unici nomi altisonanti che abitarono in questo palazzo. Prima di loro, esso fu la dimora di Giovanni Torquemada (zio del più noto inquisitore) e successivamente del cardinale Giovanni Colonna e, nella prima metà del 1600, dei Barberini.
L’importanza storica di Subiaco però non si trova solo in questi nomi celebri della fine del Medioevo e del Rinascimento. È qui che, usando la tecnica a caratteri mobili di Gutemberg, fu stampato il primo libro in Italia. Si trattava di una Bibbia e il carattere di stampa utilizzato fu creato ex novo e chiamato sublacense, proprio perché ideato e utilizzato a Subiaco. Ed è all’interno del castello che ha sede il piccolo ma importante museo delle attività cartarie e della stampa o, se preferite, MACS. Questo paese sull’Appennino fu per moltissimo tempo uno dei principali centri di produzione e lavorazione della carta, proprio come Fabriano.

Subiaco vista dalla Rocca dei Borgia
Questa fortezza, che ora è un tesoro nascosto, ebbe grande rilevanza strategica, perché fu per lungo tempo l’avamposto dello Stato Pontificio, che da qui controllava il vicino confine con il Regno delle Due Sicilie.
Altri uomini che hanno cambiato la storia d’Italia vissero in questo piccolo centro. Ma questa è un’altra storia, che racconteremo un’altra volta.
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