Sardegna terra di banditi, di pastori, di pecore, di torri e di fortezze, di pietre colossali che prendono il nome di nuraghi o di spiagge prese d’assalto nell’azzurro mare d’agosto. Nella narrazione sull’isola al centro del Mediterraneo prevalgono spesso gli aspetti di terra, in particolare quelli folcloristi, mentre il mare si trasforma in fondale esotico. Nel film “Il signor Robinson’’, per esempio, si arriva a “delocalizzare’’ nell’isola una comunità di aborigeni. Senza dimenticare, poi, la rappresentazione patinata della Costa Smeralda.
Rimane marginalizzata la cultura marinara, con le eccezioni delle isole di San Pietro e Sant’Antioco e di Alghero. Comunità non a caso d’importazione – liguri e tabarchini nelle due isole e catalani ad Alghero –, perché in Sardegna, effettivamente, l’uomo non ha mai avuto un buon rapporto con il mare. Eppure sono tante le tradizioni marinare sarde da scoprire, anche perché da decenni i sardi hanno “riconquistato’’ la costa. Non solo nei mesi estivi.
Destagionalizzazione merito della vela e del surf. Soprattutto nel Sud dell’isola, anche in pieno inverno – seppure mite – è consueto vedere il mare ”invaso” dal popolo dei surfisti, e dei tanti turisti armati di tavola, che solcano le onde. Una pratica sportiva sostenibile, che ha prodotto tanti campioni internazionali e portato in Sardegna manifestazioni di livello mondiale. La conferma arriva da una ragazza come Marta Maggetti, che a solo 19 anni può contare tre titoli mondiali, e sul giovanissimo Carlo Ciabatti, fresco campione mondiale della sua classe.
Riconoscimenti prestigiosi anche per Michele Cittadini ed Elena Vacca. Tutti campioni sotto i vent’anni. Più anziani i velisti Andrea e Gaetano Mura (quest’ultimo ha lanciato in questi giorni l’originale iniziativa Faceboat, che si può scoprire su www.gaetanomura.com), che hanno tagliato grandi traguardi sportivi nelle regate transoceaniche internazionali.
Di questa ‘’riconquista’’ del mare abbiamo parlato con Antonello Ciabatti, che gestisce il sito Sailing Sardinia e, oltre che padre di Carlo, è uno degli osservatori più attenti e informati sul mondo della vela sarda.
Nell’immaginario comune, la Sardegna è un’ isola di terra, popolata da pastori che si tengono a distanza dal mare. Eppure in questi ultimi anni è diventata culla di tanti velisti, che tagliano traguardi di prestigio a livello mondiale. Dal tuo punto di osservazione privilegiato, si tratta di una falsa rappresentazione o negli ultimi decenni è davvero cambiato qualcosa?
“Beh, sì, qualcosa è cambiato sicuramente. Basta vedere gli stessi cagliaritani come affollano la spiaggia, anche in inverno. I baretti: negli anni ottanta chi si sognava di andare a pranzo al mare d’inverno? Per quanto riguarda i risultati dei nostri velisti, effettivamente ora abbiamo una bella ripresa. Ma, negli anni, è sempre stata una cosa ciclica: ricordiamoci che i primi titoli internazionali sono arrivati negli anni ’80 con Manuela Maxia e Paolo Brianda nel windsurf, e Andrea Mura e il sottoscritto nel 420. Poi, negli anni ’90, la banda dei surfisti cagliaritani, guidata da Gigi Barrella, ha dominato i campi di regata nazionali e internazionali. Ora i nostri giovani, con Marta Maggetti leader, stanno facendo cose fantastiche. Ma il bello è che abbiamo uno zoccolo duro di gente che fa attività quotidianamente, da cui emergono poi i campioni, le eccellenze. Un movimento di giovani e meno giovani che vanno per mare, a vela, in windsurf, in kite, in surf da onda”
Ci puoi fare una mappa dei luoghi del surf in Sardegna e soprattutto nella provincia di Cagliari?
“La capitale del surf in Sardegna – ma oserei dire del Mediterraneo – è sicuramente Capo Mannu. E per Capo Mannu intendo tutta la costa oristanese, da San Giovanni a Su Pallosu. Con il maestrale ci sono onde per tutti i gusti… e che onde! Nelle giornate giuste non abbiamo nulla da invidiare agli spot tropicali; la dimostrazione è che il Campione del Mondo Wave, Thomas Traversa, l’inverno scorso è venuto per un paio di giorni a surfare tra le famose onde del Capo. Poi tutta la costa ovest è ricca di spot, soprattutto per il surf da onda: Torre dei Corsari, Buggerru, Porto Paglia, S.Antioco, Portopino, Chia, giusto per nominare i più conosciuti. Con le mareggiate da Sud, il golfo di Cagliari è ricco di location apprezzate: sempre Chia, ma anche Santa Margherita, Pula, Sarroch, la Sella del Diavolo, Capitana, Solanas, Villasimius. Durante le mareggiate da Est, tutta la costa est è ricca di spot ma soprattutto noi cagliaritani – la frequentiamo poco, perché con i venti orientali le temperature sono spesso rigide. Il nord della Sardegna lo frequento poco ma so che Cala Pischina, affacciandosi nelle Bocche di Bonifacio, è uno spot bello radicale”
La vela è visto come uno sport da ricchi. Si tratta di un luogo comune?
“Purtroppo non è da poveri. Ho combattuto molto con il mio piccolo sito internet per far vedere che si può fare vela con poche risorse, privilegiando la vela popolare, la vela della domenica, quella dei Criterium Hobie Cat del sabato. Ma, spesso, la vela che fa più audience è quella della barca più grande, più costosa, dell’armatore più ricco o famoso. Questo comporta che la gente pensi che i velisti siano tutti ricchi. In parte è vero, però c’è tanta gente che fa regate senza possedere la barca.
Guardiamo la Cfadda Cup di Capitana: ci saranno 40 barche in mare, che portano in tutto circa duecento persone. I proprietari di barca sono quaranta, gli altri 160 quindi non sono di certo benestanti! Quello che costa è l’attività agonistica. A parte le spese del materiale, solo per le trasferte ci vogliono cifre importanti (poi con quello che costano i traghetti ora!) Il mio sogno sarebbe che tutti gli atleti titolati, non solo della vela, riuscissero a viaggiare gratis con i mezzi che collegano la Sardegna all’Italia continentale. Un intervento della Regione proprio per sostenere le eccellenze dello sport: quelli che hanno portato in Sardegna almeno un titolo italiano”
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