Una Cena in bianco per celebrare un sodalizio inconsueto: è quello fra le detenute del carcere di Lecce e Trani, che hanno risposto all’appello dell’associazione Salviamo il bianco, di Ostuni. Le detenute, infatti, che da anni producono vestiti e accessori Made in Carcere, hanno deciso di supportare la campagna che vuole riportare il tipico colore sulle mura e sulle strade della cittadina pugliese, confezionando bracciali e altri accessori ad hoc, venduti nei lidi e nelle strutture di Ostuni. Il ricavato permetterà ad Ostuni di tornare al suo colore originario, il bianco.
La Cena in bianco del 22 agosto, nel carcere di Lecce, struttura detentiva di Borgo San Nicola, è solo un modo per festeggiare un sodalizio unico, fra l’associazione cittadina, Slow Food e Made in Carcere, alla quale hanno partecipato le detenute e circa cinquanta invitati, naturalmente tutti vestiti di bianco. La cena è stata offerta dei produttori che collaborano con Slow Food e che hanno messo a disposizione i loro prodotti: mozzarelle realizzate dal vivo durante la cena, creazioni dello chef Vincenzo Elia, di Tenuta Moreno, mandorle e taralli offerti da Medibreak.
“Vogliamo celebrare – sottolinea Paolo Pecere presidente dell’Associazione Salviamo il bianco – due importanti risultati: la raccolta dei fondi necessari per una parte di tinteggiatura della città bianca, Ostuni, grazie alla distribuzione del materiale realizzato in carcere, e la promozione dell’attività lavorativa delle detenute. Cenare con loro non è solo un modo per ringraziarle per il lavoro che stanno svolgendo ma è anche un messaggio di speranza, di solidarietà a quelle donne che hanno commesso un errore e che dimostrano di voler costruire un futuro migliore”
La Città Bianca, che sorge sull’ultimo lembo di Murgia, in provincia di Brindisi, è conosciuta così per il suo centro storico completamente dipinto di bianco: dal 1600, anno della peste, si usa questo metodo per limitare i contagi. La cangia, infatti, la calce bianca di cui sono ricoperte pareti e strade, è ancora oggi usato come disinfettante per terreni e costruzioni. Adesso, a causa dello spopolamento, la caratteristica che ha reso Ostuni famosa in tutto il mondo, sta scomparendo: molti proprietari non fanno più manutenzione, ritinteggiando di calce i propri muri.
Ed è per questo che è nata l’associazione spontanea “Salviamo il bianco”: l’obiettivo, non solo far rivivere l’antico colore di Ostuni, ma rimettere in moto un’economia in stallo, grazie a iniziative dal basso. Dal concorso di idee per la creazione del logo ufficiale, alle iniziative di crowdfunding, ai dischi lounge-chill out della Città Bianca, il comitato vuole che siano i cittadini di Ostuni a mettersi in gioco per far rivivere la propria città. Ma tutto questo si può e si deve fare con il contributo dei produttori locali, che devono essere messi al centro di questa opera di rinascita: i prodotti tipici, la cucina locale, le tradizioni enogastronomiche contano per Ostuni quanto la sua preziosa calce.

Salviamo il bianco, campagna per Ostuni.
Maglietta realizzata dalle detenute di Lecce e Trani, Made in Carcere
Il sodalizio nato dalla collaborazione fra Salviamo il bianco, Slow Food e Made in Carcere punta a creare nuove attività lavorative che, al contempo, valorizzino le potenzialità del territorio e tolgano l’alternativa della “strada”: la mancanza di lavoro, infatti, è spesso causa dell’entrata in carcere.
“Il carattere ‘eccezionale’ dell’evento segna, in realtà, l’arretratezza culturale del nostro paese che si sorprende quando avvengono iniziative che dovrebbero rappresentare la “normalità – spiegano dall’associazione – Per questi motivi Salviamo il bianco oggi può celebrare un momento fondamentale: dopo essere nata per tutelare il Bianco, primo elemento di attrazione turistica della città di Ostuni, si ritrova, grazie ai fondi raccolti con il materiale realizzato in carcere, a promuovere il valore della dignità delle donne detenute e del loro lavoro quotidiano”
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