134 fotografie in mostra al Museo di Roma in Trastevere. “Il Paesaggio Italiano. Fotografie 1950-2010” espone scatti realizzati dai più grandi maestri della fotografia.
Fin dalle origini della fotografia, il paesaggio è stato uno dei principali soggetti su cui si sono soffermati gli obiettivi dei più grandi fotografi. L’atto di fotografare luoghi, panorami, paesaggi e scorci, entra in voga già con il Grand Tour ottocentesco. Oggi, difficilmente a un turista viaggiatore manca uno strumento con cui poter immortalare i luoghi visitati. Non sono però foto amatoriali quelle che sono esposte al Museo di Roma in Trastevere.
“Il Paesaggio Italiano. Fotografie 1950-2010”: è questo il titolo della mostra che rimarrà visitabile fino al prossimo 20 aprile, e che riunisce ben 134 scatti realizzati da famosi maestri della fotografia. La mostra vuole evidenziare i diversi modi con cui il paesaggio italiano è stato approcciato, in base alle “scuole di pensiero” alle quali fanno riferimento gli autori. I paesaggi fotografati descrivono il mondo, sia nei dettagli geografici naturali, che per il diverso modo di utilizzare storicamente lo spazio da parte dell’uomo.
L’esposizione rappresenta un vero e proprio viaggio nei luoghi più o meno conosciuti dell’Italia, tra cui è possibile incontrare territori rurali, desolati e incontaminati, ma anche paesaggi quasi surreali e astratti, come quelli appartenenti a passati panorami industriali. “Il Paesaggio Italiano. Fotografie 1950-2010” è una mostra che vuole far riflettere su come il paesaggio del Bel Paese sia cambiato nel corso di poco più di mezzo secolo. Oggi l’Italia è sempre più il paese del cemento, dove i paesaggi vengono sempre più brutalizzati. Gli scatti esposti alla mostra “Il Paesaggio Italiano. Fotografie 1950-2010”, dal dopoguerra ai nostri giorni, documentano come, in alcuni casi, venga messa in discussione la definizione e la riconoscibilità del paesaggio. Mentre nel passato, pittori e fotografi hanno spesso voluto testimoniare e ricordare gli ambienti amati, i fotografi contemporanei si trovano piuttosto a dover fissare e dover interpretare il senso di quanto sta accadendo, cercando di ritrovare il paesaggio e documentarlo, in molti casi tramite un’operazione concettuale.
La natura non deve essere vista come un investimento ma un dono. Essa e l’uomo hanno impiegato secoli a configurare la struttura e l’immagine di un territorio, pertanto è necessario che maturi la consapevolezza della sua valorizzazione e tutela, per difendere un bene collettivo.
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